Nick Bollettieri ha fatto scuola, nel verso senso della parola. La sua Academy di Bradenton, nata nel 1978 in Florida con la filosofia del “corri e tira”, la ripetitività del gesto, l’essenzialità del gioco da fondocampo, sull’asse servizio-dritto, con la volontà, l’abnegazione, l’allenamento in campo e il palestra, hanno segnato la strada non solo tecnica, tattica e atletica, ma anche organizzativa ed affaristica del coaching, dai primi gradini al professionismo più esasperato.
I successi di Seles, Agassi, Courier, Jankovic, Sharapova, Haas, Venus Williams e compagnia sono diventati la stella cometa di qualsiasi famiglia voglia investire le proprie fortune sulla carriera tennistica dei figli. L’Academy, che l’ex marine ha ceduto nel 1987 alla multinazionale manageriale IMG, rimane il primo punto di riferimento mondiale, ed è sempre ben frequentata. Così come Nick, a 87 anni suonati, è sempre il miglior ambasciatore possibile del coach ideale, maestro anche di vita.
L’impronta di Bradenton cambia l’attitudine di un tennista, ma la specializzazione, il salto di qualità, richiede uno sforzo successivo. Che anche altre scuole, oggi, possono garantire. La prima, la più vincente, è la GtG (Good to great) che ha impiantato a Stoccolma Magnus Norman, l’ex numero 2 del mondo svedese del 2000, quando vinse Roma e perse in finale contro Guga Kuerten.
Dall’applicazione specifica di ex pro, fra cui spiccano Nicklas Kulti e Mikael Tillstrom, ha dato una svolta alla carriera un gran lavoratore come Stan Wawrinka che, da comprimario, è diventato il più vincente negli Slam, al di fuori dei famosi Fab Four (Federer, Nadal, Djokovic, Murray), firmando tre Majors dal 2014 al 2016.
Anche due grandi talenti incompiuti come Grigor Dimitrov e Gael Monfils ne hanno riscontrato importanti benefici, come dedizione e corretta vita da professionista della racchetta, con attenzione a tutti i particolari. Sulla scia dell’insegnamento dei grandi precettori di Bjorn Borg e Mats Wilander, e cioè Lennart Bergelin e John-Anders Sjogren.
Gli ex pro, gli spagnoli Emilio Sanchez e Sergio Casal, amici ed ex compagni di doppio (due trionfi Slam insieme negli anni 80-90), appena hanno abbandonato il tennis agonistico, hanno impiantato a Barcellona l’omonima Academy, allargandosi poi un po’ ovunque nel mondo, dalla Florida al Sud America. E, in tandem con la Federtennis spagnola, si occupano oggi anche della preparazione degli allenatori.
Dai campi in terra rossa di Casal & Sanchez sono transitati, da adolescenti, Andy Murray e Grigor Dimitrov fra gli uomini, Sveta Kuznetsova (che è restata dieci anni in quell’orbita), Ana Ivanovic e Tamara Paszek fra le donne, come anche Monaco, Tipsarevic, Muller, Feliciano Lopez e oggi Ramkumar Ramanathan.
Se parliamo di Academy di tennis, come investimenti, promozione e nome, quella di Patrick Mouratoglou, dalla prima nella periferia di Parigi del 1996 all’attuale sulla Costa Azzurra, e quella di Toni e Rafa Nadal, che ha appena compiuto due anni a Maiorca, vantano un grande richiamo mediatico.
Il coach-manager francese, che ha rilanciato Serena Williams, ha gestito, da giovanissimi, Baghdatis Dimitrov, Chardy, la Pavlyuchenkova, la Rezai e la nostra Camila Giorgi, ma li ha affidati ad altri tecnici specifici. La personalità e l’esperienza di zio Toni col più grande campione di sempre della terra rossa rappresentano sicuramente una garanzia per un genitore che voglia affidare il figlio a un educatore che gli insegni qualcosa sia nel tennis che nella vita.
Un altro allenatore-precettore di sicuro affidamento, anche se, come Bollettieri, un po’ avanti nell’età è il 79enne Niki Pilic, il mancino croato ex 6 del mondo che ha guidato anche tre diverse nazionali di Davis (Germania, Croazia e Serbia) e alla sua Academy vicino Monaco di Baviera ha guidato Ivanisevic, Djokovic, Gulbis e la Sevastova.
Un allenatore sottovalutato, ma di sicurissimo affidamento, più giovane e disponibile a viaggiare, è l’ex pro slovacco Martin Vajda, che ha accompagnato Djokovic fino all’apice e, quando l’ha ripreso, ce l’ha riportato. Recuperandolo sia tecnicamente che psicologicamente, mentre personaggi di maggior nome come Agassi e Stepanek hanno fallito.
Ivan Ljubicic è sempre stato un ottimo allenatore, anche quando giocava, altrimenti non avrebbe ottenuto così tanto (10 titolo e il numero 3 del mondo) da un potenziale non eccelso. Il lavoro che ha fatto su un campione così forte, ma anche delicato come Roger Federer, rilanciandolo in modo eclatante, lo mettono oggi al numero 1 nella categoria dei super-coach.
Prima anche, per questione di età (40 anni contro 59) e di duttilità umana, rispetto a Ivan Lendl, che ha cambiato la carriera di Andy Murray aiutandolo a sfatare il tabù tornei dello Slam.
Juan Carlos Ferrero, l’ex numero 1 del mondo spagnolo, campione di 16 tornei fra cui spicca il Roland Garros 2003, che ha impiantato una sua Academy nella natia Villena, garantisce qualità, competenza, umiltà e serietà. La prima conferma è garantita dalla repentina chiusura del rapporto da parte di Sascha Zverev. IL bambino d’oro del tennis mondiale mal sopportava le ferree regole di Mosquito.
Fra gli italiani, dopo il mitico Mario Belardinelli, che plasmò e guidò i mitici Moschettieri di coppa Davis, Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli, probabilmente il tecnico azzurro più affidabile è stato Vittorio Magnelli. Che, impegnato a lungo nello staff dei vari centri nazionali federali, meriterebbe il rilancio accompagnando la crescita tecnica ed umana di un giovane talento di grande livello.
Oggi, il numero 1 dei tecnici nostrani è Riccardo Piatti che, nella sua nuova Academy di Bordighera, accoglie anche discepoli di sicura affidabilità, come Massimo Sartori. A questa coppia un genitore può serenamente affidare il figlio, con la concreta speranza di farne un uomo e un tennista di livello. Come si vede dalla scommessa di Borna Coric e di Stefano Napolitano, e dalla crescita importante di Jannik Sinner. Ma anche dall’ottimo lavoro che Simone Vagnozzi - primo alunno di Sartori - sta facendo con Marco Cecchinato.
Si sta costruendo sempre più credibilità l’ex pro Vincenzo Santopadre, che, a Bel Poggio, ha appena impiantato la Rome Tennis Academy, con gli amici ex pro, Stefano Cobolli e Flavio Cipolla, e dell’esperto Fabrizio Fanucci (già guida storica di Filippo Volandri). La crescita dell’allievo numero 1, Matteo Berrettini, promette grandissime cose. Così come Gipo Arbino con la novità più inattesa e imprevedibile del nuovo tennis italiano: Lorenzo Sonego.