Vedere inquadrata spesso e volentieri Amelie Mauresmo, che da quest’anno è la direttrice del torneo, prima donna a rivestire questo ruolo. Amelie dovrà trasferire la sua ars tennistica nel rendere lo Slam parigino tanto vario e accattivante quanto lo era il suo tennis. Ci riuscirà?
Scoprire l’effetto che fa a un torneo dello Slam sapere che quello dopo (Wimbledon) sarà una maxi esibizione e basta.
Capire se la stizza per essere stato escluso da Wimbledon darà al russo Daniil Medvedev la forza per superare lo schifo che prova ogni volta che mette piede su un campo in terra e si accorge che i calzini a fine allenamento sono sporchi. Magari vincendo partite e arrivando in fondo al torneo parigino.
Accertarsi quanto la numero uno Iga Swiatek sia davvero la Messia che il tennis femminile attende da anni. E contemporaneamente accertarsi anche che la vincitrice dell’anno scorso, Barbora Krejcikova (poi sostanzialmente scomparsa dai radar) sia in grado di tornare quella di 12 mesi fa e di suscitare nuovamente la memoria di Jana Novotna che la allenò e che morì a 49 anni.
Guardare il match di primo turno fra Stefanos Tsitsipas e Lorenzo Musetti. Intanto per godersi lo spettacolo: e poi per prendere atto di quale sia la distanza fra due giocatori che giocano il rovescio ad una mano ma sono divisi oggi da tre anni di età, qualche centimetro di spalle, un titolo alle Atp Finals, due di Montecarlo più varie ed eventuali.
Assistere all’esordio di Jannik Sinner contro Bjorn Fratangelo (e, si spera, ai match seguenti) dotandosi di amuleto che tenga lontani l’influenza, la piaga al pollice del piede, l’anca che scricchiola, tutti i malanni vari, insomma, che stanno limitando il suo rendimento.
Scoprire se i parigini (come i romani) abbiano del tutto dimenticato le marachelle no vax di Djokovic a inizio anno e ne appoggino il tentativo di vincere il 21° titolo Slam che invece Nadal ha conquistato a Melbourne.
Dare corpo al desiderio di scattare in piedi e applaudire qualora Carlos Alcaraz, la neo divinità del tennis, dica al mondo che anche se si gioca tre set su cinque sul suo regno non tramonta mai il sole. Frase che, si sa, alla Porte D’Auteuil e zone limitrofe fa sempre il suo effetto.
Guardare Flavia Pennetta e Francesca Schiavone che giocheranno il torneo delle Leggende. ”Lei ha sconfitto un tumore, io ho fatto tre figli: insieme non ne facciamo una intera” ha detto Flavia. Ma due vincitrici Slam dalla stessa parte del campo emozionano. Sempre.
Pensare intensamente a Matteo Berrettini che magari avrebbe anche potuto accelerare la preparazione e giocare a Parigi se non fosse che aveva (ragionevolmente) ritenuto di puntare tutto su Wimbledon dove l’anno scorso arrivò in finale. E invece i Championships li hanno fatti diventare uno spettacolino e lui perderà, oltre ai 1200 punti di Londra, pure i 360 dei quarti raggiunti l’anno scorso a Parigi. Sprofondando in classifica. Inviare pensieri positivi funziona sempre: mandiamoglieli, che ne ha bisogno.