AGI - La leadership di Sinner da qui a una manciata di settimane dovrà vedersela con la trasferta australiana. Quando ci sarà da raccontare un'altra storia. Quando saremo all'inizio dell'anno olimpico, elemento che comunque condizionerà la programmazione dei giocatori; quando Alcaraz avrà dimenticato i suoi guai fisici e sarà tornato Alcaraz; quando lo stesso Jannik sarà reduce da una preparazione che dovrà metterlo in condizione di competere per vincere gli Slam dove la resistenza alla fatica è fondamentale e dunque, presumibilmente, avrà un fisico all'inizio magari un po' imballato ma pronto per resistere ad una stagione ancora più impegnativa (anche a causa dei Giochi) del solito. E quando lui stesso si troverà a dover vestire ogni giorno i panni del sovrano: se non già nominato, almeno designato.
Come gli ultimi mesi di Jannik hanno dimostrato la sua è una storia che va raccontata passo dopo passo. Ciò che è certo è che (come i suoi sponsor hanno dimostrato di aver intuito con largo con anticipo) se non è ancora seduto sul trono ufficiale il regno di Jannik è destinato a durare a lungo. Perché il giocatore per cui ci siamo entusiasmati oggi non è quello che vedremo fra poche settimane: quando avrà qualcosa in più e ancora più consapevolezza nei propri mezzi. E questa sua tendenza è destinata a permanere nel tempo.
Le incognite? La crescita personale, gli impegni extra tennis che si faranno sempre più pressanti, la vita che si diverte a metterti i bastoni fra le ruote. Ma chi potrebbe scommettere che con quel sorriso, quelle lacrime di commozione e dopo aver reso impotenti le risposte di Djokovic, Jannik non sarà in grado di neutralizzare pure i trabocchetti dell'esistenza?