AGI - "Nel periodo maradoniano c’erano più campioni e meno collettivo, in questo Napoli più collettivo e meno campioni, due modi completamente diversi ma che alla fine ti portino comunque a vincere": Alessandro Renica, l'ex difensore azzurro protagonista dei primi due scudetti dell'era Maradona del 1986-1987 e del 1988-1989, fotografa così la stagione trionfale della squadra di Luciano Spalletti.
Del Napoli tricolore "mi ha colpito il gioco: stupendo imprevedibile, moderno e spettacolare", spiega in un'intervista all'AGI, "obiettivamente non mi aspettavo che riuscissero a vincere subito lo scudetto, dopo le tante cessioni".
L'ex calciatore di Vicenza, Sampdoria e Verona stila anche una personale classifica per ripartire i merito di questo titolo: "Nell'ordine: giocatori, Spalletti e staff, Giuntoli e capo scouting, e poi Aurelio De Laurentiis, anche per un bilancio in ordine".
"Il presidente ha vinto da imprenditore sia con un bilancio in ordine esemplare e sta arrivando a vincere al sud in un modo esemplare", osserva Renica, "non si può che fargli i complimenti ma ora viene il difficile dare continuità e non sarà facile ma anche non impossibile".
Per il 60enne che ha avuto anche diverse esperienze da allenatore, dalla primavera del Vicenza al Chioggia Sottomarina, il vero leader di questo Napoli "è sicuramente Spalletti". "Lui per me ha fatto la differenza", assicura.
L'unico rimpianto della stagione dei partenopei è l'eliminazione in Champions League: "Ma non è stata una delusione", sottolinea Renica, "il Napoli meritava ma purtroppo il calcio è questo, al netto degli errori difensivi degli azzurri, gli arbitraggi sono stati molto penalizzanti sia alla andata che al ritorno. Fatti oggettivi come l'espulsione ingiusta di Anguissa, l'ammonizione assurda a Kim con relativa squalifica, l'evidente rigore su Lozano negato al ritorno... Comunque per quest'anno ci si può accontentare dello scudetto".
Tra le tante soddisfazioni di questa stagione c'è anche la doppia vittoria contro la Juventus, con l'Allianz espugnato tra le polemiche e la rabbia dei bianconeri: "La Juventus non sa più perdere e accampa scuse e questo spiega il suo declino. A mio avviso i vincenti analizzano e trovano le soluzioni per ritornare vincenti, i perdenti accampano scuse e si giustificano con alibi".
Poi un ricordo del rito scaramantico del Napoli di Maradona prima delle partite: "Avevamo l’abitudine di stringerci tutti intorno a Diego che si inchinava in posa supina, tutta la rosa metteva la mano sopra e urlavamo 'chi si ritira dalla lotta è un gran figlio di una m...", rievoca ridendo.