AGI - Il ritiro dal campo dell'Adanaspor nella partita di domenica sera con il Galatasaray è solo l'ultimo capitolo delle tensioni che attraversano ormai da anni il calcio in Turchia. Tensioni esplose con la simulazione di Dries Mertens e l'inesistente penalty accordato dall'arbitro e realizzato da Alvaro Morata, fino al clamoroso 'walk out' dei giocatori del club ultimo in classifica nella Super Lig. La scelta ha suscitato scalpore e ha portato alle dimissioni del presidente dell'Adana Demirspor, Bedirhan Durak, bersagliato dalle critiche: "Vedo con tristezza che siamo giunti a un punto morto", ha denunciato spiegando che il passo indietro è per il bene del club, della sua famiglia e della propria salute.
Il Paese è spaccato da una contrapposizione che vede da un lato il club più blasonato, il Galatasaray, e dall'altro il Fenerbahce, l'altra squadra di Istanbul 'padrona' del lato asiatico del Bosforo, da quest'anno guidata da Josè Mourinho. Il tecnico portoghese guida la crociata contro il presunto strapotere del Galatasaray, beneficiario di presunti sistematici favori arbitrali dovuti a quella che ai tempi di Calciopoli in Italia veniva definita "sudditanza psicologica". E' in questo clima, con i giallorossi di Okan Buruk primi in classifica e il Fenerbahce secondo (-3 con una partita in più), che si inserisce la battaglia dello Special One.
A Istanbul l'ex allenatore di Porto, Inter, Real Madrid, Chelsea e Roma è stato accolto come un re e si è immediatamente calato nel ruolo di alfiere delle rivendicazioni della tifoseria gialloblu. Già lo scorso campionato turco stato avvelenato dalle accuse del presidente del 'Fener', Ali Koc, rampollo di una delle famiglie più ricche della Turchia i cui primi anni alla guida del club sono stati fallimentari. Koc aveva persino schierato la primavera in campo in coppa di Turchia per protesta proprio contro il Galatasaray, ritirando la squadra dopo pochi minuti quando era sotto 1-0. In seguito ha, per mesi, minacciato di ritirarsi da un campionato a suo dire "falsato" dai favori per il 'Gala'.
Koc ora si è affidato a Mou, un allenatore che dà il meglio quando sente "il rumore dei nemici" e che nella polemica sguaina la spada. L'allenatore del Triplete nerazzurro non si è fatto ovviamente pregare e non ha perso occasione per attaccare il Galatasaray. Lo scorso novembre, dopo la partita contro il Trabzonspor, defini' il campionato turco "una competizione che puzza di marcio e che nessuno guarda, tranne forse mio figlio a Londra": "Non so il turco, ma ieri ho imparato una parola nuova 'Scandalo'. La gridavano tutti e non so come si possa accettare una situazione del genere. Evidentemente va bene ad alcuni, ma soprattutto alla squadra che ne trae vantaggi".
Passa un mese e nel mirino del tecnico portoghese finisce il match tra Galatasaray e Hatayspor. "Avrei preferito guardare una serie tv sugli scandali piuttosto che perdere tempo a guardare una partita del genere". Succede a inizio gennaio, si entra nella fase calda della stagione e Mou inizia a caricare l'artiglieria.Passano pochi giorni e arriva un altro post al veleno: un video al rallentatore di un intervento da cartellino rosso, in area, del difensore del Galatasaray Abdulkarim Bardakci sull'argentino Miguel Crespo del Basaksehir. L'arbitro non assegna il penalty e non estrae il cartellino, Mou butta benzina sul fuoco delle polemiche con un post: "Miguel Crespo spero tu stia bene e che avessi i parastinchi di carbonio".
L'ultima stoccata una settimana fa, stavolta con una foto in cui si vede il difensore del Galatasaray Davison Sanchez toccare il pallone con il braccio. Niente rigore e Mou la butta sull'ironia. "Nel mondiale di pallamano appena terminati il mio Portogallo ha raggiunto le semifinali. Voglio congratularmi con questi atleti per il risultato e per l'impatto che avranno sui nostri giovani". Gli risponde un altro che di social se ne intende, l'ex attaccante dell'Inter Mauro Icardi, ora idolo dei tifosi del Galatasaray che ribattezza Mou "The Crying One".
Questo il clima in cui si è giunti al match tra 'Gala' e Adanaspor: un vulcano di tensione poi esplosa quando l'attaccante ex Napoli si è lasciato cadere prima di un contrasto con il difensore. Il Var, nonostante vi fosse uno straniero, il danese Jakob Alexander Sunberg, non è intervenuto e l'arbitro ha assegnato un rigore trasformato da un altro ex del calcio italiano, Alvaro Morata. Così alla mezz'ora l'allenatore dell'Adana ha chiamato i suoi a bordo campo e la squadra, ultima in classifica con 5 punti, si è ritirata dal terreno di gioco tra le polemiche.
La bagarre ha coinvolto l'allenatore del Galatasaray, l'ex centrocampista dell'Inter Okan Buruk, finito sotto accusa per aver insultato i calciatori rivali. Dopo la gara non si è scusato e ha definito il ritiro "una sceneggiata orchestrata dietro le quinte", una velata accusa al 'Fener'. Lo Special One ha risposto con un post su Instagram con il video dell'episodio incriminato e una clip che lo ritrae in aereo mentre di sottofondo si sente la canzone "Chameam a Policia", "Chiamate la polizia", del gruppo portoghese Trabalhadores de Comercio. Il vulcanico patron dell'Adana, Murat Sancak, ha replicato al Galatasaray accusando Buruk di "rovinare l'immagine del calcio turco" e ha negato qualsiasi accordo sottobanco con il Fenerbahce: "Il problema è una struttura di potere che rovina il campionato nonostante il coinvolgimento di arbitri stranieri" al Var, ha tuonato. Evidentemente non è bastato, anzi, ora cresce il coro di coloro che vorrebbero arbitri stranieri in campo.