H o visto cose che voi umani… Il tennis è come il mitico Blade Runner cinematografico. Si gioca a Wimbledon e al Roland Garros, certo, i templi di erba e terra rossa. Ma si gioca anche nel gigantesco Arthur Ashe di New York, da 23.200 spettatori, dove, in alto in alto, hai bisogno del binocolo e nell’astronave di Melbourne, che si riempie anche d’acqua per il nuoto, anche se è intitolata a Rod Laver, l’unico campione della racchetta capace di aggiudicarsi due volte il Grande Slam. Soprattutto, il tennis emigra in casa di altri sport.
Negli stadi di calcio c’è arrivato prestissimo, già negli anni 90, col Prater di Vienna, che ha prestato una curva alla terra rossa e ci è tornato per l’indimenticabile finale del 2004, con lo stadio di Siviglia che ospitò il trionfo della Spagna di Rafa Nadal contro gli Stati Uniti di Andy Roddick, davanti a 27,200 persone-record. E poi ancora e ancora. Ufficialmente, per accontentare la passione della gente, in realtà per far cassetta al botteghino. Come ben sa la Francia che, per Davis, ha sfrattato già due volte il Lille dallo stadio di calcio Pierre Morouy, ingolosita dai suoi 50mila posti.
Grande è bello. Il trasloco da Key Biscayne all’Hard Rock Stadium dei Miami Dolphins di football, col centrale da 16mila spettatori alloggiato nella curva sud , ha appena fruttato il nuovo record di 388,734 paganti nei dieci giorni del torneo. Ma è bello anche se “lo famo strano”, come direbbe Verdone, per restare ancora nel cinema e quindi nei sogni. E quindi se il tennis si gioca in un hangar dell’aeroporto (lo Schwechat di Vienna), su una banchina del porto di Rotterdam, in un padiglione della Fiera di Dusseldorf o di quella di Rho (come le Next Gen Finals Atp under 21 degli ultimi due anni), come alla Plaza de Toros di Madrid, per Spagna-Germania dell’anno scorso. Per non parlare dei tanti campi d’esibizione montati davvero ovunque, dal tetto del grattacielo Burj al Barab di Dubai alla tolda di tante imbarcazioni, dal Perito Moreno della Patagonia alle spiagge brasiliane, letteralmente sull’acqua davanti Doha, in Qatar, al paradisiaco resort San Pietro di Positano.
Epperò, l’idea di giocare un torneo Atp sull’erba, per la prima volta in Italia, sulla griglia di partenza dell’autodromo di Monza, entra direttamente nella hit parade della fantasia dei campi da tennis negli scenari più innovativi. Ci ha pensato Giorgio Tarantola, titolare dell’omonima libreria di Sesto San Giovanni, già giudice arbitro e direttore di tornei riuscitissimi, come il Challenger di Lugano e di Genova (premiato anche come numero 1 al mondo). Che, sostenuto finanziariamente dall’amico Claudio Scopece di Mitogroup, ha acquisito dall’Atp i diritti del torneo “250”, per tre stagioni, a partire dal 2021, avvicendando Antalya, in Turchia, con la data privilegiata, la terza settimana di giugno, l’ultima pre-Wimbledon.
Per organizzare il torneo sulla superficie più veloce nel tempio della velocità. Grazie al Mondiale di Formula 1, l’impianto è già mezzo pronto, con due tribune, sala stampa, parcheggi e le tante aree specifiche, comprese quelle medico-sanitarie, richieste dall’Atp. I campi in erba, il centrale più altri cinque, come da regolamento, verrebbero creati in vasche speciali e poi trasferiti sulla pista, a cura degli specialisti Bindi di Roma. Che già si sono occupati dell’erba dello Stadio Olimpico e di quella di “Italia 90”.
Gli investimenti previsti sarebbero di 7/8 milioni di euro, a cominciare dal montepremi, raddoppiato, da 800.000 euro, più le succulente garanzie per attirare le star, e le varie spese, come quella per integrare le tribune e creare l’anello del campo centrale. Chris Kermode, capo, dimissionato, dell’Atp si era detto entusiasta di questa novità sulla pista più veloce del mondo, sul circuito storico della Formula 1. E il dossier di Monza è nettamente superiore a quelli di Skurup, in Svezia, sponsorizzata dall’ex n. 1 del mondo Mats Wilander, e Maiorca, in Spagna, con Toni Nadal direttore del torneo.
Giorgio Tarantola, che ha partecipato all’organizzazione tecnica di centinaia di tornei, è ottimista: “Il nostro progetto è unico, innovativo, ed eccitante. Da almeno dieci anni avevo l’idea di organizzare un grande torneo nel nord Italia, ma non trovavo mai il progetto vincente. Poi, nel 2015, quando il Golf Club Milano di Monza, dove gioco, doveva assolutamente trovare sbocchi utili per l’organizzazione dell’Open d’Italia e siamo andati nell’area dell’autodromo, ho pensato che sarebbe stata la soluzione ideale anche per un torneo di tennis. Gli ottimi rapporti che, con Stopece, abbiamo instaurato col sindaco, le istituzioni e il direttore dell’autodromo, ci hanno convinti a concludere”.
L’Atp ufficializzerà la decisione non oltre il 30 giugno, ma è molto probabile che lo faccia molto prima.