R io de Janeiro - "Non mi sembrava che l'udienza fosse poi andata così male, per questo ho voluto crederci fino alla fine. Di quelle dieci ore che abbiamo parlato dove Donati ha presentato il suo power point, non è rimasto nulla, solo una grande amarezza. Non conosco ancora le motivazioni ma mi pare si siano limitati ad una semplice cosa tecnica. Credevo di poter partecipare alle Olimpiadi di Rio, è da oltre un anno che lavoro e facendo parecchi sacrifici, soprattutto economici". Così Alex Schwazer intercettatodall'AGI nel cuore della notte nell'hotel dove alloggia a Copacabana.
La lunga notte del marciatore altoatesino si è conclusa dopo le 2 del mattino nella stanza 201 dell'hortel Best Western della nota località balneare di Rio de Janeiro. "Pensare che lunedì dopo l'udienza avevo detto a Sandro che avrei smesso dopo le Olimpiadi - ha proseguito Schwazer che, dopo lo sconforto e la delusione iniziale quando ha ricevuto la notizia della squalifica per otto anni, si è ripreso scambiando anche qualche battuta -. Sandro mi diceva che dopo le Olimpiadi, Mondiali ed Europei, fra tre anni avrei potuto dedicarmi al triathlon ma il nuoto non è proprio il mio punto forte. Lui è una persona speciale, abbiamo lavorato benissimo. Ancor prima dell'arrivo di questa sentenza mi aveva detto che se non mi avessero fatto gareggiare alle Olimpiadi si poteva organizzare un mio allenamento-gara in concomitanza della gara sulla 50 chilometri. Gli ho detto di no perchè non sono la persona che fa queste cose". La squalifica scadrà il 31 dicembre del 2023. Il marciatore altoatesino ripartirà nel pomeriggio odierno alla volta dell'Italia.
"Se avessi preso microdosi di testosterone non avrei potuto festeggiare, sarei dovuto andare a dormire alle nove di sera e soprattutto non avrei dovuto bere alcolici. I fatti, documentati con testimoni, dimostrano il contrario perche' sono ritornato a casa alle 4", aggiunge Schwazer nella sua lunga notte brasiliana qualche ora dopo la comunicazione della squalifica. "Sono stato io ad insistere a venire qui in Brasile per l'udienza difronte al Tas. Volevo metterci la faccia per non lasciare nulla di intentato. Sandro e anche l'avvocato Brandstaetter mi avevano sconsigliato", ha aggiunto Schwazer. Il Tas ha di fatto distrutto la carriera sportiva dell'altoatesino basandosi sulla presenza di testosterone nelle sue urine e non ha preso in considerazione tutto l'esame dove i legali e i periti di parte avevano dimostrato "l'assoluto profilo antidoping". In occasione della conferenza stampa tenutasi sulla terrazza dell'hotel, alla quale non era presente Schwazer, l'allenatore Sandro Donati ha affermato: "e' stata tutta una beffa per umiliare Alex che restera' per sempre il miglior marciatore del mondo anche perche' nelle due gare che ha fatto non ha ricevuto alcuna proposta di squalifica. Lo hanno voluto eliminare e ci sono riusciti. Questo e' un comportamento persecutorio nei suoi confronti". L'operazione di redenzione di Schwazer, iniziata il primo aprile del 2015, e' complessivamente costata all'atleta circa 50mila euro, spesa che non e' stata supportata da alcun sponsor ("Alex si e' pagato tutto di tasca sua"). "Apprezziamo che il Tas abbia ordinato la compensazione delle spese processuali perche' la Iaaf (federazione mondiale di atletica, ndr) aveva beffardamente chiesto che pagassimo noi tutto il procedimento - ha concluso Donati -. Percorreremo la strada giudiziaria fino in fondo. La Procura di Bolzano si focalizzera' sui controlli antidoping, quella di Roma su altri aspetti altrettanto molto gravi". Infine, spunta una novita' emersa nel corso dell'udienza di lunedi' difronte al Tas. Il controllo antidoping del primo gennaio 2016 a Calice di Racines e' stato ordinato dalla Iaaf il 16 dicembre, il giorno della deposizione di Schwazer in Tribunale a Bolzano in veste di teste nel processo, tutt'ora in corso, a carico dei due ex medici della Fidal, Giuseppe Fischetto (oggi medico inglobato nel settore antidoping della Iaaf) e Pierluigi Fiorella, nonche' dell'allora responsabile del servizio sanitario della Fidal, Rita Bottiglieri. Quel giorno davanti al giudice Carla Scheidle l'altoatesino avanzo' le sue perplessita' e la sua mancanza di fiducia sull'operato di Fischetto. (AGI)