AGI – “Da sempre ho avuto una profonda ammirazione nei confronti di Pietro. A 18 anni mi chiedevo, ‘ma come farò ad andare forte come lui’. Non dimenticherò mai quel 21 marzo di dieci anni fa, non ci credevo”. Sono le parole di Marisa Masullo intervistata dall’AGI alla vigilia del decennale della morte di Pietro Paolo Mennea, leggenda dello sport mondiale, per quasi 17 anni detentore del record del mondo dei 200 metri con il mitico 19”72, crono corso il 12 settembre del 1979 a Città del Messico.
Masullo, milanese di nascita ma romana d’adozione, giornalista, impegnata nel mondo della comunicazione per eventi sportiva, direttrice tecnica della società Csain Velocemente Academy e della scuola di atletica leggera che prende il suo nome, è l’atleta con più maglie azzurre indossate, ben 79 tra il 1977 e il 1993 (in mezzo tre Olimpiadi e altrettanti Mondiali)
A 18 anni avevo Mennea compagno di squadra in nazionale
“Sono entrata in nazionale a 18 anni (1977) ed era una cosa pazzesca per una ragazzina come me avere un compagno di squadra come Pietro – ricorda Masullo –. A Formia anziché andare a fare la doccia, al termine del mio allenamento, ero junior, mi sedevo sui gradini di Formia e assistevo con senso di ammirazione ai suoi allenamenti: volevo capire come faceva, non si fermava mai”.
Marisa Masullo racconta un aneddoto del Mennea non sportivo. “Eravamo a Formia durante un raduno invernale. Io leggevo tanto ma non avevo libri con me. Pietro mi disse, ‘se vuoi te ne impresto uno’. Sono andata all’hotel Miramare e nella sua stanza c’erano libri ovunque, mi aveva sconvolto, non solo volumi universitari – dice l’ex velocista –. Lui leggeva tutti i giorni i quotidiani, non solo quelli sportivi. Era un atleta completamente diverso rispetto a tutti gli altri. Era una persona interessa e curiosa. Pietro era un po’ solitario ma se entravi in empatia con lui ti faceva tanto ridere”.
Sotto l’aspetto prettamente del ricordo sportivo, Masullo ricorda, “quando agli Europei di Praga vinsero Mennea e Simeoni mi sentivo una privilegiata, c’era un forte spirito di emulazione, ci hanno fatto crescere, loro hanno acceso la voglia di emergere”.
A Mosca eravamo tutti allo stadio a tifare per lui
Parlando delle Olimpiadi di Mosca ’80, Masullo racconta, “la squadra era molto unita, Pietro nei giorni prima della gara non era stato bene, c’era sempre tensione tra lui e la federazione ed eravamo tesi anche noi per il risultato perché lo volevamo vedere con l’oro al collo: quel pomeriggio eravamo tutti allo stadio a tifare per lui”.
Masullo per diversi era nello staff del presidente della Fidal, Alfio Giomi (predecessore dell’attuale Stefano Mei) ed è stata una delle ideatrici del ‘Mennea Day’.