AGI - “Macchè “trionfo delle pippe”. Non sono per niente d’accordo con Pietrangeli e non capisco come gli sia venuto in mente di andare a rompere le scatole a quelli che si divertono con il padel, sminuendolo. Poteva farne a meno”.
Se avete visto ‘Una squadra’ la docufiction Sky sul team azzurro (Panatta, Bertolucci, Barazzutti e Zugarelli capitanati da Pietrangeli) che vinse la Davis nel ’76 già sapete quanto siano esilaranti i battibecchi a distanza, esaltati da un montaggio superlativo, tra Pietrangeli e Panatta: la disputa su chi sia stato tra loro due il tennista italiano che ha vinto di più, fatti e momenti epocali rievocati con due punti di vista quasi sempre opposti (Pietrangeli che racconta delle lacrime di pentimento di Panatta sulla sua spalla qualche anno dopo che la squadra spinse la federazione a metterlo alla porta come capitano, Adriano che con un’espressione più eloquente delle parole ribatte “ma quando mai, io non ho mai pianto sulla spalla di nessuno” e così via).
“La storia di ‘Una squadra’ continua e non per colpa mia…” sottolinea Panatta con l’AGI. Già, perché se ci fosse in preparazione una seconda stagione Procacci potrebbe farla iniziare dal padel, con Pietrangeli che a ‘Estate in diretta’ su Raiuno lo ha appena liquidato come “trionfo delle pippe” (sottinteso “dei tennisti scarsi”) e Panatta che intervistato dall’AGI, dissente, anzi rilancia: “Sono sicuro che il padel diventerà presto uno sport olimpico”, chiarisce il trionfatore di Roma e Parigi ’76 che nel suo circolo ‘Racquet club’ di Treviso ha voluto lo stesso numero di campi di tennis e padel, sei per specialità.
“Il padel è uno sport vero, e molto divertente - chiarisce - ha dato vita a un bel movimento ed è molto sociale, sia quando si gioca, sia fuori, non ho mai visto nel mondo del tennis tante chat di giocatori che, con la scusa di organizzare l’appuntamento settimanale, socializzano e scherzano fra loro. Ma soprattutto, in campo ci si sente molto meno soli rispetto al tennis”.
Panatta che oggi gioca molto più a padel che a tennis (“una volta a settimana, più o meno, mi diverto con gli amici”) smonta la teoria di Pietrangeli sottolineando che anche se il padel somiglia al tennis“è un altro sport, forse chi calca la terra rossa è avvantaggiato, ma neanche troppo. Ho visto la prima volta di un maestro di tennis, riusciva a palleggiare, ma la tecnica ha dovuta impararla da zero”.
Uno sport dove chi ha una certa età, visto il campo più piccolo, riesce a sopperire meglio a ginocchia scricchiolanti e usure varie rispetto alla terra battuta? “No, anche sui campi da tennis vedo tanti ottantenni, ci si diverte allo stesso modo, rispettando il proprio livello”.
Una piccola concessione a Pietrangeli, Panatta però la fa: “Il padel è un po’ più facile del tennis e i miglioramenti si vedono prima – spiega – ma ammetterlo non significa esasperare il purismo del tennis. Perché spesso il purismo diventa spocchia e io la spocchia, di qualsiasi tipo, proprio non la sopporto”.