AGI - Il tennis italiano conclude l'anno con la consapevolezza di poter disporre del primo giocatore al mondo. Non secondo la classifica Atp che certifica invece la leadership di Novak Djokovic; ma secondo un incontestabile mood che chiunque, anche chi non è appassionato di tennis, può avvertire.
Quel giocatore è ovviamente Jannik Sinner, capace nel giro di pochi mesi di raggiungere la semifinale di Wimbledon, vincere il primo 1000 a Toronto, imporsi a Pechino e Vienna dove il campo dei protagonisti valeva tornei di livello assai superiore battendo due volte Medvedev, sconfiggere Shelton (uno di quelli che in futuro gli daranno fastidio) nella notte profonda di Bercy. E quindi arrivare in finale nelle Finals dopo aver battuto Djokovic, atterrare a Malaga e trascinare con tre giornate memorabili in singolo e in doppio l'Italia alla conquista della seconda Coppa Davis della storia.
L'elenco è lungo ma sintetizza meglio di qualunque altra considerazione i motivi per cui oggi Jannik è il miglior giocatore al mondo. Difficile trovare nella storia esempi di un'esplosione dirompente come la sua. Vale la pena di scomodare il Boris Becker diciassettenne che nell'85 vinse a Wimbledon; oppure il Federer che anni dopo sconfisse Pete Sampras a Wimbledon raccogliendone il testimone quale leader e guida del tennis mondiale.
Ma si tratta di esempi che concernono il solo lato sportivo: Sinner è oggi il volto, il testimonial e il leader a 360 gradi del tennis mondiale. Ruolo che né Boris né Roger, quando si imposero all'attenzione del mondo ricoprirono, né avrebbe potuto essere altrimenti. Lo sono diventati dopo. Sinner è un re già oggi, anzi il Re. Con buona pace di coloro che lo precedono nella graduatoria ATP.