AGI - L’ottantesima edizione degli Internazionali d’Italia, la prima dell’era “minislam” con dodici giorni di torneo e 96 tennisti e tenniste in tabellone si chiude oggi. Tra sconfitte inaspettate, personaggi a sorpresa e una presenza costante, la pioggia. Ecco di seguito dalla A alla Z, chi e cosa ricordare.
A come Alcaraz. E’ arrivato agli Internazionali per la prima volta nella vita, giusto in tempo per avere la certezza matematica, dopo il primo turno, di tornare numero uno del mondo dal 22 maggio. Tutti si aspettavano una finale tra lo spagnolo e Djokovic o meglio ancora, contro Sinner. Lui ha salutato il Foro al secondo turno, incappando in una giornata miracolosa dell’underdog Marozsan, con la testa già verso il Roland Garros.
B come Biglietti. Più che dei campioni, in questi dodici giorni di torneo si è parlato del prezzo dei biglietti, con prezzi alle stelle per i posti del Centrale e della Grand Stand Arena per chi li ha comprati a ridosso dei match, un po’ più contenuti (“calmierati”) dicono gli organizzatori per chi se li è assicurati per tempo. Ma da febbraio la prevendita è stata a scatola chiusa, con relativo scorno di chi, il venerdì delle semifinali femminili era andato al Foro Italico sicuro di vedere dei quarti maschili. Qualcuno l’ha presa male, sventolando in tribuna volantini con la scritta “Binaghi ridammi i soldi”.
C come Campo Centrale (e Cellulare). Mai come in questa edizione martoriata dalla pioggia il Centrale avrebbe avuto bisogno del tetto retraibile sul modello Wimbledon, Roland Garros, Madrid di cui si parla da anni. Invece ha dovuto sopportare gli stop and go degli incontri tutti i giorni. Adesso c’è una data, il 2026. Speriamo. Il cellulare, invece è quello di Iga Swiatek, squillato proprio sul Centrale nella partita notturna il cui la polacca si è poi ritirata al terzo set. Al trillo del telefono il giudice di sedia se l’era presa con l’incolpevole pubblico, per poi accorgersi che era stata la numero uno del mondo a lasciarlo acceso.
D come Djokovic. Il trentacinquenne serbo, vincitore della scorsa edizione, si è arreso ai quarti e a Roma non gli succedeva da dieci anni. La sconfitta contro il ventenne Rune, annuncia un ineluttabile sorpasso generazionale? Nole se l’è presa con la pioggia e con il campo molle che ha infiacchito i suoi affondi e ha chiarito che sui cinque set degli Slam non teme il dream team dei ventenni. Vedremo cosa succederà a Parigi.
E come Elena (Ribakina): la tennista di Mosca naturalizzata kazaka, già campionessa di Wimbledon 2022 è la vincitrice del torneo. E’ stata l’unica russa (di nascita) a godere della stretta di mano dell’ucraina Kalinina.
F come Fognini. Arrivato a Roma con le stampelle post-infortunio alla caviglia di Estoril riposte da poco e con una wild card, avrebbe avuto lasciare perdere, ha raccontato, dopo il primo allenamento con Musetti sul Centrale (“avevo paura a muovermi”). E invece ha battuto al primo turno Andy Murray, poi si è sbarazzato del serbo Kecmanovic per arrendersi solo a Rune. Bravo lui e tenero l’abbraccio del primogenito Federico alla fine dei match.
G come Ground: Il biglietto “Ground” era quello con cui, a un prezzo più accessibile rispetto a quello di Centrale e Grand stand Arena (sui venti/trenta euro a seconda delle giornate) si potevano vedere (fino a mercoledì, poi il programma si è spostato tutto sul Centrale e sulla Grand Stand Arena) i match in programma sul campo Pietrangeli e su quelli secondari. Ovvio che visti i tempi di crisi facesse il tutto esaurito, con il pubblico piazzato sugli spalti del Pietrangeli ore prima dell’inizio dei match, in stile concerti rock. E in tanti non ce l’hanno fatta a vedere le partite. Il Codacons ha presentato un esposto all’Antitrust per “possibile pratica commerciale scorretta”, sostenendo che siano stati venduti più biglietti dei posti disponibili sul Pietrangeli. Il presidente della Fitp Binaghi ha annunciato l’arrivo di un terzo campo a pagamento e il mantenimento del prezzo “politico” per il Ground.
H come Hanfmann: arrivato dalla qualificazioni, Yannick Hanfmann tedesco numero 101 del mondo del ranking (ma nei 90 dopo Roma), con un notevole deficit uditivo dalla nascita, è stato una delle grandi e belle sorprese del torneo. Dopo i due match delle qualificazioni, in tabellone ha messo in fila Jarry, l’americano Taylor Fritz, il nostro Marco Cecchinato e perfino Rublev prima di arrendersi nei quarti a Medvedev.
K come Kalinina: l’ucraina è la tennista arrivata in finale (si è ritirata in lacrime per un problema a una coscia). Meriti agonistici a parte ha lasciato un segno politico agli Internazionali: “Il tennis è uno sport, ma lo sport è anche politica”. Così la tennista ha spiegato la sua decisione di non stringere la mano alle avversarie russe alla fine del match.
I come Italiani: nonostante le prestazioni ammirevoli dei “vecchi leoni” Fognini e Cecchinato è andata malino. Matteo Berrettini non c’era e complice una giornata no di Sinner nessuno degli azzurri è riuscito a superare gli ottavi nel singolare maschile. Il femminile è andato anche peggio: la Trevisan è uscita subito, Camila Giorgi si è fermata ai trentaduesimi.
L come Listino prezzi. Un trancio di pizza rossa e una bibita in bottiglia in uno di chioschetti dell’impianto costava caro, 9 euro, un panino 6, come una pizza bianca farcita. Per evitare il salasso molti si sono portati il pranzo da casa.
M come Maroslaw: l’ungherese Fabian Marozsan è stato l’uomo sorpresa di questi Internazionali. Arrivato dalle qualificazioni, al secondo turno, da numero 135 del mondo ha eliminato nientemeno che Carlos Alcaraz. Lo conosceva solo chi frequenta i Challenger, ai giornalisti disorientati in sala stampa Fabian ha dovuto raccontare la sua vita.
N come Navratilova Uno dei personaggi più splendenti e umani della storia del tennis. Vederla ricevere la Racchetta d’oro sul campo centrale (finalmente gremito, diversamente da quando qualche giorno prima era stato premiato Stefan Edberg) ha emozionato tutti. Ed è scesa anche qualche lacrima quando in italiano, Martina ha parlato della sua battaglia contro il tumore e di tennis come “scuola di vita che insegna lealtà, umiltà e perseveranza”.
O come Order of play Mai torneo ha richiesto uno sforzo così elevato per organizzare gli incontri. La pioggia ha rappresentato una variabile impazzita: concludere le giornate con il maggior numero di incontri giocati era già uno splendido risultato. Certo: con almeno il Centrale coperto la storia sarebbe diversa. Dovrebbe arrivare, così ha promesso il presidente e ad di Sport e Salute Vito Cozzoli, nel 2026.
P come Prize money. La parità è una questione culturale prima di tutto. Il montepremi degli Internazionali abbatterà il gender gap tra due anni. Stavolta Rybakina ha incassato la metà del vincitore, 521 mila euro contro 1.105.000. Il montepremi totale femminile era di oltre otto milioni e mezzo circa per gli uomini e di tre milioni e mezzo per le donne.
Q come Quando rivedremo Nadal. Proprio mentre si giocava al Foro, da Maiorca Rafa ha annunciato che non giocherà né a Parigi né nel resto della stagione. Forse lo rivedremo in Davis, di certo l’anno prossimo. La terra senza Rafa è molto di meno. Roma senza Rafa è come la Roma antica con Giulio Cesare in vacanza in Britannia.
R come Russia. Sui tabelloni non era menzionata, secondo le regole Cio fatte proprie da Atp e Wta in chiave anti guerra di Putin. Danil Medvedev, il russo che odiava la terra rossa giocava senza bandiera come tutti i russi e i bielorussi. E ha vinto (insieme all'ex russa Rybakina)
S come Satta: Nel senso di Melissa, l’unica rappresentante della Berrettini-family presente al Foro: ha condotto ‘Tennis Deejay’ su Sky dove ha filosofeggiato di “vibes” (vibrazioni) degli Internazionali e di brani musicali avvicinati a colpi spettacolari, ha duettato con Stefano Meloccaro e ha passeggiato a favor di telecamera sul nuovo ponticello dedicato ai Campioni.
T come Teloni (e come Tulipani). I teloni antipioggia sono arrivati in finale dandosi da fare fin dal primo turno. Si sono visti praticamente tutti i giorni, messi e tolti in continuazione dagli encomiabili addetti ai lavori. I tulipani sono quelli giganti dell’installazione Yap 2011 del museo Maxxi, collocati all’ingresso dell’impianto, davanti al Centrale. Una delle grandi bellezze del torneo.
U come Upgrade: Il torneo di 12 giorni con tabellone a 96 giocatori rappresenta una grande opportunità per chi deve vendere biglietti (ne sono stati staccati 300mila) e pure per chi vuole concedersi una giornata di tennis al Foro, visto che di giornate disponibili ce ne sono di più. Il primo test qualche problemino di rodaggio lo ha avuto, Fitp ha annunciato qualche correzione per l’anno prossimo
V come Viale delle Olimpiadi. Quello sovrastato dal ponticello in ferro che ha collegato l’area giocatori nella zona piscine al Centrale e che ha rappresentato la principale novità ”architettonica” del Foro quest’anno. Ne hanno goduto i giocatori che sono rimasti così lontani e protetti dal pubblico sottostante.
Z come Zverev, Alex. Al Foro ha perso contro Medvedev e ci può stare. Ma il fatto è che sulla terra, ogni volta in cui scivola, ricordando l’infortunio grave alla caviglia di cui è stato vittima un anno fa, gli spettatori trattengono il fiato. E forse lo trattiene pure lui, il che non giova al suo tennis.