AGI - “Gli striscioni sul pullman li ho trovati un po' fuori posto, bisogna avere rispetto dei propri avversari e non cadere in bassezze che non rispecchiano l'ottima stagione che ha fatto il Milan”: Nicola Berti, un simbolo dell'interismo che nei derby ha spesso fatto male ai cugini, commenta così all'AGI le polemiche per le offese ai nerazzurri durante la festa scudetto dei calciatori del Milan.
“La rivalità è sacrosanta ma ho trovato eccessivi i cori dei giocatori contro Calhanoglu”, ha aggiunto il 55enne ex centrocampista emiliano che all'Inter in 10 stagioni vinse due Coppe Uefa, una Supercoppa Italiana e lo scudetto dei record, con 312 presenze e 41 gol.
A far discutere è stato soprattutto il giro del pullman scoperto rossonero per le vie di Milano su cui Krunic e Maignan hanno esibito uno striscione con scritto “la Coppa Italia mettetela nel c…”, episodio su cui la procura della Figc che ha aperto un’inchiesta per verificare un'eventuale violazione del codice di Giustizia Sportiva in materia di lealtà e correttezza.
Berti, dal 2016 sempre vicino al club nerazzurro in qualità di ambasciatore, ha giudicato "eccessivo" anche il trattamento riservato a Calhanoglu, bersagliato con cori offensivi a volte lanciati dagli stessi giocatori del Milan pur riconoscendo che “la rivalità è sacrosanta tra le due squadre di Milano, se no non ci sarebbe il derby”.
“Io non so cosa si provi a cambiare sponda perché sono sempre stato sotto la stessa bandiera”, ha osservato l'ex calciatore di Salsomaggiore.
Alla domanda se il Milan abbia meritato il tricolore, Berti ha una sua idea: "Più che altro direi che l'Inter se lo è lasciato sfuggire ma la ragione la hanno i vincitori, quindi complimenti a loro”.
“Anche se i trofei che abbiamo alzato quest'anno sono due, quindi più che il loro”, ha ricordato riaccendendo l'orgoglio interista.
Berti, lasciata l'Inter, aveva proseguito la sua carriera da calciatore all’estero, prima al Tottenham poi all'Alaves in Spagna per chiudere in Australia al Northern Spirit. Com’è il rapporto con le tifoserie fuori dall’Italia?
“Tutto il mondo è paese, anche fuori è normale che in alcuni casi le tifoserie si detestino, soprattutto quando sono nella stessa città, l’importante è che non sfocino in cattiverie gratuite”, ha osservato.