“Quel che succede nel villaggio olimpico rimane nel villaggio olimpico”, diceva Summer Sanders, ex nuotatrice statunitense tre volte medaglia d’oro ai Giochi di Barcellona 1992. A meno che a rivelarlo sia Tinder. L’app di chat tra utenti vicendevolmente interessati a conoscersi ha reso noti i dati del traffico durante i Giochi Olimpici. Risultato? A PyeongChang c’è stato un aumento nell’utilizzo del servizio pari al 348%. Nella cittadina coreana sede delle Olimpiadi, insomma, sembrerebbe esserci stato un boom di passionalità.
Bobbisti, che passione
Sulla app gli 'swipe verso destra', cioè le conferme di interesse, sono aumentati del 565% rispetto al solito, portando ad un incremento del 644% di match, cioè di reciproci apprezzamenti. Per chi non fosse avvezzo a Tinder, meglio spiegare di che cosa si tratta: lo scambio di swipe tra due persone è l’unico modo per poter avviare una conversazione privata in chat.
Tinder ha anche rivelato quali categorie di atleti sono i più apprezzati: in cima ai desideri delle donne impegnate in Corea ci sono i bobbisti, seguiti dai giocatori di hockey e dagli snowboarder. Giù dal podio, invece, gli sciatori e i ragazzi impegnati nello skeleton – quello sport in cui i concorrenti si lanciano, testa in avanti e pancia in giù, in una pista ghiacciata a bordo di una slitta dotata di pattini. Tra le donne la classifica di gradimento è un po’ differente: il successo maggiore l’hanno raccolto le ragazze dello snowboard, tallonate dalle colleghe sciatrici e dalle atlete sul bob. Piuttosto apprezzate, e non soltanto per le doti in pista, anche le slittiniste e chi fa freestyle.
“Tutto falso, non è un luna park”
Dai dati di Tinder è facile immaginare il villaggio olimpico come un luogo dove il sesso è facile e immediato. “Almeno il 70% dei partecipanti fa sesso nel villaggio”, aveva assicurato qualche anno fa il fenomeno del nuoto Ryan Lochte. Ma quello che si dice sulle relazioni mordi e fuggi a cinque cerchi, secondo il bobbista italiano Francesco Costa attualmente impegnato a PyeongChang, “è tutto falso. Qui ci si allena e si gareggia, non è un luna park”. L’atleta azzurro, insomma, smentisce. “Non succede niente di niente, proprio come a Sochi”, la località russa sede delle Olimpiadi del 2014 dove Costa aveva esordito. “Né io né i miei compagni abbiamo mai saputo di episodi come quelli di cui si legge in giro. Magari succedono ai Giochi estivi, ma a quelli invernali non sono mai accadute cose simili”.
Di certo c’è che i Giochi non stimolano soltanto la fantasia degli atleti: sempre dai dati di Tinder si apprende che la funzione Passport dell’app, che consente di cambiare la propria localizzazione permettendo agli utenti di fare swipe anche in un luogo lontano, ha registrato un aumento del +1850%. Che cosa significa? Che anche spettatori e appassionati hanno cominciato a utilizzare il servizio per farsi vedere, virtualmente, da chi è impegnato a PyeongChang. “Gli utenti che hanno fatto passporting verso il villaggio olimpico provengono soprattutto da Stati Uniti, Svezia e Regno Unito”, fa sapere l’azienda. E nella top ten non c’è l’Italia: saremo inguaribili romantici?
Record di profilattici
Che il villaggio olimpico si trasformi in un’esperienza sensoriale a 360 gradi lo suggerisce anche il numero di profilattici messi a disposizione degli sportivi dall’organizzazione. Centodieci mila condom per un totale di 2925 partecipanti. Fanno più di 37 rapporti sessuali a testa, in media. In Corea hanno fatto le cose in grande, insomma, ma d’altronde i preservativi avevano fatto il loro esordio ai Giochi olimpici proprio nel paese asiatico per l’edizione del 1988, quella estiva a Seul.