AGI - "Mennea? Non sapevo chi fosse, il mio mito era Andrew Howe". E ancora: "Voglio diventare un grandissimo" ricordato "anche 50 anni dopo la sua morte", "sogno la finale olimpica a Parigi nel 2024" e di "scendere sotto i 20 secondi nei 200".
Simpatico, sincero e intenzionato a proseguire fino alle Olimpiadi di Los Angeles 2028, il 28enne sprinter azzurro Fausto Desalu si racconta in un'intervista con l'AGI alla vigilia di due importanti gare sui 200 metri della Diamond League. Eseosa Fostine Desalu, per tutti 'Fausto', è il campione olimpico della 4x100, quella che il 6 agosto scorso trionfò in 37"50 per appena un centesimo sulla Gran Bretagna, poi squalifica per doping.
Il velocista delle Fiamme Gialle, figlio di una coppia di nigeriani, quella sera era in terza frazione venendo lanciato da Marcell Jacobs e consegnato il testimone per lo sprint finale a Filippo Tortu a sua volta il primo ad abbracciare Lorenzo Patta, il primo frazionista.
"Ho iniziato a praticare l'atletica grazie a Andrew Howe, avevo 13 anni quando l'ho visto vincere l'argento nel salto in lungo ai Mondiali di Osaka nel 2007: era in mille spot televisivi", racconta Desalu. "Mennea? Non sapevo chi fosse", spiega candidamente, "ammetto, avevo una scarsa conoscenza dell'atletica e ho iniziato a conoscerlo dopo la sua morte. Sapevo di Berruti perché l'ho conosciuto".
Domenica sera Desalu sarà a Rabat, giovedi' 9 sarà all'Olimpico di Roma per il tradizionale 'Golden Gala Pietro Mennea' in un 200 metri dove sfiderà i suoi compagni di staffetta, Tortu e Patta. Lo sprinter di Casalmaggiore guarda al futuro: "Voglio diventare un grandissimo atleta che ha ispirato tanti giovani ed essere ricordato anche 50 anni dopo la sua morte", confessa Desalu.
"L'oro olimpico non mi basta, l'obiettivo della carriera è scendere sotto i 20 secondi sui 200 metri, voglio medaglie individuali perché la mia storia è ancora lunga - dice Fausto, nel 2018 sesto con 20"13 (personale) agli Europei di Berlino nella finale europea più veloce della storia - Sogno la finale olimpica a Parigi 2024 e proseguire fino al 2028".
Parlando dell'aspetto tecnico, l'azzurro allenato da Sebastian Bacchieri, spiega, "la prima corsia è quella che maggiormente ti penalizza, la sesta e la settima per me sono le migliori, anzi, la settima ancora meglio perché la curva è molto larga, hai pochi punti di riferimento e resti più concentrato sulla tua gara senza badare a quella degli altri".
Della popolarità post olimpica, lo sprinter lombardo dice: "La mia vita non è cambiata più di tanto, sono il ragazzo di prima, la cosa che è cambiata è la consapevolezza dei propri mezzi anche perché tutto parte dal cervello". "Diciamo che non mi pongo più limiti perché corpo e mente non hanno bisogno di limiti - aggiunge Desalu che il 5 settembre ha vinto la sua unica gara della Diamond League, il Memorial Van Damme a Bruxelles sui 200 metri -. Io non mi sono montato la testa, sono felice quando mi chiamano ma prima di essere un personaggio televisivo sono un atleta. Mi piace parlare in pista, parlo con le gambe e non con la bocca. Farò ancora i 100 metri perché più vai forte nei 100 e meno fatica fai nei 200".