AGI - Sarà la finale tra il russo Daniil Medvedev, numero tre del ranking mondiale e il danese Holger Rune, numero 7, a incoronare l’ottantesimo re di Roma agli Internazionali d’Italia.
Il ventenne è arrivato all’ultimo atto con un match sicuramente tosto, in rimonta sull’altro scandinavo Ruud, ma si è salvato dalla pioggia caduta sul Centrale, ancora senza l’agognato tetto.
Mentre la semifinale del russo, che dopo tre uscite di scena al primo turno oggi si gioca la prima finale della sua vita a Roma (e la seconda in carriera sulla terra che non ha mai amato) è stata parecchio più travagliata.
Se fosse stata un film quella surreale semifinale vinta 7-5 7-5 su Stefanos Tsitsipas e in scena dalle 16 di sabato sul Campo Centrale degli Internazionali d’Italia, si sarebbe intitolata “la semifinale più pazza del mondo”. O anche “la semifinale più bagnata del mondo”.
Uno stillicidio di teloni messi e tolti, di ombrelli aperti e chiusi sugli spalti, di scritte “play suspended” , con il “no play before” che si aggiornava continuamente” posticipando l’attesa degli spettatori e dei due poveri protagonisti che notoriamente si detestano e che dopo questo match, cominciato alle 16,15 e finito alle 22,30 potrebbero detestarsi ancora di più. Inaugurata con il break iniziale del russo sul servizio del greco, la partita è stata fermata dopo pochi minuti dal giudice di sedia Layani con i giocatori però tenuti in campo sulle loro sedie.
I due sono andati avanti quindi sotto la pioggia, con Medvedev che notoriamente odia la terra rossa e chissà quali sentimenti avrà provato dopo essere stato costretto a giocare sulla quella roba bagnaticcia, che già sul 2 a 1 per lui è andato a lamentarsi dal giudice di sedia, invocando la sospensione, tra i fischi del pubblico. Niente da fare, il match è andato avanti fino a quando Tsitsipas, sotto 3 a 4, ha breakkato il russo portandosi sul 4 pari, con relativa nuova indignazione dell’avversario.
Poi il diluvio, che ha costretto Layani a sospendere il match alle 17 dando via al carosello dei “play suspended” e del no play before annunciato prima per le 17.35, poi le 17.50, le 18.10, le 18.25.
Mentre i 4.500 spettatori della sessione serale (la finale femminile doveva cominciare sul centrale alle 19) si accalcavano ai tornelli (sono stati fatti entrare verso le 20, dirottati verso il campo Pietrangeli per il doppio femminile e più tardi ammessi sul Centrale anche per la semifinale maschile, in scena prima di quella del singolare femminile, poi cominciata alle 23 e finita a notte fonda con la vittoria di Rybakina per ritiro di Kalinina, per frenare una protesta arrivata fino in sala stampa).
Poi finalmente una schiarita, si fa per dire. Via i teloni: Tsitsipas e Medvedev sono tornati in campo alle 19, 45, con il greco al servizio, il tempo di giocare un solo game e passare in vantaggio 5-4 e poi di nuova partita fermata, tra i fischi del pubblico. Gioco sospeso, “no play before 20,30”.
Illusione: il “before” diventa alle 20.50. Anzi, poco dopo la ripresa viene annunciata per le 21.15, cinque ore dopo l’inizio del match e 4 ore e 22 dopo il primo stop per la pioggia. Tsitsipas è serio, Daniil ha lo sguardo torvo, forse pensando che Rune, il ventenne danese che aspettava uno di loro in finale, era già a letto a riposare.
Alla ripresa Daniil però era più reattivo: pareggiava subito i conti e poi approfittando di un appannamento del greco sul 5 pari e 40 a zero per lui lo breakkava aggiudicandosi quindi il set per 7-5 per portarsi in fretta sul 2 a 0 nel secondo.
Tra vincenti e drop shot , discese a rete di Tsitsipas e un altissimo livello di gioco, si arrivava sul 5 pari, e quindi anche grazie a qualche doppio fallo di troppo del greco, sul 6/5 Medvedev si procurava il primo match point. Sfruttato e celebrato con un balletto irridente dal russo che odiava la terra rossa. Dopo il match cominciato alle 16 e concluso alle 22, 30, sei ore e mezzo dopo, forse la ama un po’ di più: “Spero che la terra rossa di Roma mi sorrida anche in finale” ha detto nell’intervista a bordo campo.