AGI - Ci ha pensato un talento nato e purissimo dal nome Mattia Furlani a far proseguire all'Italia un record che sembra ineguagliabile a livello mondiale. Sono, infatti, 31 giorni olimpici consecutivi, un mese esatto, che lo sport italiano conquista medaglie alle Olimpiadi. Dal 18 agosto del 2016 - argento Paolo Nicolai-Daniele Lupo nel beach volley a Rio - al magico e fantastico bronzo di Furlani nel salto in lungo, sono trascorsi ben otto anni. Al termine di una giornata che rischiava di concludersi con 'zero medaglie', ci ha pensato Mattia. Il bronzo di Furlani è la prima medaglia per l'atletica azzurra che era rimasta a secco nella prima parte di Parigi 2024 dopo i leggendari trionfi di tre anni fa a Tokyo.
In una serata con lo Stade de France della capitale francese ancora tutto esaurito, il diciannovenne di Marino già al primo salto ha piazzato il salto che poi valso il bronzo. Un volo a 8.34 metri disturbato da un metro di vento in faccia. A confermarsi sul tetto di Olimpia, il "Dio greco' Miltiadis Tentoglou che al secondo salto ha messo tutti alle sue spalle. Tentoglou è il secondo della storia ad aver conservato il titolo olimpico nel lungo dopo l'americano Carl Lewis, vincitore dal 1984 al 1996. Argento con 8,36, appena due centimetri in più dell'italiano, al giamaicano Wayne Pinnock, vicecampione iridato lo scorso anno.
Talento strepitoso quello del reatino delle Fiamme Oro, cresciuto sotto la guida tecnica della mamma Khaty Seck (è stata buona velocista), è esploso due anni fa quando faceva ancora salto in alto seguendo le orme della sorella Erika che a sua volta aveva scelto la specialità del padre Marcello (2,27 di personale). Infatti, agli Europei under 18 di Gerusalemme, Mattia si era imposto sia nel lungo che nell'alto.
Furlani con 8.38 è il detentore del primato mondiale under 20. A 19 anni Mattia è il più giovane atleta dell'atletica leggera italiana degli ultimi 100 anni ad essere salito sul podio alle Olimpico. Inoltre, il bronzo di Furlani è la seconda medaglia italiana al maschile alle Olimpiadi nel salto in lungo. Il 6 agosto del 1984, esattamente 40 anni fa, allo stadio Coliseum di Los Angeles, Giovanni Evangelisti concluse terzo. Al femminile vanno annoverati gli argenti di Fiona May, Atlanta 1996 e Sydney 2000.
"È incredibile, ci ho creduto fino alla fine, ed è l'emozione più grande della mia vita - ha esclamato Mattia davanti alle telecamere di tutto il mondo e ai media che lo hanno atteso a lungo nella zona mista -. Sono contento che sia venuta fuori una serie del genere, dal punto di vista tecnico è stata una delle mie gare migliori, in cui ho messo in pratica il lavoro svolto. Sono sicuro che migliorero' ancora".
Alla domanda su cosa significa una medaglia olimpica a diciannove anni, il neo bronzo olimpico del lungo risponde, "vuol dire tanto, qualcosa che ho sempre sognato nella mia ancora piccola carriera di atleta, mi auguro che sia l'inizio, sappiamo che c'è ancora tanto da lavorare che nemmeno ce lo possiamo immaginare".
Molto bene anche Pietro Arese nella finale dei 1500 metri che ha visto primeggiare l'americano Cole Hocker in 3'27"65 (nuovo primato olimpico) e la stella, il detentore del titolo e favorito della vigilia, il norvegese Jakob Ingebrigtsen chiudere solo quarto (3'28"24) che aveva vinto tre anni fa a Tokyo. Per Arese un ottavo posto col nuovo record italiano di 3'30"74 andato a demolire il suo 3'32"13 del 30 maggio a Oslo.