AGI - L'unico dotato di testa di serie al Master 1000 di Toronto (numero 7) sarà Jannik Sinner, Matteo Arnaldi partirà dalle qualificazioni e Lorenzo Sonego, Lorenzo Musetti e Matteo Berrettini dovranno farsi strada nel tabellone.
Di certo, per ora c'è che l'attività di testimonial pubblicitario di quest'ultimo sta andando a gonfie vele. Mentre si sta preparando per il ritorno in campo per Toronto, Berrettini godrà di grande visibilità anche grazie alla Formula 1. La scuderia Alpha Tauri infatti dovrebbe avvalersi dell'ingresso pesante dello sponsor Hugo Boss, lo stesso di Matteo, a mutare nome in "Hugo Boss Bulls Racing".
Non ci vuole uno sforzo di fantasia per intuire che Matteo potrà essere protagonista di operazioni di marketing congiunte e chissà: magari lo vedremo pure alla guida (da fermo) della vettura di Tsunoda o De Vries. Al paddock Matteo lo si è già visto e nemmeno tanto tempo fa: a Montecarlo mano nella mano con la fidanzata Melissa.
Marketing a parte l'azzurro certo è concentrato più sui movimenti suoi per colpire la palla che non a quelli dei motori. Dopo la splendida e favolesca avventura di Wimbledon, con un quarto di finale inatteso, si tratta ora di confermare che il buco nero fisico e psicologico dei primi mesi dell'anno Matteo se l'è lasciato definitivamente alle spalle ed è pronto per affrontare la parte conclusiva della stagione con l'intento di risalire dalla 40 posizione che occupa attualmente.
Matteo, come Sinner, ha scelto dopo l'erba di concedersi qualche giorno di vacanza e poi di prepararsi sul cemento. Una strategia quanto mai oculata che dovrebbe mettere in condizione l'azzurro soprattutto di giocare tante partite tra Toronto e Cincinnati, che è ciò di cui ha assolutamente bisogno.
Per quanto riguarda Sinner invece l'obiettivo da ora in poi è un altro. Si tratta di andare a caccia del primo e anelato 1000 della carriera. Per consolidare e migliorare la posizione che Jannik occupa nella classifica Race che è quella che qualifica al Master di Torino, certo, per sua stessa ammissione forse l'obiettivo primario della stagione.
Ma anche per ridurre il gap che lo separa dal suo primo avversario, Carlos Alcaraz, che a Wimbledon ha riconquistato la prima posizione mondiale e che tra l'altro giocherà sul cemento canadese per la prima volta in carriera. Secondo Simone Vagnozzi la costruzione del campione sta proseguendo e i risultati di livello inferiore rispetto a quelli del murciano non devono indurre a preoccupazioni di sorta.
La stagione è ancora lunga e la carriera pure: c'è tutto il tempo affinchè Jannik compia quel salto di qualità che la sua classe gli impone e che tutti aspettano. Un salto di qualità che deve compiere anche Lorenzo Musetti che invece sulla terra post Wimbledon ha giocato senza particolare costrutto, peraltro.
Il carrarino deve sfruttare ogni occasione per imparare quel killer instinct che talvolta pare fargli difetto. Se è vero che la superficie dura è quella che mette maggiormente in risalto le capacita' tecniche di ciascun giocatore e altrettanto vero che la strategia spesso eccessivamente attendista o prudente che Musetti utilizza in campo può rivelarsi su questi campi, dove la rapidità è tutto, meno produttiva.
Chissà che non sia la volta buona in cui vedremo Lorenzo restare con i piedi più vicino alla linea di fondo, pronto ad anticipare la palla.