AGI - L’ippica, da sempre passione dei reali e dell’Upper class inglesi, è sotto accusa Oltremanica: gli animalisti hanno denunciato che da inizio anno sono già una cinquantina i cavalli morti nelle corse del Regno Unito. Nel mirino c'è soprattutto il Grand National, la corsa a ostacoli più famosa del mondo. L’ultima battaglia è andata in scena il 22 aprile ad Ayr, nell’edizione scozzese della gara: la polizia ha fermato 24 manifestanti che protestavano per la morte del cavallo Oscar Elite, soppresso dopo essersi fratturato una zampa durante una delle prime gare dell’evento. Una settimana prima, nel Grand National inglese ad Aintree, a nord di Liverpool, avevano perso la vita altri tre cavalli in una 175ma edizione segnata da furiose proteste che hanno portato a 118 fermi e al ritardo di un quarto d’ora della gara più attesa dell’intera stagione ippica.
"Puoi scommetterci, muoiono"
Il Grand National Festival è un evento che si snoda su tre giornate che culminano nella corsa più attesa: una quarantina tra i migliori purosangue che partono tutti insieme per percorrere 4,5 miglia (all’incirca 7km) con ben 30 ostacoli da superare che in alcuni casi raggiungono i due metri da terra per la presenza di fossati. Un appuntamento unico per la sua spettacolarità ma pericoloso per i fantini e, soprattutto, per i cavalli. Ad Aintree gli attivisti di Animal Rising hanno accolto i 70.000 spettatori con volantini e striscioni con la scritta “puoi scommetterci, muoiono”: il riferimento è al massiccio giro di soldi che gira attorno all’evento, con oltre 100 milioni di euro soltanto per le scommesse online.
La protesta era stata preannunciata da uno dei leader del gruppo, John Lockwood: "Stiamo dicendo alle persone di tenere in mente che quando scommetti sul Grand National, ci sono cavalli che in quella corsa hanno più probabilità di morire che di vincere". I manifestanti hanno invaso la pista a due minuti dalla partenza della gara finale e si sono legati agli ostacoli, prima di essere portati via dalle forze dell’ordine applaudite dagli spettatori. Un totale di 118 persone sono state arrestate per la turbativa dell’ordine pubblico e i danni causati al circuito.
Cinque cavalli caduti al primo ostacolo
A infiammare la situazione la notizia della morte di due cavalli, Dark Raven e Hill Sixteen durante le corse del sabato, che si sono sommate a quella di Envoye Special di giovedì. Hill Sixteen è stato uno dei cinque cavalli a cadere al primo ostacolo del Grand National, l’unico che non è riuscito a sopravvivere all’infortunio fatale al collo rimediato per saltare la recinzione. Si tratta del quarto animale deceduto in tre anni al Grand National inglese, numeri che invocano la necessità di nuovi cambiamenti.
L’Autorità ippica britannica (BHA) ha assicurato che si indagherà sulle cause degli ultimi incidenti in pista ma ha sottolineato come nell’ultimo ventennio siano stati fatti molti passi avanti in termini di sicurezza, grazie agli investimenti e alle modifiche nel regolamento. Nel 2012, dopo la morte di due cavalli, vennero alleggeriti e resi più flessibili alcuni ostacoli. Successivamente è stata ridotta la distanza tra il punto di partenza e la prima recinzione in modo da affrontarla a una velocità minore, oltre a un distanziamento maggiore tra la folla e la pista, per evitare che le urla possano deconcentrare i cavalli.
C'erano state ‘solamente’ cinque vittime su 395 equini nelle 10 edizioni successive, nessuna per sei anni consecutivi tra il 2013 e il 2018. Nel 2019 la morte del cavallo ‘Up For Review’ ha riportato sotto i riflettori le problematiche riguardanti la durezza della gara e l’altezza delle recinzioni (più grandi rispetto alle altre piste della National Hunt), troppo spesso fatali per i protagonisti.
Posizioni inconciliabili
Al momento le posizioni al momento appaiono inconciliabili: da una parte gli animalisti che rimproverano agli appassionati del Grand National di "sostenere a parole di amare i cavalli" per poi restare indifferenti di fronte a episodi che "dovrebbero sconvolgere tutti". Dall’altra il mondo dell’ippica che accusa proprio i manifestanti per alcuni degli ultimi incidenti mortali avvenuti dopo che le proteste avevano ritardato le gare. È il caso dell’addestratore di Hill16, l’animale morto nella corsa del 15 Aprile: “Coloro che si definiscono amanti degli animali sono in realtà ignoranti che non hanno idea del benessere dei cavalli”, ha denunciato Sandy Thomson.
Sulla questione è intervenuta anche l’influente Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals (RSPCA), la più importante onlus britannica per la difesa degli animali, la quale ha chiesto un nuovo piano per rendere l’ippica più sicura, salvaguardando i 50.000 purosangue del Regno Unito. Tra le misure suggerite ci sono la riduzione del numero di cavalli in gara e il divieto dell’uso del frustino.