AGI Ci sono vent'anni di gestazione e 'corteggiamento' e due di lavorazione, fra riprese, ricerche d'archivio e delle location dietro 'Gigi Riva. Nel nostro cielo un rombo di tuono', l'ambizioso docufilm di Riccardo Milani su uno dei più grandi calciatori italiani di tutti i tempi.
Il lungometraggio (quasi due ore e tre quarti di durata) debutta nella città dove Riva, che il 7 novembre festeggia il 78esimo compleanno, ha scelto di trascorrere la sua vita. Ormai una leggenda, l'ex attaccante è stato fin da subito adottato, con amore ricambiato, dall'intera Sardegna. "Ero già mezzo sardo", confida adesso, con un sorriso Riva, trascinatore del Cagliari dello scudetto nel 1970, "quando sono arrivato qua". Ai sardi lo accomunano molti tratti del suo carattere, fra tutti il linguaggio del silenzio.
"Una paura tremenda"
Il figlio Nicola, scherzando con Milani (noto per successi come 'Benvenuto presidente!' e 'Come un gatto in tangenziale'), ha rivelato che ancora non sa se suo padre apprezzerà il film, di cui il protagonista non ha voluto vedere neppure un'anticipazione, fedele al suo carattere schivo e introverso.
Il ritratto che ne fa Milani, coronando un sogno che lo accompagna fin da bambino, è intenso, poetico, autentico e si sovrappone a immagini suggestive e struggenti di una Sardegna selvaggia, indomita, potente, un'isola un tempo rappresentata come luogo di punizione e di cui il calciatore ragazzino arrivato da Leggiuno (Varese) aveva un'istintiva paura, "una paura tremenda".
Gigi Riva si racconta seduto in poltrona, nella sua casa di Cagliari, l'immancabile sigaretta in mano. I primi fotogrammi mostrano la sua sagoma che percorre la battigia dell'incantevole spiaggia del Poetto spazzata dal maestrale, deserta come appare fuori stagione, quando il vento solleva la sabbia e non c'è sole che convinca a indugiarvi.
Un luminoso futuro
"Sono un calciatore", così si presentava Riva attaccante del Cagliari, "spero bravo e abbastanza fortunato. Il calcio per me è passione. Ci giocherei anche se dovessi pagare per farlo". Il film, che sarà prima proposto nelle sale della Sardegna, ripercorre, con immagini in bianco e nero, l'infanzia a Leggiuno, dove Riva cominciò a tirare calci al pallone nel campo dell'oratorio vicino a casa. A 9 anni la scomparsa del padre segnò l'ingresso in collegio e la lontananza dalla madre, poi persa all'età di 16 anni. Per il figlio lei intravedeva un futuro luminoso: "Il mi' Gigi lo metteranno sulla Gazzetta", profetizzava.
Al dolore - composto, silenzioso - per la perdita dei genitori si aggiunse quello per la morte della sorella.
Il percorso umano e calcistico di Riva è raccontato anche attraverso le voci dei coprotagonisti dello scudetto del '70, l'unico conquistato dal Cagliari, e filmati d'epoca. Compaiono, fra gli altri, gli ex compagni di squadra Enrico Albertosi, Beppe Tomasini ed Angelo Domenghini. "E' un amico fraterno, da 60 anni, è stato anche il mio testimone di nozze", ha ricordato Tomasini. "Gigi resta l'attaccante più forte nella storia del calcio italiano. È il piu' grande di tutti. È sempre stato taciturno, non ci si poteva parlare ore e ore, ma diceva l'essenziale. Giocava per fare gol, si esaltava e quando segnava non voleva che l'abbracciassimo".
Un calcio d'altri tempi
Le testimonianze proposte da Milani raccontano un calcio d'altri tempi, non ancora dominato e stravolto dalle leggi del mercato.
"Con l'entusiasmo arrivi da tutte le parti, se sei amico lo resti tutta la vita", ha ricordato Domenghini, ripercorrendo quell'epoca. "Noi davamo tutto, avevamo un gruppo fantastico per quello che facevamo in campo, soprattutto con Manlio Scopigno (l'allenatore del Cagliari dello scudetto, ndr). "Speriamo che Gigi possa rappresentare una cosa stupenda, per quello che ha dato, e che i bambini, guardando il film, ne capiscano la forza. Senza di lui non avremmo mai vinto lo scudetto".
Prodotto da Wildside, Vision Distribution, in collaborazione con Sky, il lungometraggio è stato girato col sostegno della Regione Sardegna, della Fondazione Sardegna Film Commission, del Comune di Cagliari, della Fondazione di Sardegna e del Cagliari Calcio.
Regalo di compleanno
"Se gli piacera'", si augura Milani, al quale Gigi Riva ha poi aperto le porte di casa sua per il film, "gli avrò fatto un bel regalo di compleanno".
"La sua storia l'ha scritta lui assieme alla Sardegna e ai sardi". L'incontro fra il regista e 'Rombo di tuono' risale a vent'anni fa. I primi minuti del film mostrano la copertina di un quaderno di scuola: "In quarta elementare", rivela il Milani. "la maestra ci chiese di scrivere un tema su cosa ci avesse impressionato nel fine settimana e io raccontai la partita Fiorentina-Cagliari".
Ma c'è voluto molto tempo - e il 'pressing' della famiglia e degli amici di Riva - prima che l'ex calciatore accettasse un progetto che ne rivela l'intimiaà, oltre a raccontarne le gesta calcistiche. "Penso che Gigi si sia fidato", spiega il regista. "Mi ha detto: 'Vieni quando vuoi, questa è casa sua'. Penso che abbia capito l'intenzione, la sincerità, l'affetto. Lui seleziona molto. Abbiamo passato molte ore insieme, a volte senza mai parlare. Anch'io parlo pochissimo nella vita. Penso che sia stato un modo anche per cementare la fiducia fra noi. Ci sono cose che lui mi ha detto che non ho messo nel film, perché è una figura che merita rispetto e c'è un limite che non va superato. Gli si deve lo stesso rispetto che lui ha avuto per tutta la vita per chiunque, per la terra che l'ha ospitato, per gli avversari in campo".
"La Sardegna si è innamorata di Gigi Riva perché ha capito quanto quest'uomo fosse stato riconoscente nei confronti dell'isola e dei sardi", dice Milani, legato all'ex calciatore e alla Sardegna da un forte sentimento di gratitudine. "Lui qui ha trovato una famiglia, persone che gli volevano bene e serenità, il modo di fare una vita normale. Che poi è stata eccezionale. Gigi è così, una persona semplice, umile, ma è stato un gigante".