AGI - Se nel 1977 l’ultima parola sul segno della palla l’avesse avuta l’occhio di falco, forse Corrado Barazzutti avrebbe potuto vincere la semifinale contro Jimmy Connors agli Us Open di Forest Hills, puntando al titolo Slam. Così come, tre anni dopo, la finale di Coppa Davis persa dall’Italia contro la Cecoslovacchia (giocata fuori casa e passata alla storia come “la sagra del furto”) sarebbe andata diversamente se al posto dei giudici di linea locali ci fosse stato l’arbitro tecnologico.
Barazzutti, oggi 70 anni, ex campione, ex capitano di Coppa Davis, all’Agi chiarisce di essere “favorevole, aiuterà i campioni a giocare meglio”, alla decisione, appena presa dall’Atp, di abolire nel 2025 i giudici di linea, sostituendoli con l’ Electronic Line Calling Live (ELC) live, tecnologia che segue la traiettoria della palla, sperimentata sei anni fa al Next Gen di Milano.
Ma se l’ex numero sette del mondo è un campione che potendo tornare indietro nel tempo e riscrivere la storia del tennis con il giudizio dell’occhio di falco avrebbe un palmares parecchio più ricco, qualche riserva, comunque, ce l’ha: “Sono favorevole purché il sistema funzioni perfettamente. L’occhio di falco ha un margine di errore di circa tre millimetri, che nel giudicare se una palla sia dentro o fuori la riga del campo non sono pochi. Anche la tecnologia può sbagliare, mi auguro che quella che sarà adottata nel 2025 sia precisa. Sarà un enorme passo in avanti perché consentirà di evitare errori umani e perché eliminerà ogni contestazione: quello dell’occhio di falco è un verdetto accettato dai giocatori”.
Così non andò nel 1977 a Forest Hills, quando (il siparietto del furto tennistico di Connors è sul web e ha un record di visualizzazioni) l’americano reagì in modo clamoroso alla richiesta di correzione, da parte di Barazzutti, della chiamata di un giudice di linea che aveva giudicato buona una palla dell’avversario, finita invece in corridoio: “Se ci fosse stato l’occhio di falco, quella scena scorrettissima non sarebbe esistita” – analizza – non posso sapere se avrei vinto, avevo perso i primi due set ma nel terzo ero in rimonta, ero avanti 4 a 3 quando Connors è piombato nella mia parte del campo a cancellare il segno”. Andò così: il giudice di linea non chiamò “out” una palla di Connors finita in corridoio.
“Vidi benissimo il segno, mi rivolsi a quel giudice di linea chiedendogli di venire a controllare, quello non si mosse - ricorda Barazzutti - e mentre ero ancora di spalle, Connors piombò dalla mia parte del campo e cancellò il segno, lasciandomi basito”. Non servì a niente neanche rivolgersi al giudice di sedia: “Le pare ammissibile?” gridai e quello rispose “No non è ammissibile, ma si limitò a un blando “Mister Connors, queste cose non si fanno”, dandogli tranquillamente il punto. Ovvio che, stranito com’ero da quel comportamento, finii per perdere il set 7/5. Mi vendicò però Vilas battendo Connors in finale”.
'''Ma l’americano si è mai scusato? “Ma Jimmy non si scusa con nessuno, non ha rapporti cordiali con i tennisti, agli Open Usa ci incontriamo spesso, ma lui tira dritto”. McEnroe (un altro che con i giudici di linea non è mai andato d’accordo, e che con Connors ha avuto una rivalità storica) invece, aggiunge Barazzutti qualche anno fa mi disse che aveva visto il video di quell’episodio del ’77 e che non si capacitava di come fosse potuta succedere una cosa del genere”.
Mica l’unico, visto che non c’è edizione degli Us Open in cui qualcuno non ricordi quel fattaccio all’ex campione azzurro: “Magari Connors mi ha tolto un potenziale titolo, ma mi ha regalato parecchia pubblicità”, scherza. Quello di Forrest Hills, quando gli Us Open si giocavano sulla terra battuta verde non è stato certo l’unico clamoroso errore arbitrale subito da Barazzutti: “Sui campi veloci succedeva di tutto, in Cecoslovacchia nella finale di Coppa Davis dell’80 dovevamo tirare un metro e mezzo prima delle righe per evitare che i giudici di linea chiamassero fuori i nostri colpi – ricorda - Successe di tutto (tifosi italiani sequestrati dalla polizia locale, uno dei quali fermato e malmenato, l’intervento dell’allora presidente FIT, Paolo Galgani, che fece interrompere il gioco sino alla liberazione dell’ostaggio, Panatta che scuoteva il seggiolone dell’arbitro ndr), fu vergognoso, con l’occhio di falco probabilmente avremmo vinto noi”.
Ma non si rischia che la rivoluzione industriale del 2025, abolendo l’immagine romantica dei giudici di linea che sfilano entrando in campo, intacchi la tradizione e del tennis? “Ma al tennis spesso fanno più male gli uomini delle macchine -analizza - basti pensare a cosa è stato fatto a una competizione storica come la Coppa Davis, la nuova forma le ha tolto il romanticismo e soprattutto la passione dei giocatori verso la manifestazione. L’occhio di falco, invece, aiuterà soltanto i campioni a giocare meglio”.