B el Poggio, spicchio di felicità tennistica di quattro ettari a Settebagni, con quattro campi in terra e quattro in veloce indoor, racconta la storia della Rome Tennis Academy che sarà ultimata a giugno, ma è già attiva “dalla mattina a quando vogliono i ragazzi, è una struttura solo per loro, senza soci, solo agonisti, è un’accademia pura”. È una evoluzione della scuola tennis del Circolo Canottieri Aniene, con tanto di battesimo del presidente del Coni, Giovanni Malagò, che ha il dono dell’onnipresenza.
È il sogno di accompagnare la crescita graduale dei ragazzi che amano lo sport, dai 14 anni in su, nel rispetto dei valori, che partono dal rispetto dell’avversario e passano anche per la grinta, la lealtà e la pazienza, col motto” porte aperte a tutti”, come recitano i re Magi di un investimento da almeno 4 milioni di dollari. È una “favola all’italiana”: da Santopadre, Vincenzo, bravissimo ma troppo dolce da tennista pro, amato da tutti, oggi tecnico-pedagogo e fulcro della scommessa di tanti aspiranti stregoni, a papà Luca Berrettini, appassionato e sponsor, dal socio sostenitore, Massimiliano Lancellotti, produttore, non tv come vuole la professione, ma come imprenditore; all’allenatore-papà, Fabrizio Fanucci, già guida storica di Filippo Volandri recuperata al campo col suo faccione buono, agli ex pro incompiuti come Stefano Cobolli e Flavio Cipolla, nati con la “testa” da allenatore, a Massimo Meschini, l’uomo-macchina.
“Prima l’uomo, poi il tennista. In campo non scende il giocatore, ma la persona”, recita il vate oggi come allora, quando pennellava col braccio mancino senza poter - ahilui - scalare marcia e sosteneva sempre col sorriso e un’educazione quasi proverbiale due turni serali aiutando in sala il ristorante di famiglia. Al di là del cognome premonitore, Santopadre è stato sempre amato da tutti. “Il suo difetto è che a volte è anche troppo puro, vive nel suo mondo ideale”, suggerisce il primo allievo, Matteo Berrettini, presente e futuro del tennis italiano coi suoi appena 22 anni, che ha scalato negli ultimi anni la classifica, dal numero 500 al 54.
Matteo, con in scia il fratellino Jacopo, più giovane di due anni. Matteo che sembra finto per quanto è angelico, dai lineamenti allo sguardo, a contrasto coi quasi due metri d’altezza, e la micidiale potenza di dritto e servizio, la giovane fidanzatina Lavinia, e pensieri semplici e profondi: “Sono orgoglioso di quanto ho fatta finora e non vedo l’ora di tornare in campo per la nuova stagione, che comincia a Doha, Auckland e Australian Open. Voglio proprio verificare i risultati del duro allenamento di queste settimane. Ma il mio difetto è di diventare troppo duro con me stesso, legarmi troppo a un obiettivo può diventare negativo, e non è di certo la strada giusta per me”.