AGI - Di nuovo Sinner-Djokovic. L'incontro che ormai è diventato un classico di questi mesi andrà nuovamente in scena venerdì 26 gennaio nella semifinale dell'Australian Open. I due si sono già incontrati nel penultimo atto di un torneo dello Slam: successe nel luglio scorso a Wimbledon. Vinse Nole in tre set ribadendo una superiorità soprattutto mentale che appariva lontana dall'essere colmata. Da allora è cambiato il mondo e soprattutto è cambiato Sinner. Da quella sconfitta è iniziata un'eruzione del vulcano Jannik che è tuttora in corso visto che l'azzurro è approdato alla semifinale australiana senza perdere nemmeno un set. L'altoatesino ha battuto il numero 1 al mondo (che sta vivendo la 402sima settimana da n.1 della classifica mondiale) nella fase a gironi delle Finals di Torino, ci ha perso nella partita conclusiva e soprattutto lo ha ri-battuto a Malaga nelle Finali di Davis, annullando al serbo tre matchpoint. Dimostrando, in quella occasione, che il gap di "statura" visto a Wimbledon era stato quasi del tutto cancellato.
Sinner-Djokovic è il simbolo del cambio generazionale in atto. È come se all'ultimo rimasto dei Fab Four, 36 anni, toccasse il compito di decidere a chi passare il testimone nonche' il compito di trascinare l'intero movimento tennistico in una nuova epoca. E Jannik, 22 anni, è oggi il principale candidato a questo ruolo. Nel frattempo però il serbo (che a inizio torneo ha faticato un po' più del dovuto: colpa del polso dolorante e anche di un fisico che oggi ha bisogno di più tempo per entrare a regime) ha annunciato che siamo ben lontani dal momento in cui si farà da parte e che ha intenzione di restare sulla vetta della classifica ancora molto a lungo, fino ai 40 anni.
Jannik qualche problema di ordine fisico (guai di stomaco) lo ha avuto solo nel quarto di finale contro Rublev e non si è trattato di nulla di veramente allarmante visto che dopo aver accusato quel fastidio è stato in grado di recuperare uno svantaggio di 1-5 nel tiebreak del secondo set e abbattere le difese, soprattutto psicologiche, del russo. Sinner-Djokovic (il loro settimo incontro nella vita, conduce Nole 4 a 2) sarà un match di testa assoluta oltre che di gambe e di tenuta. Chi reggerà meglio la pressione nei pochi punti veramente decisivi del match porterà a casa la posta piena.
Il Sinner visto a Melbourne è una versione ancora più evoluta di quello che ha stupito il mondo a novembre: Djokovic d'altro canto non aspettava altro che potersi di nuovo confrontare col ragazzo rosso di capelli che ha avuto l'ardire non solo di sconfiggerlo due volte a distanza di pochi giorni ma pure, a Malaga, di portarlo a giocare un doppio decisivo: lui che il doppio non lo pratica seriamente da quando era ragazzino. Ce n'è abbastanza per stimolare, in lui, una super dose di desiderio di supremazia che, come è noto, rappresenta per Nole un carburante assai efficace. Percentuali di prime in campo, errori, profondità dei colpi, discese a rete, dropshot: nulla sarà importante come quei singoli punti giocati quando la pressione diventerà spaventosa. Lì, in quegli attimi, si capirà a che punto è il passaggio di consegne.