AGI - Più che Sinner, quello che nel primo set ha distrutto Rublev negli ottavi di finale del Roland Garros lasciandogli soltanto un game, sembrava uno spietato Alcaraz con i capelli rossi. Peccato che nel secondo, sul 3-2 per l’avversario, il granitico Carlos in versione altoatesina si sia ritrasformato nel Jannik friabile del 2022, in quel tennista che ha cominciato ade essere inseguito dai guai fisici più o meno poco dopo (e adesso bisognerà capire se di casualità, jella, disturbi psicosomatici, della crescita, di preparazione fisica sbagliata o altro si tratta) aver lasciato il team Piatti per volare tra le braccia di Simone Vagnozzi.
Stavolta a costringerlo all’inizio del terzo set a un mestissimo ritiro il cui simbolo resterà l’asciugamano copri-disperazione sulla faccia che ha intristito i telespettatori (#Sinner era ovviamente trend topic su Twitter) è stato il ginocchio sinistro, quello che aveva già scricchiolato nel turno precedente contro Mc Donald. L’antidolorifico niente ha potuto e neanche il massaggio del fisioterapista a metà del secondo set: Sinner ha provato ad andare avanti ma poi ha dovuto alzare bandiera bianca.
E’ un corpo che sembra invocare attenzione quello del ventenne di San Candido, quasi un metro e 90 sorretto da gambe lunghe ed esili, una cicogna dai capelli rossi e il rovescio che non perdona. Guai (e ritiri) sono cominciati a inizio marzo, a Indian Wells quando Jannik piegato dall’influenza, era stato costretto, poche ore prima di scendere in campo a rinunciare al match contro Kyrgios. E tanto per non farsi mancare niente un mese prima aveva avuto il Covid, per colpa del quale aveva dovuto saltare Rotterdam e Marsiglia.
Poi a gridare aiuto ha cominciato il piede destro piagato dalla supervescica che alla fine di marzo lo ha costretto a prendere borsa e racchette dopo solo cinque game nei quarti di finale di Miami contro Francisco Cerundolo. Sinner non si è ritirato per fortuna a Roma, ma dopo la sconfitta con Tsitsipas aveva spiegato che il suo calo di rendimento era stato causato “dall’anca sinistra che mi si è girata nell’ultimo punto del primo set”.
Riepiloghiamo: spossatezza da influenza, piede destro, anca sinistra, ginocchio sinistro. O c’è qualche esperto di macumba che trafigge con gli spilli un bambolottino formato Sinner, o più razionalmente e realisticamente si tratta, come ipotizzano in tanti, di un cambio di preparazione atletica che forse ha stressato il suo corpo.
Fino alla separazione da Piatti del febbraio scorso e da quando era un quattordicenne esile, del potenziamento dei suoi muscoli e dei suoi tendini si sono occupati il preparatore atletico Dalibor Sirola e il fisioterapista e ostepata Claudio Zimaglia che l’hanno portato fino al numero 9 del ranking mondiale (adesso è 12) senza intoppi fisici.
Tant’è che Sinner avrebbe voluto che lo seguissero anche alla corte di Vagnozzi. Così non è stato e adesso si occupano di lui Davide Cassinello (preparatore atletico) e il fisioterapista Paolo Cadamuto, due professionisti di alto livello, ma il cui cambio di metodologia forse è stato giudicato troppo repentino dal fisico di Jannik.
Forse c’è bisogno di tempo, come ha detto Vagnozzi a Parigi quando il ginocchio non si era ancora fatto sentire: “Anche il preparatore fisico ha avuto bisogno di qualche settimana di lavoro per capire come Jannik rispondesse a determinati stimoli fisici - aveva spiegato - durante i tornei non è facile lavorare a livello atletico, per il momento è stato difficile, ma anche sul piano fisico adesso conosciamo meglio Sinner, sappiamo come gestire il suo corpo, prima durante e dopo i tornei. C’è bisogno di tempo”.
Il tempo aiuterà il campione e il suo team, non c’è dubbio. Ma adesso bisognerà capire cos’è che non sta funzionando (“farò dei test” ha detto Sinner dopo il ritiro, chiarendo che il livello del tennis c’è, la testa anche ma che sono evidentemente i problemi fisici a frenarlo). Intanto c’è chi ipotizza che deciderà di saltare tutta la stagione sull’erba (Wimbledon senza punti Atp non è in effetti così attrattiva) per curarsi e cambiare qualcosa nella preparazione fisica. Chissà.
Certo è che i punti interrogativi pesano sulla preparazione atletica di un po’ tutto il team italico. Berrettini è ancora lontano dai tornei e si rivedrà solo sull’erba, Musetti si era ritirato a Madrid contro Zverev, rinunciando poi a Roma per un problema alla coscia e Fognini aveva stretto la mano al suo avversario nel bel mezzo del secondo turno del Roland Garros, per colpa di un polpaccio, uscendo dal campo zoppicando. Forse è anche colpa dei ritmi forsennati del tennis di oggi. Ai tempi di Panatta, Bertolucci, Barazzutti e Zugarelli gli infortuni erano più rari.