AGI - L’Unione Sovietica non esisteva più e la Comunità degli Stati Indipendenti aveva concluso da qualche mese la sua funzione di traghettatrice soprattutto in ambito sportivo. L’Ucraina era ormai autonoma, aveva la sua bandiera, il suo inno e la sua sigla, aveva un Comitato olimpico nazionale indipendente presieduto dalla leggenda Valery Borzov (il grande rivale di Pietro Mennea), e anche lo ‘Zar delle aste’, Sergej Bubka era diventato cittadino ucraino. Il 21 febbraio del 1993, esattamente 30 anni fa, Bubka nella sua Donetsk valicò 6 e 15 metri, record storico, memorabile, indimenticabile che venne battuto solo il 15 febbraio del 2014 (21 anni dopo), sempre nella località della martoriata Ucraina dell’Est, dal francese Renaud Lavillenie che superò 6 e 16.
Sergej, campione olimpico da sovietico a Seul ’88 e tre volte oro iridato, nella sua carriera si era imbattuto in astisti transalpini. Soprattutto con Thierry Vigneron. Il 31 agosto “Tin Tin”, soprannome di Vigneron da pochi giorni bronzo olimpico, si riprese il primato del mondo saltando 5,91. La misura venne fallita da Bubka che, dimostrando una eccellente intelligenza tattica, passò a 5,94 che valicò mandando in tripudio l’interno stadio Olimpico di Roma che era ancora senza copertura. Bubka, allievo di Vitalj Petrov (allenò anche Giuseppe Gibilisco, oro iridato nel 2003), valicò i 6,15 metri sulla pedana costruita appositamente per il ‘Pole Vault Stars’, meeting di salto con l’asta (prima edizione nel 1990) che si svolgeva all’interno della Druzhba Arena. Ebbene, quel palazzetto oggi non c’è più. Nel maggio del 2014 a pochi mesi dalle rivolte finali di Euromaidan, un incendio danneggiò irreparabilmente la struttura che poi venne distrutta.
Sulla piazza antistante il palazzetto che era adibito anche concerti e partite di hockey dell’Hc Donbass, era stata eratta una statua in onore a Sergej. Bubka, trascinato dalla clap (il battito scandito delle mani) di cinquemila orgogliosi ucraini e con le cheerleaders a fare da cornice, velocissimo corse verso la buca, imbucò l’asta in maniera perfetta e spiccò il volo. Quell’omino vestito di bianco volava alto 6,15 metri nella notte di Donetsk. Tra indoor e outdoor Sergej Bubka stabilì 34 record del mondo partendo proprio dal 5,94 di Roma. Bubka si ‘divertiva’ di salire centimetro dopo centimetri: c’è chi diceva che lo faceva volutamente per racimolare preziosi dollari da cambiare in grivnie e donarle al suo popolo, chi sosteneva che lo sforzo fisico era tale che era impossibile salire a colpi di 4-5 centimetri.
Dal 23 giugno del 2005 fino a pochi mesi fa è stato il quarto presidente del Comitato olimpico nazionale ucraino succedendo a quello che poi era diventato il quarto presidente della Repubblica, Viktor Yanukovych. Dal 2008, Sergej è membro con incarichi di coordinamento di eventi olimpici sia assoluti che giovanili del Comitato Olimpico Internazionale e dal 2012 al 2020 è stato componente dell’Esecutivo.
Bubka, già residente a Montecarlo considerata la vicinanza con la sede della federazione internazionale di atletica leggera, ricoprire l’incarico di vice presidente senior (vicario) di World Athletics, ovvero il numero due di Sebastian Coe. Nell’aprile dello scorso anno Sergej aveva visitato al Centro di preparazione olimpica del Coni ‘Giulio Onesti’ a Roma alcuni atleti olimpici ucraini fuggiti dall’Ucraina in guerra. Bubka era venuto assieme al ministro dello sport e dei giovani Vadim Guttsait che nell’autunno scorso diventò il suo successore alla carica di presidente dello sport del Paese. Per lo ‘Zar delle aste’, laureato in pedagogia, anche una parentesi politica: dal 2002 al 2006 si è occupato di sport, giovani e cultura in Parlamento a Kiev.