AGI - Quanto mancherà a tutti quelli che amano il tennis quel signore che sorride con la racchetta in mano; e che più passano i giorni più somiglia al padre, seduto in tribuna al fianco di mamma Linette. Mancherà quel suo toccare la palla con una leggiadria di ispirazione divina; e mancherà quell'armonia dei movimenti che è ormai rimasta visibile solo nel servizio e nei colpi eseguiti con i piedi ben piantati per terra. che ha chiuso la prima giornata di Laver Cup e già è entrato in un'altra fase della sua vita.
Come succede ai comuni mortali: c'è un punto, un momento, in cui la storia gira e non ci puoi fare nulla se non accettare quel momento. Alla 02 Arena di Londra prima dell'ultimo match della vita si è visto Roger abbracciare Severin Luthi, suo compagno di avventure tennistiche praticamente da sempre; lo si è visto aspettare il suo (ultimo) turno da agonista al tavolo con Rafa mangiando un piatto di pasta.
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E quindi si è visto Novak Djojovic vivere una serata da comprimario seduto in tribuna con i compagni del Team Europe, lui che sarà l'ultimo dei Fab Four a cessare l'attività; conscio che mai riuscirà in cio' che resta della sua carriera a conquistare i cuori degli appassionati con i membri delle premiata ditta Fedal.
Si è visto Andy Murray soffrire come un ragazzino e perdere contro Di Minaur; e anche lui avvertendo con tutti i sensi che la serata di addio di Roger avrebbe rappresentato di fatto la sigla finale di un'epoca irripetibile non solo del tennis ma di tutto lo sport; e di quest'epoca è stato anche lui un protagonista e a pieno titolo.
Si sono visti McEnroe, Borg, Rod Laver in tribuna, Ann Wintour, un po' di Federer's world sparso, tutti un passo indietro per non togliere nemmeno una lama di luce al Re. Chi era presente alla 02 Arena, come sempre hanno fatto i federasti, ricorderà il doppio di ieri sera contro Sock e Tiafoe per quel dritto che, iscrivendosi ai colpi magici dello svizzero, si è infilato in uno spazio microscopico fra il paletto e la rete penetrando nel campo avversario.
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Non era buona, ovviamente. Ma che importa. La magia non ha bisogno di trasformarsi in un punto per essere celebrata. Di Pelè si diceva fosse in grado di colpire un cucchiaino collocato in una tazzina di caffè: con quel colpo Roger potrà dire di aver preso possesso di tutto il campo da tennis. Tutto, comprese le zone magari erogene ma proibite dove nessuno aveva mai fatto passare una pallina.
1526 professional matches
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1251 match wins
310 weeks at World No. 1
103 career titles
31 Grand Slam finals
28 Masters 1000 titles
20 Grand Slams titles
5 times year-end No. 1
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Poi all'una e venti ora italiana Roger mette a segno una volèe spettacolare di dritto e ripensi a Tony Roche che tanto ha lavorato sul suo gioco a volo; a Stefan Edberg, in tribuna c'è anche lui, che gli ha cambiato il rovescio a tutti quelli che sono saltati in piedi per vent'anni travolti dalle sue prodezze.
In piedi come i 20.000 dello stadio che partecipano alle lacrime copiose che scendono dagli occhi di Roger, dopo un match point mancato e dopo le sue ultime strette di mano. "è stata una giornata meravigliosa e io sono felice e non triste. Mi sono goduto le ultime volte, compreso l'allacciarmi le scarpe, non potrei essere più felice. Volevo che questo fosse una festa, era quello che speravo".
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Piange Roger. Piangono Mirka e mamma Linette, piangono i quattro figli, piange Rafa, trattiene la lacrime e fatica Nole. Roger e Rafa seduti l'uno a fianco dell'altro. Immersi nella maliconica dolcezza che accompagna la sigla finale di una storia meravigliosa.
La loro ma anche quella di tutti quelli che con loro hanno vissuto e magari cresciuti. Mai nessun tennista ha chiuso la carriera cosi'. Forse perchè uno cosi' non c'è mai stato. Finisce con un abbraccio di tutti: Mirka, i genitori, le figle, i figli, i compagni di squadra, gli amici, Rafa. Noi.