S ulla carta d'identità di Thomas Fabbiano c'è scritto: 1,73 centimetri d'altezza. Eppure, nonostante un fisico normale, forse un po' sotto la media nel circuito tennistico professionistico di oggi, il pugliese è stato capace di eliminare, a Wimbledon, prima Stefanos Tsitsipas, 1,93 centimetri, e poi Ivo Karlovic, 2 metri e undici. Chi conosce lo sport sa che un fisico statuario, un certo tipo di presenza sul terreno di gioco, la forza che una determinata corporatura può generare possono fare la differenza. Su un campo da tennis come su un parquet, un rettangolo di gioco o un ring. Ma la forza, ce lo insegna la storia, non è tutto.
La taglia conta, la testa di più. Nel primo match contro Tsitsipas le palle del giocatore pugliese non sono quasi mai uscite dal terreno di gioco, accarezzando le righe e aspettando che fosse il greco, numero sette del mondo, a commettere quegli errori risultati poi decisivi per decretare l'esito del match. La foto della stretta di mano tra i due, all'altezza della rete, è stata emblematica nel mostrare quelle differenze che in campo, a livello di acume tattico e intelligenza, non si sono viste.
"Penso che oggi sia stata una delle più grandi emozioni della mia vita tennistica ma quello che a me interessa è che finalmente stanno uscendo fuori tutte le mie qualità, stanno emergendo le mie caratteristiche e finalmente mi ritrovo ad alzare le braccia al cielo alla termine di una partita con un avversario importante in un grande torneo”. Cosi microfoni di Supertennis, subito dopo la fine dell'incontro. Thomas sorride. Non sembra neanche stanco. Ha scalato una montagna e il panorama è ancora così bello che non vale la pena sentire la stanchezza.
Nell'ultimo match contro Karlovic (vinto al quinto set 6-3 6-7 6-3 6-7 6-4), uno che serve alla velocità di 260 km/h, Fabbiano non ha mai concesso una palla break all'avversario nei primi quattro set e mezzo della partita. E ha fatto un miracolo, vero, con un passante incrociato di difficoltà estrema per salvare l'unica opportunità concessa. Per tutto il match ha schivato le cannonate del croato concedendo quegli ace a cui era impossibile opporsi. Ma ha risposto sempre quando c'è stata la possibilità di farlo, costringendo il lungagnone a muoversi, con grande difficoltà, e a scambiare battute, poche, fino all'inevitabile errore. La stretta di mano, poi. Un sorriso, per la vittoria. E quel dislivello d'altezza che fa tenerezza.
Il feeling tra Fabbiano e Wimbledon, almeno in questi ultimi due anni sembra essere fortissimo. Già nel 2018, infatti, l'italiano era arrivato al terzo turno del più importante torneo al mondo superando un altro fenomeno del tennis, lo svizzero Stan Wawrinka e poi arrendendosi in tre set proprio a Tsitsipas.
Chi è Thomas Fabbiano
Nato a Grottaglie il 26 maggio di trent'anni fa. È cresciuto sui campi del circolo tennis San Giorgio Jonico, si legge sul suo sito, dove si è allenato fino all’eta di 18 anni. Poi, nel 2012, il trasferimento a Foligno, in Umbria. A livello giovanile diversi successi: campione italiano individuale e a squadre da under 12, 14 e 16. Nella classifica mondiale under 18 aveva toccato persino la sesta posizione, vincendo anche il Roland Garros di categoria.
Nel 2013 la prima vittoria da professionista, nel challenger di Recanati. Nel 2017 la migliore classifica, con la posizione numero 70 del circuito ATP e numero 3 d'Italia. Nella sua bacheca ci sono 9 ITF Future e 6 Challenger ATP, tra cui quelli a Quanzhou, Gimcheon, e Seoul. E un'imbattibilità al quinto set nei tornei dello slam che dice tutto sulla sua voglia, infinita, di combattere e di giocare a tennis. Fino all'ultimo punto.