AGI - Meno di cinque anni dopo aver firmato la partnership con Kosmos, la Federazione Internazionale di Tennis (Itf) ha deciso di porre fine alla partnership col gruppo d'investimento presieduto dall'ex calciatore spagnolo Gerard Piquè e di assumere l'organizzazione della Coppa Davis. Lo annuncia la stessa Itf in un comunicato in cui aggiunge che subentrerà nell'organizzazione della competizione a partire dall'edizione di quest'anno.
Nell'agosto 2018 l'Itf ha approvato una modifica del formato della Coppa Davis e ha assegnato al gruppo di investimento Kosmos un contratto di 25 anni e 3 miliardi di dollari per l'organizzazione dell'evento (a partire dal 2019). Kosmos era stata fondata nel 2017 dal campione di calcio catalano Piquè con un dirigente del gigante giapponese della vendita al dettaglio online Rakuten, incontrato durante una cena organizzata per avvicinare gli investitori giapponesi al suo club, l'FC Barcelona. Il suo primo grande colpo fu l'acquisizione, l'anno successivo, della Coppa Davis.
L'accordo prevedeva la gestione della manifestazione per 25 anni, ma la partnership tra l'Itf e Kosmos è giunta a una brusca fine oggi perchè, sostengono fonti ben informate, le due parti non sono riuscite a raggiungere un accordo finanziario.
Ora la domanda che tutti si pongono è a seguente: si tornerà al vecchio formato oppure la Itf manterrà la nuova impostazione voluta dal gruppo Kosmos, che è stata criticata fin dal suo debutto e ancora non convince. Il desiderio di rivitalizzare la Coppa Davis, manifestazione che ha più di cento anni, e di renderla più attraente per i media ha spinto Kosmos a rivedere il format, che non è stato esente da critiche. Piquè e Kosmos sono stati accusati di snaturare la storica competizione di tennis per Nazioni.
Sono spariti i quattro turni da febbraio a dicembre, le partite di cinque set e i duelli tra nazioni in casa di uno degli avversari, in un'atmosfera di eccitazione. è stata invece introdotta una fase finale di una settimana nella stessa città. Questa formula si è poi evoluta con un primo turno eliminatorio, poi una fase a gironi in quattro città e infine la fase finale (quarti, semifinali, finali) in un'unica sede (Malaga). Ma lungi dal rilanciare l'evento, il nuovo formato fatica ad attrarre i migliori giocatori.
Gli spettatori, scoraggiati dal formato e dall'alto prezzo dei biglietti, disertano la competizione, come è successo con i tanti posti vuoti sugli spalti durante la fase a gironi dello scorso anno. Nel suo comunicato stampa, l'Itf non ha specificato se la Coppa Davis potrebbe tornare al suo formato originale. Nel frattempo, l'edizione 2023 si svolgerà "come previsto", afferma la Federazione internazionale, che spiega che organizzerà "le fasi di qualificazione e la fase finale dell'edizione 2023, con la fase finale a otto squadre organizzata a Malaga, in Spagna, a novembre".
In molti si chiedono che ne sarà della Coppa Davis
Dopo la rottura tra la Federazione internazionale tennis (ITF) e la Kosmos la domanda è: che ne sarà della Coppa Davis, la più antica e nobile competizione tennistica a squadre che ha ha occupato i sogni di atleti e tifosi per un secolo prima di scoprirsi mal tollerata prima dagli uni e poi pure dagli altri?
La svolta del 2018 verso Kosmos è a tutt'oggi ammantata dal mistero. L'attuale presidente della Federazione francese (una delle più potenti al mondo) Gilles Moretton ha dichiarato ieri: "Su questa vicenda non c'è alcuna trasparenza. Ho chiesto di visionare il contratto con Kosmos e non me l'hanno fatto vedere. A novembre a Glasgow ho chiesto ad un membro della Commissione Coppa Davis dell'ITF, l'egiziano El Shafei, se lui ne sapesse di più. Mi ha risposto: nessuna sa niente di quel contratto, tranne il Presidente Haggerty".
La svolta avvenne perchè, secondo voci ufficiose, il main sponsor "storico" della manifestazione, il gruppo BNP Paribas, aveva annunciato che si sarebbe sfilato dal business a causa del progressivo deterioramento dell'immagine della Coppa dovuto soprattutto al fatto che i big player la giocavano sempre di meno. Comparendo magari solo per la finale qualora la squadra d'appartenenza l'avesse raggiunta.
Il progetto Piquè poggiò su due scelte fondamentali che hanno distrutto la struttura storica della competizione: dar vita all'evento-Finals con più squadre in campo neutro (annullando così il fattore campo che comunque aveva fatto dei match della Davis eventi assai sentiti e coinvolgenti), portando i match (tranne quelli dei gruppi "minori") a svolgersi con il format di due singolari e un doppio e soprattutto ogni match al meglio dei tre set invece che su cinque, come avviene nei tornei dello Slam.
Il numero dei top player che giocano la Davis in costante flessione
Il risultato è stato che il numero dei top player che giocano la Davis non solo non è aumentato ma se possibile ha fatto segnare un'ulteriore flessione. E quando, come nel caso dell'ultima finale, due come Shapovalov e Auger Aliassime si sono presentati lo hanno fatto in condizioni psicofisiche palesemente precarie, anche se questo non ha impedito loro di vincere la Coppa. In più i dati delle finali in campo neutro hanno dimostrato che pure gli appassionati d i tennis, se non c'è il fattore-tifo, tendono a snobbare la manifestazione.
Più che rinascere la Davis è sprofondata in questi ultimi 4 anni. E non sfugga ai più che la rottura fra Itf e Kosmos è arrivata pochi giorni dopo la conclusione della prima edizione della United Cup, competizione a squadre mista che ha raccolto i favori espliciti di giocatori e spettatori. Il progetto di Andrea Gaudenzi, Ceo di Atp, di ricostruire il tennis dalle fondamenta unificando in un unico board Atp, Wta, organizzatori di tornei dello Slam e Itf, potrebbe rivestire un ruolo fondamentale ora che la Davis non è più un evento organizzato da una socità "esterna".
Ha detto ancora Gilles Moretton: "I tornei dello Slam dovranno federarsi con la Coppa Davis perchè questi sono i pilastrti del nostro sport". Arriveranno dunque match di Davis che si disputano al fianco di tornei dello Slam? Incontri che torneranno al format tre su cinque (soluzione avversata dai giocatori)? Reintroduzione di una finale unica da giocarsi sul campo di una delle contendenti? Da oggi in poi ogni progetto è possibile. Ciò che non è pensabile è che una competizione che potrebbe essere una miniera d'oro prosegua il suo lento scivolare nell'emarginazione.