AGI - "Sinner è bravissimo ed è italiano. Ma Nadal è la storia del tennis". È racchiusa in questa semplice analisi, esternata con schiettezza assoluta da Delia, quattordicenne in trasferta da Napoli al Foro Italico, la sintesi di ciò che e' andato in scena sul campo centrale e dintorni oggi agli Internazionali d'Italia, dove Rafa Nadal ha avuto la meglio in tre faticosi set del belga Zizou Bergs, 14 anni meno di lui. Assente giustificato per i noti problemi all'anca l'azzurro Jannik, il popolo del Foro disperatamente in cerca di un beniamino ha spostato tutta la sua passione su Rafa, eleggendolo a idolo da tenere in campo e in vita tennistica a tutti i costi (compresi i poco eleganti applausi sugli errori dell'avversario) nonostante il suo corpo debba fare i conti con la sindrome di Muller-Weiss che si è abbattuta sul suo piede e con un mix di dolori all'anca, ai muscoli addominale e alla schiena. Nonostante ogni partita di questa edizione romana potrebbe essere la sua ultima apparizione al Foro, con il ritiro sempre più vicino.
"Grazie Rafa, unico re di Roma" recitava lo striscione sventolato sugli spalti da un gruppo di ragazzini e in primo piano sul maxischermo che ha accolto l'ingresso in campo di Nadal mentre lo speaker elencava le sue imprese, 209 settimane da numero uno, 22 titoli Slam, 10 edizioni degli Internazionali vinte. Un'apparizione quasi magica la sua: perché nonostante Rafa abbia giocato la prima volta a Roma venti anni fa (ha saltato soltanto l'edizione dello scorso anno) e sugli spalti oggi ci fosse suo figlio Rafa Junior in braccio alla mamma, per gli spettatori in cerca di sogni quello che è entrato in campo con la giacca arancione a ritmo di musica con i soliti saltelli e sgambatine e che ha ordinato con la solita meticolosità le bottigliette d'acqua sul campo, era, nonostante tutto, il ragazzo Rafa numero uno del mondo e non il 305 del ranking ammaccato sì, ma che si diverte ancora parecchio a giocare a tennis.
Del resto tanta devozione si era già visto alla vigilia del match, prima nell'allenamento al Foro con Zverev e poi ieri al campo di piazza del Popolo dove l'esibizione dello spagnolo è stata annullata dalla pioggia, che non ha fermato però né Nadal la folla di fan in cerca di autografi e foto, "alcuni addirittura arrampicati sugli alberi per vederlo". Lo racconta all'Agi, Tiziana Pikler, giornalista di Prima Comunicazione esperta e soprattutto devota assoluta di Nadal. C'era anche lei ovviamente a piazza del Popolo sotto la pioggia: "L'ho conosciuto nel Duemila alla sua prima finale di Davis e da allora tra campo e tv avrò perso al massimo tre partite". Ora, conscia del "the end" vicino, confessa che ogni volta che lo vede le "scendono le lacrime al pensiero". Ma intanto oggi ha gioito, come tutto il Foro: "È un grande, uno che ha deciso di combattere i suoi dolori fino alla fine e in campo è sempre stato un grande signore" fa notare Elisa, cinquantenne arrivata da Firenze per vedere il suo idolo, mentre la speranza di un gruppetto di ragazzini romani armati di palle gialle piazzati davanti all'uscita del Centrale da dove Rafa sarebbe passato a fine match era quella di riuscire ad avere l'autografo del loro idolo: "Non abbiamo i biglietti per il Centrale" spiegavano tristissimi.
Chi ce l'ha fatta si è goduto lo spettacolo tra speranze e tremori: con Rafa che perde il primo set dopo aver condotto 3 a 1, e poi mette i piedi nel campo e si prende il secondo e il terzo set nonostante la corsa in avanti sulle smorzate di Bergs non sia più quella di una volta: "Corri Rafa!" lo incitano dagli spalti dove a piu' riprese si alza il coro "Olè, olè, olè, Rafaaa, Rafaaa" (o Nadaaal, Nadaal..), condito da tanti "Vamos". Dopo 2 ore e 54 minuti di gioco Rafa si salva, incamerando il terzo con un 6/4. Re Rafa è ancora vivo e dopo questo match ci sentiamo ancora tutti giovani come lui vent'anni fa. "È stata un'emozione grandissima rigiocare qui al Foro, ringrazio il tifo del pubblico che mi ha dato delle sensazioni bellissime" dice Rafa intervistato a bordo campo da Diego Nargiso. La testa è già alla prossima partita parecchio ostica, se non chiusa, contro il numero 9 del mondo, il polacco Hurkacs. Ma lui si sente pronto nonostante le quasi tre ore in campo di oggi: "Devo giocare meglio". Un vero campione, un campione assoluto. Il re di Roma non deve abdicare.