AGI - Le Next Gen Finals stanno per congedarsi da Milano, ma avranno un futuro. Oggi al Palalido prenderà il via la quinta edizione e dovrebbe essere l’ultima accasata in Lombardia. La Federtennis ha già chiesto ad Atp di rinnovare l’accordo per organizzarle ma anche se la trattativa dovesse andare a buon fine, la sede quasi sicuramente non sarà Milano, come ha chiarito il presidente Angelo Binaghi nella conferenza stampa di presentazione dell’evento. “L’anno prossimo le Next Gen Finals si svolgeranno nella stessa data del Master di Torino e non è pensabile che due eventi di cosi grande richiamo si svolgano a meno di 150 chilometri di distanza”.
Si vedrà. Intanto, incrociando le dita, questo potrebbe essere l’anno del secondo vincitore italiano, dopo il trionfo di Sinner nel 2019. Lorenzo Musetti è il favorito dell’edizione che per la prima volta vede ai nastri di partenza tre italiani (il perugino Francesco Passaro e il sanremese Matteo Arnaldi) e quindi il britannico Draper (ottimo giocatore di volo), lo svizzero Stricker, il cinese di Taipei Chun Hsin Tseng l’americano Brandon Nakashima e il ceko Lehecka.
Ciao Lorenzo!
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Ma quale sarà il futuro delle Next Gen Finals?
Il direttore del torneo, Russ Hutchins, ha detto che “Atp continuerà a supportare l’iniziativa” sgomberando il campo dai dubbi relativi a una possibile archiviazione dell’evento. Quando Chris Kermhode, allora CEO di Atp, aveva pensato Next Gen si era posto come primo scopo di concedere una vetrina di ampia visibilità a quei giovani talenti che spazio e visibilità non trovavano a causa della prepotente predominanza dei Fab Four.
E l’albo d’oro parla chiaro. Tre dei quattro vincitori che si sono imposti, oggi sono dei leader: Tsitsipas, Sinner e Alcaraz, che è numero 1 al mondo. L’unico ad aver avuto una sorte negativa è stato il vincitore della prima edizione, il coreano Hyeong Chung, frenato da guai e infortuni, scomparso dai radar per anni e tornato in campo giusto qualche settimana fa.
L’altro obiettivo di Khermode era testare delle regole che rendessero il tennis più appetibile per i più giovani che, notoriamente e ahinoi, hanno una soglia di attenzione diciamo non molto alta; per la fruizione di highlights su smartphone e in mobilità; e che fossero funzionali ad un progressivo “svecchiamento” del tennis.
Alcune di quelle regole para-rivoluzionarie (lo shot clock a bordo campo che segnala i 25 secondi di tempo massimo che devono trascorrere tra un servizio e l’altro, l’hawk eye totale che, di fatto, ha sostituito i giudici di linea, gli spazi per gli asciugamani a ciascun lato di campo e soprattutto la possibilità del giocatore di dialogare con il suo team) sono diventati patrimonio del circuito.
I set al meglio dei 4 game con tiebreak sul 3 pari e il killer point sul 40-40 sono rimasti (per fortuna) griffe caratteristica di Next Gen. In questa edizione saranno testate altre regole nuove: si cambierà campo una volta sola per set (dopo i primi tre giochi) e alla fine di ogni set; ogni pausa durerà solo 90 secondi e, se si va al tie break, i giocatori cambieranno campo senza sedersi, inizieranno subito e cambieranno campo dopo i primi sei punti.
Inoltre tra un punto a l’altro dovranno trascorrere solo 15 secondi (e non 25) se chi serve ha eseguito un ace o un doppio fallo, se l’avversario ha risposto con un vincente o un errore. Infine giocatori e team avranno a disposizione in tempo reale i big data del match in corso e potranno consultarli su appositi tablet.
Si può dire che gli obiettivi iniziali siano stati raggiunti ma è indubbio che proprio l’unicità delle Next Gen Finals (che non assegnano punti Atp) ne rappresenta anche il limite. Se è vero che noi italiani possiamo gioire perché in questa edizione avremo tre giocatori al via (anche se Musetti avrebbe preferito riposarsi dopo le ultime gioiose fatiche) è altrettanto vero che la vicenda Rune insegna: il prodigioso danese vincendo a Bercy si è guadagnato la qualifica di sostituto per le Finals di Torino e non ci ha messo molto a cancellarsi da Milano per sbarcare in Piemonte.
Con un certo scorno da parte di chi avendo già comprato il biglietto pregustava di vedere il confronto fra Holger e Musetti. Ma soprattutto i Fab Four (Djokovic-Nadal-Federer e Murray) ormai sono rimasti in due e dominano con larghe pause lasciando spazio ai più meritevoli: come quest’anno hanno dimostrato Alcaraz (vincitore tra l’altro dello Us Open), Musetti (vincitore ad Amburgo e Firenze) e Rune. I superbaby-talenti hanno ora modo e tempo di conquistare punti e visibilità nel corso della stagione.
La sensazione è dunque che il prossimo futuro delle Next Gen dovrà subire un ripensamento. Ora il Ceo di Atp è Andrea Gaudenzi, impegnato a fare del tennis (maschile e femminile) un prodotto unico che rivaleggi con le leghe più importanti del pianeta. In questo contesto il torneo dei giovani potrebbe evolversi in un torneo di giovanissimi: anche alla luce del fatto che ormai numerose Academy organizzano vernissage anche per veri e propri bimbi che già mostrano di avere le stimmate dei campioni.
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In ogni caso godiamoci Milano 2022. Due gironi: in quello rosso Lorenzo Musetti se la vedrà con il britannico Draper lo svizzero Stricker e il cinese di Taipei Chun Hsin Tseng. In quello verde i due italiani, il perugino Francesco Passaro e il sanremese Matteo Arnaldi, l’americano Brandon Nakashima e il ceko Lehecka. Si comincia oggi con Lehecka-Passaro alle 14 e non prima delle 15 Musetti-Tseng. Alle 19.30 Arnaldi-Nakashima e Draper-Stricker.