AGI - Se domani in semifinale a Miami Sinner si troverà di fronte, come da pronostico, Alcaraz, tutto dipenderà dalla battuta: "Jannik ha migliorato molto il lancio di palla, ma nell'ultimo incontro a Indian Wells non ha servito molto bene" La previsione arriva, via Agi, da qualcuno che conosce molto bene il campione azzurro. Heribert Mayr, 67 anni, è stato il primo maestro di tennis di Sinner e vederlo sul web in foto accanto a quel bambino sorridente con la felpa verde e con i capelli rossi lunghi fa impressione e anche una certa tenerezza, pensando al ragazzone ventunenne di oggi, alto 1.88 e con la massa muscolare irrobustita dai tre chili in più conquistati con la preparazione atletica.
Mayr è stato il maestro di Sinner a Brunico (dove insegna ancora oggi) e non si perde un suo match, fuso orario permettendo: l'azzurro di Sesto Pusteria aveva sette anni e restò con lui fino ai 14, quando fece le valigie per l'accademia di Riccardo Piatti, decisiva tappa intermedia prima dell'approdo tra le braccia dei coach Cahill e Vagnozzi. "Me lo portò suo nonno Josef (scomparso recentemente a 91 anni ndr) e capii subito che era un talento: quando lo correggevo capiva immediatamente cosa doveva cambiare, e poi aveva un timing pazzesco sulla palla. Non avevo dubbi che sarebbe diventato molto forte, e su tutte le superfici, ma non sono stato abbastanza lungimirante, allora non immaginavo davvero che arrivasse cosi' in alto".
Sono passati sette anni ma i due sono ancora molto legati, "Jannik non si è montato la testa, mi chiama e mi scrive spesso, quando è a casa mi viene a trovare a Brunico". Già da bambino, racconta Mayr, Sinner aveva un rovescio a due mani letale, "il suo miglior colpo".
Gli piaceva parecchio, aggiunge "pure giocare a rete, si divertiva, anche se i veri miglioramenti al volo sono arrivati recentemente. E ha fatto molti passi in avanti anche con il servizio, soprattutto nel lancio di palla".
Ammirato anche dal drop shot acquisito con la cura Vagnozzi-Cahill, il maestro non si stupisce delle gambe del suo allievo ("scivolava come Djokovic fin da bambino, anche grazie alle sue doti da sciatore") e soprattutto della determinazione del suo ex allievo: "Già da bambino aveva una gran testa, era sempre concentrato e voleva vincere a tutti i costi".
Anche con il suo maestro: "Quando lo rimontavo al tie break non mi parlava per un bel po'" ride ricordando quella "tigna". "Jannik mi sta dando delle grandi soddisfazioni, mi sento orgoglioso perché il suo successo lo sento anche un po' mio".
Ma adesso che è virtualmente numero 9 del ranking dove potrà arrivare? "Molto in alto, anche numero uno del mondo, ma non così presto - chiarisce - ci sono giocatori più forti di lui, come Alcaraz e, soprattutto, finché giocherà, Djokovic"