AGI - Campione nella metodologia e caparbietà dell’allenamento, fuoriclasse tra le corsie della pista di atletica leggera, uomo di una cultura invidiabile, quattro lauree, avvocato-commercialista, relatore in convegni e persino europarlamentare. Tutto questo e molto altro era Pietro Paolo Mennea, l’uomo che per più di un decennio è stato il più veloce nei 200 metri con 19”72, numeri che hanno fatto storia e che il grande campione inseriva nei suoi originali autografi.
Mennea non era solo un campione nello sport, ma era un campione anche nella quotidianità. Quello che colpiva del Mennea-uomo era la pacatezza, la tranquillità, quelle interviste o chiacchierate che erano vere e proprie lezioni di vita. Il 21 marzo di dieci anni fa l’improvvisa scomparsa a 60 anni dopo una malattia conosciuta solo a pochissime persone: si dice alla moglie Manuela e a pochi altri.
Dieci anni fa moriva Mennea e Jacobs non aveva ancora debuttato in nazionale
Dieci anni fa Marcell Jacobs era ancora ‘crazylongjumper’ e non aveva ancora debuttato in nazionale. Jacobs l’anno prima aveva corso i 100 in 10”68 in una graduatoria nazionale guidata sempre da Mennea con 10”01. Filippo Tortu quando morì Mennea non sapeva che l’anno successivo riusciva a laurearsi campione italiano allievi dei 200 con 21”42 e soprattutto che cinque anni dopo lo batteva fermando i crono sui 100 su 9”99.
Incredibile. Samuele Ceccarelli, il fresco nuovo campione europeo dei 60 indoor, il 21 marzo del 2013 aveva tre anni e due mesi. Chissà cosa avrebbe detto Pietro quando alle Olimpiadi di Tokyo, l’Italia salì sul tetto dell’Olimpo della 4x100 e Jacobs su quello dei 100 metri.
A 15 anni sfidava le auto sportive
Mennea era quel ragazzo che quando aveva 15 anni sfidava le auto sportive su una strada sterrata di Barletta per guadagnare 500 lire. Nella sua carriera ha indossato 52 volte la maglia azzurra e cambiato sette società, passando anche dall’Aeronautica Militare. Il debutto in Nazionale maggiore a 19 anni, nel 1971 agli Europei di Helsinki dove contribuì alla conquista del bronzo della 4x100. L’anno successivo la prima delle cinque Olimpiadi (bronzo nei 200 in Baviera).
Terminò la carriera ai Giochi di Seul del 1988: dopo essere stato alfiere della spedizione italiana prese parte alle batterie dei 200 ma poi non si presentò ai blocchi per i quarti di finale. In mezzo 17 anni di grande atletica, di storici risultati, dagli ori alle Universiadi (lui ci teneva tanto) agli ori europei del ’74 e ’78, dal 19”72 che fu primato mondiale fino al 1996 all’oro olimpico a Mosca nel 1980.
“Un ragazzo del Sud senza pista oggi è riuscito a fare il record del mondo”, disse il 12 settembre del 1979 dopo aver vinto in 19”72 le Universiadi nel caldo-umido di Città del Messico.
Il momento più bello, emozionante e toccante della carriera di Mennea resta, però, quello di lunedì 28 luglio del 1980 quando alle 20,10 andò sui blocchi della corsia otto per affrontare la finale dei 200 metri. Emozione totale.
Il trionfo allo stadio Lenin a Mosca
Mosca, stadio Lenin, a pochi passi dalla Moscova, ai piedi della ‘collina dei passeri’, sotto gli occhi della Nomenklatura di allora (inquilino del Cremlino era Leonid Brezhnev che l’anno prima ordinò l’invio dei carri armati in Afghanistan facendo scattare il boicottaggio Occidentale), Pietro Paolo scatta con quella sua classica partenza lenta e caracollante. Indossa un gigantesco pettorale numero 433.
Dopo uno stupendo ed emozionante recupero sullo scozzese Allan Wells (battuto per due centesimi) vinse l’oro in 20”19. Indimenticabile e ancora oggi da brivido quel “recupera, recupera, recupera…. ha vinto, ha vinto” del telecronista Rai di allora Paolo Rosi. Un trionfo frutto di una sconfitta, quella di 48 ore prima nei 100 metri. Mennea si isolò, si chiese se era diventato ‘un atleta normale’, parlò solo con il sovietico Valery Borzov e l’allenatore Carlo Vittori.
Dopo l’oro di Mosca nel 1981 si ritirò per dedicarsi allo studio. Nel 1982 solo un’apparizione, quella con la staffetta 4x400 agli Europei di Atene. Nel 1983 la Iaaf (federazione mondiale) istituì il Campionato mondiale e Mennea gareggiò a Helsinki conquistato il bronzo nei 200 e l’argento con la 4x100. A Los Angeles ‘84, tre gare e tutte senza medaglie, poi la conclusione dell’epopea a Seul ’88.
Negli anni diventa avvocato ed europarlamentare
Negli anni diventa avvocato, lavora nella sua Roma che lo aveva ‘adottato’ già da ragazzo. Nel 1999 decise di sbarcare in politica e venne eletto europarlamentare aderendo al Gruppo del Partito Europeo dei Liberali, Democratici e Riformatori. Nel 2002 si candidò sindaco della natia Barletta tra le fila di Forza Italia, arrivò al 36% ma sindaco rimaste il Francesco Salerno del centrosinistra.
Il giorno della sua scomparsa le Ferrovie dello Stato intitolarono a Mennea il primo esemplare del treno ad alta velocità Frecciarossa 1000 e ai Mondiali di agosto a Mosca tutta la squadra azzurra indossò divise con stampato il cognome del velocista barlettano.
Legate all’ex velocista, il ‘Mennea Day’, la Fondazione Pietro Mennea Onlus, l’intitolazione dello stadio dei Marmi di Roma, e l’intitolazione di un Airbus 319 della compagnia aerea di bandiera italiana ITA Airways.