G li ori più sicuri dell’Olimpiade? Quelli dello slittino tedesco: il singolo di Natalie Geisenberger, quello di Felix Loch, più il doppio maschile e la staffetta. Raramente una nazione è stata così tanto dominante, sia fra gli uomini che fra le donne, in una disciplina olimpica.
Con 70 medaglie a cinque cerchi, dal 1964, considerando anche quando la Germania era divisa, addirittura 31 da Vancouver 2010. Raramente si può affermare che qualsiasi vincitore di un’altra nazione nelle gare in Corea sarebbe una clamorosa ed impensabile sorpresa. Raramente i campioni uscenti di quattro anni prima sono ancora così nettamente favoriti per il bis a cinque cerchi.
L'imbattibile valchiria
Fors’anche impressionata dai pronostici troppo netti in suo favore, la valchiria Geisenberger, minimizza muscoli, centimetri e stazza (1.83 per 77 chili) e mette precauzionalmente le mani avanti: “Conosco la sensazione della vittoria, e so che cosa devo fare per riuscirci. Ma so anche che puoi fare tutto, qualsiasi cosa ma, alla fine, non puoi prevedere se sarà sufficiente per una medaglia”.
Ma, dal 2013, sulla scia del bronzo olimpico a Vancouver, la poliziotta bavarese domina talmente la scena che ogni anno s’è aggiudicata la coppa del Mondo - anche questa e con due gare d’anticipo - e, strada facendo, ha vinto 7 ori ai Mondiali (22 medaglie iridate in tutto) e 5 agli Europei (8 complessive). Di più, molto di più di qualsiasi atleta dello slittino, di sempre. Per capirci, gli Stati Uniti, nella storia di coppa del Mondo, hanno firmato in tutto 45 ori, Geisenberger ne vanta 43 da sola, 64 considerando anche le gare a coppia, ed arriva un totale personale di addirittura 117 medaglie soltanto in Coppa.
Natalie, bravissima a scivolare, si dimostra bravissima anche a frenare: “No, non sono la migliore, e di sicuro non sono una che guarda al numero di gare o di presenze sul podio. La mia motivazione è che amo quel che faccio, amo il mio sport, amo la gara contro gli avversari, amo la lotta contro me stessa e amo, certamente, aver successo. Dopo aver conosciuto la sensazione che dà stare al primo posto, sul podio, ascoltare l’inno del tuo paese. Sono dipendente da quella sensazione”.
Ma la realtà è schiacciante. In Germania, è una vera star. Perché lo slittino è popolarissimo, soprattutto nella sua Baviera, e perché lei punta apertamente, e da favorita, al quarto oro olimpico: il bis nel singolo e anche in staffetta di Sochi, per entrare ancor più nel Guinness dei primati dello slittino. Che non è un trabiccolo così facile da addomesticare come sembra.
Non basta tenere i piedi avanti, spostando continuamente il peso a destra e a sinistra, spingendo sulla parte curva finale. Non basta vivere quasi in apnea la folle volata di un paio di minuti, stretti fra due pareti di ghiaccio, comandare gli sbandamenti come uno skipper, per non perdere aderenza e quindi tempo prezioso. Non basta saper sfoderare forza, equilibrio, freddezza. Bisogna anche possedere un mezzo tecnico all’avanguardia, e anche in questo la Germania è di gran lunga la prima della classe.
Natalie Geisenberger compie 30 anni il 5 febbraio, potrebbe arrivare anche alla prossima Olimpiade. Dipenderà solo da lei.
Il “gemello” Felix Loch, di anni ne ha appena 28, e ha mire ancor più lontane e importanti. Da ragazzo prodigio, più giovane campione di sempre, ai Mondiali (a 18 anni) e all’Olimpiade (a 20), dov’ha già bissato, a Sochi, l’oro del singolo di Vancouver, aggiungendoci quello della neonata staffetta mista, più otto ori ai Mondiali e, da pochi giorni in Latvia, la sesta coppa del Mondo. Anche perché è abituato a frantumare i record.
Il figlio d'arte
Come a Sochi 2014, dove, in 51.613, ha migliorato il proprio limite di un anno prima ed ha lasciato il secondo, il russo Demchenko, a quasi mezzo secondo e il terzo, il nostro eroe Armin Zoeggeler, a oltre un secondo. Al quale ha tolto il doppio scettro olimpico di Salt Lake e Torino. ”Se non dovessi subire infortuni penso che potrò gareggiare fino all’Olimpiade del 2026. Anche se di certo nella vita e nello sport non c'è mai nulla”.
Anche suo padre Norbert, che gareggiò all’Olimpiade di Sarajevo del 1984, senza nemmeno sentire l’odore della medaglia e che oggi allena la nazionale, è fortemente stupito di Felix il fenomeno: “Non avrei mai immaginato che sarebbe diventato uno dei più forti slittinisti di tutti i tempi”.
Eppure il segreto del bi-olimpionico - un ragazzone di 1.91 per 90 chili - è semplice semplice: “Al cancelletto di partenza, quando mi siedo sulla slitta, un attimo prima del via, riesco ad isolarmi da tutto e da tutti. E mi concentro solo a come interpretare la pista. La freddezza è una dote che ho sviluppato sin da bambino, ed è una dote importantissima nel mio sport”. I campioni sono così: si accendono all’improvviso. Anche quest’anno, dopo tre gare senza vittorie, condite dal clamoroso errore di Koenigsse, il 7 gennaio, quando ha praticamente fermato lo slittino nella seconda manche, facendosi scavalcare dagli avversari, Loch si è riscattato subito, imponendosi una settimana dopo a Oberhof, in casa sua ed aumentando il vantaggio in coppa del Mondo sull’austriaco Kindl. Per poi controllare le ultime quattro prove, assicurandosi la sesta Coppa.
“Non posso permettermi di essere nervoso, sono nelle condizioni tecniche ottimali, grazie a Georg, ho sempre materiali fantastici. Senza il suo aiuto non sarei arrivato al livello che ho raggiunto”. Georg non è uno qualsiasi, è il mito dello slittino, il tre volte campione olimpico di singolo, Hackl. Che, abbandonato l’agonismo col record di 5 medaglie in sei Giochi è diventato l’angelo custode del suo erede. Felix il fenomeno in missione a Pyeongchang per superarlo. Come succede spesso con gli allievi.