AGI - Principe, cantante, fotografo amico di Andy Warhol, attore, dirigente fondatore della federazione di sci messicana ma anche atleta in attività. Nella sua carriera è stato tre volte portabandiera del Messico ai Giochi invernali, parente di Alberto Tomba e pronipote di Gianni Agnelli.
I suoi tre pseudonimi sono Andy Himalaya, Hubertus Hohenlohe e You Know Who. Lui è il ‘principe mariachi’ e si chiama Hubertus Rudolph von Fuerstenberg-von Hohenlohe-Langenburg (quasi uno scioglilingua), ha 62 anni e giovedì mattina sulle nevi di Cortina d’Ampezzo parteciperà per la diciannovesima volta ai Mondiali di sci alpino.
Inutile sottolineare che è l’atleta più anziano dell’evento iridato. Per il principe Hubertus, tifoso della Juventus, si presume sarà una rapida apparizione perché, a differenza degli anni passati, dovrà superare il blocco delle qualificazioni della gara di slalom gigante in programma venerdì.
L’atleta-dirigente nato a Città del Messico, figlio di Ira von Fuerstenberg, da due anni è sposato con la storica fidanzata, la bolognese Simona Gandolfi, cugina di Alberto Tomba e figlia dell'ex presidente della Virtus Basket. Con Simona, anche lei presente ai piedi delle Tofane, un lungo amore iniziato ben 27 anni fa.
Dal parterre di Rumerlo, Hubertus e Simona con le loro giacche a vento arancione e la scritta ‘Mex’ non perde una gara. In carriera non ha mai vinto nulla, se non il titolo nazionale inserito in eventi internazionali: del resto era l’unico messicano iscritto. L’amore per lo sci, scoppiato quando viveva in Austria (successivamente si è trasferito a Marbella), risale agli anni ’70 quando tifava per l’italiano Gustav Thoeni. Di ‘Re Gustavo’ conserva ancora la tuta di quando il 18 gennaio 1975 si ‘lanciò’ giù dalla ‘Streif’ a Kitzbuehel arrivando secondo per il miglior piazzamento in discesa libera della sua gloriosa carriera.
In carriera von Hohenlohe vanta sei partecipazioni olimpiche, la prima nel 1984 a Sarajevo, l’ultima 30 anni dopo a Sochi 2014. Per motivi vari non prese parte ai Giochi di Nagano ’98, Salt Lake City 2002 e Torino 2006, ma ritornò al cancelletto dall’edizione di Vancouver 2010 e adesso guarda già a Pechino 2022. Effettivamente, anno più anno meno, per Hubertus cambia poco considerando che in questo periodo di pandemia il suo motto è: “Pensa positivo, rimani negativo o non diventare mai più positivo”.
Fino ad una decina d’anni fa il campione messicano era un atleta polivalente, si cimentava persino nella discesa libera specialità nella quale vanta il miglior piazzamento ad un Mondiale, 38/o nel 2005 a Bormio. Il peggior risultato risale a due anni fa, sulle nevi svedesi di Aare quando terminò il gigante al 113/o posto lasciandosi alle spalle otto atleti.
La prima apparizione di Hubertus in campo internazionale risale ai primi anni ’80, precisamente ai Mondiali di Schladming. Erano gli anni di Ingemar Stenmark, Steve Mahre, ‘Kaiser’ Franz Klammer, Erika Hess e non c’era ancora stato avvento di Alberto Tomba. Era un altro sci, un’altra era. Albertone si è ritirato 23 anni fa ma Hubertus si presenta ancora al cancelletto meritandosi il rispetto dei big di oggi.