AGI - Le federazioni scacchistiche di Russia e Bielorussia potrebbero vedere eliminate le sanzioni attuali imposte dopo l'invasione dell'Ucraina da parte delle truppe di Mosca. All'assemblea generale della FIDE (federazione internazionale) che si terrà il 21 e il 22 settembre, in concomitanza con le Olimpiadi in corso a Budapest, i delegati dovranno votare una controversa proposta avanzata dal Kirghizistan, volta proprio ad assolvere i due Paesi, che verrebbero così reintegrati all'interno del circuito internazionale. Attualmente nessuna delle due può prendere parte ai grandi eventi scacchistici, comprese le Olimpiadi.
La vicenda, raccontata da Peter Doggers su Chess.com, è nata da una lettera datata 5 giugno 2024 e firmata dal presidente della federazione kirghisa, Babur Tolbaev, dove si chiede di procedere al voto per "ripristinare i pieni diritti alla Federazione scacchistica russa e della Federazione scacchistica bielorussa” per quanto riguarda la loro adesione e partecipazione alla FIDE, il tutto con "effetto immediato". Diverse federazioni occidentali hanno protestato contro la proposta mentre quella ucraina ha manifestato tutto il dissenso attraverso un post su X del suo nuovo leader, Alexander Kamyshin, consigliere del Presidente Volodymyr Zelensky per gli affari strategici, che ha pubblicato un thread con una foto dove il rosso della bandiera russa si trasforma in sangue che imbratta il pezzo più iconico del gioco, il re.
I am starting my work at the Ukrainian Chess Federation @uachessfed with a challenging and important battle on the international front.
— Alexander Kamyshin (@AKamyshin) September 9, 2024
Yes, it’s again about russia.
And no, we will not let them prevail, as we don’t let it on the battlefield. #NoBloodyRussianFlagBackInChess pic.twitter.com/MawQiCmSOI
Il 16 settembre, sempre su X, è comparsa anche una lettera firmata da diversi giocatori titolati ucraini, come Vasyl Ivanchuk, Ruslan Ponomariov e Anton Korobov, in cui si esortano le federazioni nazionali “a fare in modo che questo argomento non venga nemmeno messo all'ordine del giorno” e si chiede alla comunità scacchistica “solidarietà e sostegno” per Kiev.
Non è scontato quel che può accadere a Budapest. Il sistema di voto della FIDE è molto democratico per cui il voto della nazione più piccola ha lo stesso peso di quella degli Stati Uniti o della Cina. L'esito, quindi, non è scontato e, in caso di riammissione si creerebbe un precedente pericoloso nel mondo dello sport con gli scacchi improvvisamente al centro dell'attenzione mediatica per le vicende 'sportive' che riguardano Russia e Bielorussia.
Tolbaev, secondo quanto riporta Doggers, non ha portato argomenti a sostegno della sua proposta, ma ha espresso la “preoccupazione della sua federazione per la decisione presa da alcune strutture della FIDE nel 2022” di sospendere la Russia e la Bielorussia e ha osservato che “una decisione così importante dovrebbe essere presa dalla più alta autorità, l'Assemblea Generale della FIDE” e non dai vertici seguendo le linee consigliate dal CIO.
Vasyl Ivanchuk and other Ukrainian chess players signed a letter to @FIDE_chess urging not to lift sanctions against the russian and belarusian federations@Ponomariov @AndriyVolokitin @Natalichess @EvgeniyaDoluhan@AKamyshin @Eljanov @PHChess @AndriyBar @TarjeiJS @ChessProblem pic.twitter.com/BADHLhPEM6
— Tribuna.com Україна (@tribunaua) September 16, 2024
La sospensione di Russia e Bielorussia
La sospensione dei due Paesi dalla FIDE è ufficiale dal 16 marzo 2022 quando il Consiglio le ha escluse dai tornei ufficiali internazionali a squadre. I singoli giocatori, invece, possono giocare sotto una bandiera neutrale, soprattutto dopo aver espresso contrarietà alle azioni di Mosca in territorio ucraino. È vietato anche suonare i loro inni nazionali durante le manifestazioni ufficiali. Allo stesso modo sono stati annullati, e di conseguenza spostati, tutti gli eventi già assegnati alla Russia e alla Bielorussia, con l'individuazione di nuove sedi. Infine, sono stati stracciati accordi di sponsorizzazione con aziende provenienti da questi Paesi.