AGI - Martina Navratilova, 66 anni, riceverà, prima della finale femminile degli Internazionali d'Italia che, meteo permettendo, è stata programmata per le 19, la Racchetta d'Oro: il premio che la Fitp (Federazione Italiana Tennis e Padel) ogni anno assegna a uno o più protagonisti della storia del tennis.
Martina è a Roma e dalla tribuna ha assistito, sempre ieri, al match serale Tsitsipas - Borna Coric e oggi alla prima semifinale femminile, quella vinta dall'ucraina Kalinina sulla russa Kudermetova. Sicuramente non deve essere stato, per lei, un match come gli altri: Martina lasciò la Cecoslovacchia, allora sotto il dominio sovietico, quando era un'adolescente per trasferirsi negli Stati Uniti. Il suo divenne un caso internazionale che occupo' per mesi le prime pagine dei giornali.
Negli Usa è cresciuta tennisticamente fino a diventare simbolo del tennis 'serve & volley', uno stile quasi del tutto scomparso dal tennis contemporaneo, nonché co-protagonista di una delle rivalità sportive più seguite della storia dello sport: quella che la oppose (sul campo, le due sono tuttora molto amiche, accomunate anche dalla battaglia contro il tumore) a Chris Evert.
Il premio che domani le verrà conferito ha anche un'importanza simbolica visto che proprio quest'anno si celebra il ventennale del primo torneo, lo Us Open, che ha equiparato il prize money del torneo femminile a quello del torneo maschile. Il tutto grazie a colei che di Martina è stata mentore e apripista: Billie Jean King.
Martina è diventata via via personaggio-simbolo della comunità gay e in tempi più recenti di coloro i quali hanno combattuto contro il cancro: è di pochi mesi fa il suo intervento in cui ha raccontato di aver sconfitto per la seconda volta il male del secolo. "Non avrei mai pensato che sarei stata qui a raccontarvelo" ha detto. Ma la storia di Martina che giocava sempre a volo non è ancora finita.