AGI - "Odessa, come tutto il nostro Paese, vive e lotta. Nonostante tutto, non fermiamo la nostra vita: lavoriamo, studiamo, ci aiutiamo a vicenda e vinciamo". Tra bombe e paure, nella cittadina affacciata sul Mar Nero, si continua a giocare a scacchi. A raccontare questa resistenza sportiva è il capo della federazione scacchistica della regione ucraina, Vadym Morokhovsky, con un video sul suo profilo Facebook.
Il presidente dell'associazione scacchistica cittadina, Igor Gorbunov, ha invece spiegato al sito ucraino Novyny.live come ora, a Odessa, i locali adibiti alle partite siano sempre più i rifugi e altri locali sottoterra usati per ripararsi dalle bombe. Gli unici posti dove sentirsi, in parte, più sicuri.
Un esempio è quello dell'Università di agraria, situata dall'altra parte della strada rispetto al club degli scacchi, che ha fornito il suo seminterrato per questo scopo. Accogliere bambini, preparare i pezzi e sorvegliare che tutto si svolga senza pericoli. Quasi ogni giorno. Questa è la missione di insegnanti e genitori.
"Per quasi sette mesi, o almeno fino a quando non c'era la possibilità di andare nei rifugi, gli allenatori lavoravano con i bambini esclusivamente online. Se prima della guerra si formavano nella nostra scuola oltre 250 bambini, ora ne entrano al massimo 70", ha spiegato Gorbunov.
Solo a settembre, secondo quanto riporta il sito ucraino, si sono svolti a Odessa cinque tornei tra bambini di età dai 6 ai 14 anni. Sono tornei importanti perché servono ai piccoli giocatori per mantenere alto il loro livello di competitività. I campionati ucraini, nazionali e regionali, sono ovviamente sospesi. Organizzarli online non è possibile per via delle difficoltà logistiche ma anche per le regole anti-cheating, ovvero quelle che limitano la possibilità di imbrogliare ricorrendo ai suggerimenti dei motori scacchistici.
A cambiare sono anche le abitudini di gioco. Se l'allarme anti-aereo suona durante le competizioni, infatti, le partite vengono fermate in quel preciso momento. Vengono scattate foto sulle posizioni affinché sia possibile riprendere, una volta che la situazione si normalizza, nel migliore dei modi. Gli occhi dei ragazzi, tra una pausa e un'altra, ritornano così, ogni volta, a riflettere su posizioni, tattiche e strategie. Tutto in attesa che anche le scacchiere possano tornare a vedere la luce del sole.