I n una lettera inviata al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha scritto che la sua città non si sfila dalla sfida di ospitare le Olimpiadi invernali del 2026 ma il suo brand deve però essere riconoscibile e apparire come primo nella sigla che caratterizzerà i giochi invernali. E soprattutto la responsabilità amministrativa, in caso di una candidatura effettivamente a tre insieme a Torino e Cortina, deve essere del governo, per evitare l’impasse.
Sala, a quanto si apprende, conferma la sua disponibilità a collaborare ma chiede chiarezza: da quando l’ipotesi della candidatura a tre è emersa - sebbene non sia la migliore nell’ottica del capoluogo lombardo - la città non si è rifiutata di partecipare ma ha fatto presente di avere capacità organizzative, come dimostrato durante Expo 2015, per gestire direttamente il progetto.
E avverte il pericolo che con un’organizzazione troppo complessa, che coinvolge almeno tre comuni, tre regioni e il governo, si arrivi all’impasse. Il timore di Milano, dal punto di vista politico, è che l’Esecutivo stia facendo una scelta politica che parte della necessità di non creare tensioni al proprio interno (visto che l’amministrazione comunale torinese è in mano ai 5 stelle, con la sindaca Chiara Appendino e quella della Regione Veneto, che parteciperà con Cortina, è leghista).
In questo caso dovrà essere il governo, secondo Milano, a prendere in mano la responsabilità amministrativa dell’evento. Che come si sa, non è esente da rischi. Dura la replica del sottosegretario Valente: “Le parole del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, in merito alla candidatura italiana per ospitare i giochi olimpici invernali del 2026, sono ancora una volta non allineate con quanto emerso nel recente incontro a Palazzo Chigi.
Sala, richiedendo che il brand olimpico ricada esclusivamente o in maniera più visibile su Milano, formalizza di fatto una pretesa insostenibile per tutti coloro che fino ad oggi avevano lavorato con grande impegno a un progetto unitario. È arrivato il momento di mettere un punto fermo su questa situazione paradossale: non è possibile procedere quando determinate condizioni proposte da Coni e Governo non sono sostenute da una città così importante come Milano a causa delle dichiarazioni del suo sindaco”.