AGI - La storia di Prisca Taruffi è una bellissima storia italiana. Che unisce la passione per lo sport in senso assoluto e per i motori in particolare a quella per la famiglia. Una passione ancora più scintillante visto che la protagonista, figlia d’arte, è riuscita nell’intento, durante la sua vita, non solo di tenere viva la memoria del padre diventando campionessa italiana e vice campionessa europea rally, ma di disegnare un percorso sportivo giornalistico che ha pochi pari nell’Italia contemporanea.
Una storia che Prisca, donna indipendente e ribelle che sì è dovuta fare largo in un mondo prettamente maschile come quello dell’automobilismo ha fatto diventare un libro: “Doppietta e punta tacco - La mia vita con la volpe argentata” edito da Minerva e con la prefazione del giornalista Carlo Cavicchi, che è stato presentato al Circolo Aniene di Roma alla presenza di Antonella Clerici, che di Prisca è amica da tempo e che ha scritto l’introduzione. La “ volpe argentata” di cui si parla nel titolo era il soprannome del padre di Prisca, Piero, pilota, progettista d’avanguardia nonché celebre, fra gli altri motivi, per aver vinto l’ultima edizione della Mille Miglia, nel 1957. Doppietta e punta tacco sono gesti tecnici automatici per chi come Prisca è cresciuto in una famiglia con il culto dei motori.
Taruffi padre è stato anche l’unico pilota ad aver conseguito la vittoria nelle tre più grandi corse stradali della storia: oltre alla Mille Miglia, la Carrera Panamericana nel 1951 e la celeberrima Targa Florio nel 1952. Proprio un mese fa Prisca si è recata in Messico dove ha preso parte al Rally Maya a bordo di un’Alfa Giulietta Sprint del 1960 con serigrafata sul cofano l’immagine del padre. “Prisca ha sbalordito tutti noi che siamo vissuti a pane e automobili e che in partenza siamo sempre scettici perché crediamo di averle viste tutte.
È stata capace di vincere e di reggere il confronto con i suoi avversari più celebrati - ha spiegato Carlo Cavicchi - Questo libro, comunque, ci racconta di una donna che è una sorpresa continua anche per quello che ha fatto in differenti discipline sportive. Ci vogliono molte vite tutte assieme per stare dentro un libro, e in queste pagine prendono la scena esperienze che parrebbero incredibili e che invece sono vere”.
Una vita costellata di aneddoti, anche intimi, che vanno oltre i racconti legati alla professione: dalla promessa che il padre fece a Donna Isabella, madre dell’autrice, prima dell’ultima leggendaria Mille Miglia vinta nel 1957, al debutto automobilistico sul circuito di Vallelunga contro il volere del padre. E ancora, gli incidenti in gara (sia in circuito, sia nei rally) gli imprevisti e le esperienze nel mondo dei Rally Raid africani (come il Rally dei Faraoni e il Rally des Gazelles, una gara di orienteering tutta al femminile).
Prisca si occupa oggi di insegnare guida, di viaggiare e per anni ha svelato i segreti della F1 nella rubrica Rai “Pole position”. Nella sua vita, oltre ai motori, ha giocato e gioca a golf oltre che a tennis. Una passione globale che ha certo ereditato dal padre ma che ha coltivato per tutta la vita fino a diventare un esempio di ecletticità. “Bella, brava e cocciuta: sapeva dove voleva arrivare e non lasciava niente per strada pur di farcela- conclude Cavicchi - si considerava pilota sottolineando quella lettera “a” finale che la dice lunga perché non è né maschile né femminile quasi a rimarcare che ad alto livello non ci si deve dividere tra uomini o donne, bensì tra più capaci e meno capaci”. La sua non è solo una biografia, ma un ampio sguardo alla professione di donna pilota, impreziosito dagli incontri con colleghe amiche e rivali del mondo delle corse. Scritto da una pilota tutta cuore e cervello.