AGI - Se dopo il viaggetto in Australia con soggiorno presso una struttura non proprio turistica i più si chiedevano quale sarebbe stato il futuro politico di Novak Djokovic, e se dopo il ko con Nadal nei quarti del Roland Garros ci si domandava invece quale sarebbe stato il suo avvenire sportivo, alla vigilia della finale di Wimbledon contro Kyrgios la domanda è un'altra ancora: un successo in campo ai Championships che peso avr nella costruzione del personaggio-Djokovic da domani in poi?
Prima i numeri
Nole sul Centrale di Wimbledon non perde dal 2013, sconfitto da Murray. Quella contro Norrie è stata la 27esima vittoria consecutiva ai Championships: da quando, nel 2017, si ritirò contro Berdych. È alla 32esima finale Slam, una in più di Roger Federer. È numero 3 al mondo, davanti a lui ci sono Medvedev che è russo e Zverev che è infortunato. Se vincerà (ma i due precedenti sono a favore dell'australiano, seppur datati 2017 e sul cemento) arriverà a quota 21 titoli dello Slam, uno più di Federer e uno in meno di Nadal.
E qui potrebbe fermarsi, per quest'anno, dato che se non consegnerà alle autorità sanitarie statunitensi un certificato di vaccinazione non potrà entrare a New York per giocare lo US Open. Detto tutto questo, se Djokovic conquisterà il suo ottavo titolo londinese la portata della sua impresa andrà ben oltre il cotè tennistico.
Djokovic è oggi l'anti-Atp, l'oppositore interno ed esterno della attuale gestione del tennis mondiale. E la sua opposizione non si è ammorbidita nemmeno dopo l'avvento del piano-Gaudenzi (il grande capo di Atp) che prevede una distribuzione più equa dei prize money in modo da permettere ai giocatori di seconda, terza fascia e seguenti di provare e sopravvivere giocando a tennis; fatto questo a tutt'oggi quasi impossibile.
Nole non ha perso occasione di contestare la scelta di Wimbledon di non far partecipare russi e bielorussi: ed è stato ancora più severo nel giudicare inopportuna la scelta di Atp e Wta di fare di Wimbledon una ricchissima esibizione che non assegna punti. Djokovic ha corroborato in questi mesi la sua immagine grazie alla Djokovic Foundation che si occupa di progetti di beneficenza per bambini nei paesi più poveri ed ha propagandato la sua organizzazione all'esposizione mondiale del Qatar, in quella cheè stata la massima vetrina comunicativa sul pianeta quest'anno (a pochi mesi ai Mondiali di calcio).
Sul piano politico del suo Paese, Nole resta un leader assoluto anche se sta giocando tutto sommato pochissimo: ma quando, dopo la già citata trasferta australiana, è andato a seguire un match dell'amata Stella Rossa basket di Belgrado e l'ovazione che ha ricevuto è stata avvicinata ma non non superata solo da quella di cui Federer ha goduto quando è entrato sul Centrale di Wimbledon per la festa dei 100 anni domenica scorsa.
Wings activated #Wimbledon pic.twitter.com/GwddywJIsZ
— Novak Djokovic (@DjokerNole) July 5, 2022
Se Nole dovesse avere la meglio sul bad boy Kyrgios nella finale (magari aiutato dalla sua ultima novità del filone di miele di Manuka, l'integratore che inala nei cambi campo e che ha fatto alzare il sopracciglio a parecchi) la sua stagione agonistica potrebbe anche dirsi conclusa anche se così, ovviamente non sarà.
È l'ultimo rimasto sano dei Fab Four, l'highlander di un ventennio irripetibile che deve fronteggiare la nouvelle vague del tennis capeggiata da Alcaraz e Sinner. Più resta in sella più mette fieno in cascina per cio' che sarà il Nole di domani. Intanto ha già messo in campo un figlio, Stepan ad allenarsi: creare una Djokovic-dinasty vincente nel tennis (contro i figli di Nadal, Federer e Murray, ovviamente) sarebbe un obiettivo perfettamente in linea col personaggio di uno che a 35 anni vuole vincere come quando ne aveva 12.