AGI - Dai musi lunghi alle vie legali. Giocatori, tecnici e addetti ai lavori da tempo protestano contro le troppe partite e i calendari sempre più intasati, un malcontento che oggi è stato messo nero su bianco: i sindacati dei calciatori e le Leghe hanno presentato un reclamo alla Commissione europea "per l'imposizione del calendario internazionale delle partite da parte della Fifa". Il reclamo si basa su alcuni punti, a partire dal "conflitto di interessi della Fifa come organizzatore di competizioni e allo stesso tempo organo di governo, unito alla mancanza di un impegno significativo con le parti in causa", che violerebbe dunque il diritto della concorrenza dell'Ue.
La denuncia si concentra in particolar modo "sul calendario internazionale degli incontri maschili, comprese la Coppa del mondo per club Fifa 2025 e la Coppa del mondo Fifa 2026". A detta di Fifpro Europe e delle Leghe europee "l'eccessiva saturazione del calendario calcistico internazionale mette a rischio la sicurezza e il benessere dei calciatori e minaccia la sostenibilità economica e sociale di importanti competizioni nazionali, apprezzate da generazioni dai tifosi in Europa e nel mondo".
Da qui il reclamo, formalmente presentato alla direzione generale della Concorrenza della Commissione europea, contro la Fifa "per la sua condotta in merito all'imposizione del calendario internazionale delle partite". Un reclamo che parte da lontano visto che l'azione legale è stata approvata a luglio e "si inserisce nel contesto delle diffuse preoccupazioni espresse pubblicamente dai calciatori sull'impatto che un calendario calcistico insostenibile ha sulla loro salute, sul loro benessere e sulla longevità delle loro carriere".
In una conferenza stampa a Bruxelles, i dirigenti di sindacati e leghe sono poi entrati nel dettaglio, evidenziando fra le altre cose "l'assenza di un giusto iter decisionale e la mancanza di un impegno significativo da parte della Fifa con i calciatori e le Leghe sulle questioni relative al calendario e come la Fifa abbia usato il suo potere regolatore per promuovere i suoi interessi commerciali a spese degli stakeholder (giocatori e leghe)". Ricordando le recenti sentenze in sede comunitaria sui casi Superlega e Diarra, alla Fifa viene chiesto di "esercitare le sue funzioni di ente regolatore in modo trasparente, obiettivo, non discriminatorio e proporzionato, cosi' da neutralizzare suddetto conflitto di interessi".
Le regole e la condotta della Fifa sono ben al di sotto di quanto richiesto dal diritto dell'Ue e danneggiano gli interessi economici delle Leghe nazionali e la salute e la sicurezza dei calciatori del calcio europeo - si legge ancora in una nota congiunta di sindacati e leghe - Un'azione legale presso la Commissione europea è diventata necessaria per salvaguardare il settore calcistico europeo, che è una forza culturale e di intrattenimento globale". Sul tema è intervenuto anche Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega di Serie A, una serie A che "come quasi tutti gli altri campionati europei, negli ultimi 20 anni non ha aumentato il numero di partite.
Al contrario, Fifa e Uefa, ciclo dopo ciclo, hanno incrementato costantemente le dimensioni delle loro competizioni sia per i club che per le squadre nazionali e ora abbiamo raggiunto un punto di saturazione nel calendario. Ma la differenza è che la Uefa ha avuto una significativa consultazione con tutte le parti interessate, Leghe comprese, e ha deciso una riforma del formato delle competizioni per club dopo una lunga discussione. La Fifa - accusa De Siervo - ha imposto il suo nuovo format e le sue competizioni senza alcuna discussione, consultazione e senza accettare di avere alcuna forma di rapporto con gli organizzatori delle altre competizioni".