C 'è voluto mezzo secolo all'Australia per riconoscere l'impegno civile dell'atleta Peter Norman che alle Olimpiadi di Messico 1968 mostrò solidarietà ai due atleti statunitensi, Tommie Smith e John Carlos, quando sul podio alzarono i pugni guantati di nero per protestare contro il razzismo. Norman aveva aderito a modo suo, portando sul petto una spilla del "Progetto olimpico per i diritti umani", l'organizzazione che combatteva il razzismo nello sport e che aveva orchestrata quella protesta.
Lo scatto della premiazione, con i due atleti di colore che tengono alto il pugno chiuso, segnò la storia ma anche, in modo drammatico, la vita di Norman: venne aspramente criticato in patria e non più convocato alle Olimpiadi, nonostante sia ancora suo il record australiano dei 200 metri. Morì nel 2006 e solo ieri il Comitato olimpico australiano gli ha assegnato l'Ordine al Merito, la massima onorificenza sportiva, proprio per quel suo record.
"È sicuramente un riconoscimento tardivo", ha ammesso il presidente del Comitato olimpico australiano, John Coates. "Il rispetto per Peter e le sue azioni è ancora enorme, ha creduto nei diritti umani per tutta la sua vita. Abbiamo perso Peter nel 2006 ma non dovremmo mai dimenticare la sua coraggiosa reazione di quel giorno. E non solo perché il suo record non é mai stato eguagliato in Australia: il suo traguardo atletico non dovrebbe mai essere sottovalutato". Invece, come ha ammesso proprio il Comitato, i suoi risultati per anni sono stati sminuiti. C'è anche chi ha chiesto, tempo fa, al Parlamento di Canberra di scusarsi ufficialmente con Norman.