È un Angelo Binaghi soddisfatto quello che parla con AGI dell'edizione 2019 degli Internazionali d'Italia nei quali il tennis azzurro schiera molti campioni e che vede dopo alcuni anni il ritorno di Roger Federer al Foro Italico.
Il presidente della Federtennis si dice orgoglioso di aver "cacciato i privilegiati che occupavano lo stadio centrale coi biglietti omaggio, e vedere la gente felice perché può andarci rende felice anche me", aggiunge.
Il fatto che tanti tennisti azzurri siano in rampa di lancio è merito di una nuova aria che si respira: il tennis italiano non litiga più, giocatori e coach vanno d'accordo fra di loro e con la Fit. Binaghi è stato bravo, ma ha avuto anche fortuna.
Presidente Binaghi, perché le Atp Finals si disputeranno a Torino e non in un’altra città italiana?
“Perché ha un palasport da 15 mila posti come chi veniva richiesto dall’Atp e tutte le facility per un evento del genere, eppoi perché il sindaco Appendino, che è stata terza categoria di tennis, è molto combattiva e più di altri ha capito quanto fosse interessante per la città un simile evento, e ha lottato fino alla fine. Senza tutta la sua combattività Torino non ce l’avrebbe fatta”.
Il miracolo vero è che lei ha messo insieme tute le forze e le ha fatte andare d’accordo.
“Il vero miracolo è proprio questo: io che da diciannove anni prendo calci in culo da destra e da sinistra, al punto che stavo spostando gli Internazionali d’Italia da Roma in un’altra città, ho fatto andare d’accordo tutte le forze, di qualsiasi parte. Ne sono felice perché le Finals possono rappresentare un’enorme, ulteriore, svolta per il tennis italiano”.
Il successo degli Internazionali d’Italia continua ad aumentare.
“Mercoledì, per l’esordio di Federer, abbiamo raddoppiato i prezzi dei biglietti ancora invenduti. È un modo per premiare gli appassionati che si sono assicurati prima il posto, e l’hanno pagato molto di meno. Questo è il primo anno in cui c’è uno sconto del 10% ai tesserati ed esiste il fast-track (l’accesso prioritario) per loro sulla Grand Stand Arena”.
Qual è la cosa che la rende più orgogliosa agli Internazionali?
“Ho cacciato i privilegiati che occupavano lo stadio centrale coi biglietti omaggio, e vedere la gente felice perché può andarci rende felice anche me”.
Anche l’accordo con Sky, con lo scambio di diritti con SuperTennis, lo considera un successo?
“Con Sky siamo usciti da quindici anni di incomprensioni: noi non abbiamo altro interesse che far vedere più tennis in tv e loro sono un’emittente tv. Tutte le iniziative che la Fit ha preso, negli anni, le ha prese guardando avanti. Qualcuno, anche Palmieri, non era d’accordo quando abbiamo stretto l’accordo con la Coni Servizi, ad esempio, ma noi, potendo, faremmo un accordo tv anche con Eurosport. Siamo partiti con la Rai, siamo passati a Mediaset per mostrare in diretta le partite maschili. La nostra tv non ha fini commerciali ma di promozione del nostro sport, non necessariamente in modo diretto. Sempre con l’obiettivo di mostrare più tennis possibile in tv”.
Il tennis italiano non litiga più, giocatori e coach vanno d’accordo fra di loro e con la Fit. Lei è stato bravo, ma ha avuto anche fortuna.
“Non dipende solo da me, l’accordo coi coach privati c’era già prima, così come la collaborazione, oggi ci sono più denari, anche grazie alla tv, e di questo circolo virtuoso possono usufruire tutti gli attori del tennis. Non più divisi, con ognuno che fa il suo mestiere e non fa più politica. La fortuna? Quando si perde è colpa del presidente, quando si vince sono stati bravi i giocatori e gli allenatori, e c’è stata fortuna”.
Si può ricominciare a parlare di scuola del tennis italiano?
“Da anni, sia al Coni che in ambito internazionale la nostra scuola è considerata all’avanguardia, come struttura, come tutto. Fra le prime del mondo. Anche questo ha contribuito sicuramente ai successi attuali dei nostro atleti uomini”.
I Moschettieri di Davis del ’76 erano solo quattro, a Formia da Mario Belardinelli, oggi le realtà sono di più e in più regioni.
“Geograficamente lo sviluppo è più diffuso, non solo in Italia, ma nel mondo. Oggi, di sicuro, il tennis italiano non era così strutturato, come la Fit, dopo dieci anni di risultati delle donne, della tv, degli Internazionali, delle NextGen, della possibilità di organizzare le Atp Finals. Oggi la macchina c’è, ma abbiamo davanti a noi una grossa gatta da pelare come le Finals di Torino, che necessita di un grande impegno sotto tutti i punti di vista. Per dare un’altra, incredibile, botta al nostro sistema”.
E il futuro di Angelo Binaghi, sarà ancora alla Fit o piuttosto al Coni?
“Premesso che nessuno mi voterebbe, chi me lo fa fare? Sarebbe una follia. Con le Atp Finals il bilancio della Federtennis sarà di 100-120 milioni di euro, quello della Figc è di 125 (con l’apporto Coni). Con l’avvento di Sport e Salute, il nuovo Comitato Olimpico Italiano gestirà 40 milioni di euro”.
Angelo Binaghi non ha più ambizioni?
“Le mie ambizioni sono sempre state soltanto quelle del tennis italiano. Non certamente dirette alla mia persona singola come tale. Qualcuno dice che 15 anni fa qualcuno si è venduto il torneo ai tedeschi, io per non cedere ai tedeschi le Atp Finals mi sarei venduto io”.
A proposito, le Atp Finals hanno annullato i progetti di upgrading col torneo di Madrid che si accavalla con Roma?
“No, anzi, nell’affrontare gli scenari molto complessi delle Finals, abbiamo riparlato anche di questo, con la possibilità che Roma arrivando a un torneo di 10 giorni. Ma la vicenda del nuovo presidente Atp ha rimandato l’ipotesi, io credo al 2022. Per noi va bene così, visto che al momento abbiamo questo impegno così ampio e costoso, sia sotto il profilo finanziario che organizzativo di Torino. Però, fra qualche anno potrà navigare sereno”.