AGI - Novak Djokovic è tornato ad allenarsi sul cemento del Melbourne Park dopo che un tribunale federale ha accolto il ricorso contro la cancellazione del suo visto e ne ha ordinato il rilascio dal centro per migranti in cui era trattenuto.
L'esito finale della partita contro il governo australiano resta però incerto, così come la partecipazione agli Australian Open, il torneo che il 34enne serbo ha vinto nove volte e per il quale è stato nuovamente designato come testa di serie numero uno.
La palla è ora al ministro dell'Immigrazione australiano, Alex Hawke, che sta "studiando le carte" per valutare la possibilità di revocare il visto di lavoro concesso con un'esenzione alla regola della vaccinazione anti-Covid sulla base del fatto che Djokovic, convinto 'No vax', avrebbe avuto il Covid a metà dicembre.
In particolare il governo starebbe valutando delle incongruenze nella dichiarazione contenuta nel modulo compilato da Djokovic al suo arrivo in Australia.
Il tennista ha infatti dichiarato di non aver viaggiato nei 14 giorni precedenti all'ingresso nel Paese mentre si è spostato da Belgrado, dove ha trascorso il Natale, a Marbella, in Spagna, da dove si sarebbe imbarcato per l'Australia. Fornire "informazioni false o fuorvianti è un reato grave" per le autorità australiane e può portare a una sanzione civile oltre che alla revoca del visto.
Nell'ordinamento australiano al ministro dell'Immigrazione è attribuito quello che è stato definito un "potere da Dio" sul fronte degli ingressi e quindi nella decisione il 44enne esponente conservatore ha ampi margini di discrezionalità.
Insomma il numero uno del mondo, che era sbarcato in Australia all'Epifania, rischia ancora un'espulsione dal Paese che gli impedirebbe di partecipare al primo Slam stagionale che si aprirà lunedì prossimo.
Intanto il caso continua ad avere un risvolto diplomatico: la premier serba AnaBrnabic ha telefonato al collega australiano, Scott Morrison, chiedendo che Djokovic venga trattato in modo "corretto e dignitoso", nel rispetto di tutti i suoi diritti.
Sulla vicenda è intervenuta anche l'Atp, l'associazione del tennis professionistico, che in una nota ha sottolineato come sia "stata dannosa su tutti i fronti, incluso il benessere di Novak e la sua preparazione per gli Australian Open".
L'Atp "rispetta il sacrificio della popolazione australiana" e "le rigide politiche di immigrazione che sono state messe in atto", si legge nella nota, rilevando però che, arrivando a Melbourne, "Djokovic pensava di aver accesso all'esenzione medica necessaria per adempiere ai requisiti per entrare nel Paese" alla luce della valutazione dell'ente indipendente in contatto con Tennis Australia.
"Continuiamo a raccomandare fortemente la vaccinazione per tutti i giocatori dell'Atp Tour", sottolinea ancora la nota, "in quanto la riteniamo essenziale per il nostro sport per affrontare la pandemia. Ci incoraggia il fatto che 97 tennisti della Top 100 si siano già vaccinati in vista degli Australian Open".
Djokovic già in campo ad allenarsi
Novak Djokovic e' tornato in campo ad allenarsi. Lo ha detto il fratello, poche ore dopo l'annullamento della cancellazione del suo visto. "Novak è libero. Poco fa si stava allenando sul campo. È andato in Australia per giocare a tennis, per giocare un altro Australian Open e stabilire un altro record", ha detto suo fratello Djordje, durante una conferenza stampa nella capitale serba Belgrado.
Il tennista: voglio rimare e gareggiare agli Australian Open
"Sono felice e grato al giudice che ha revocato la cancellazione del mio visto, Nonostante tutto quello che è successo, voglio rimanere e provare a gareggiare agli Australian Open" ha scritto su Twitter Novak Djokovic. "Rimango focalizzato su questo", continua il post, "sono venuto qui per giocare in uno dei più importanti eventi che abbiamo, di fronte a fan stupendi".
Il padre, hanno vinto la giustizia e lo Stato di diritto
"La giustizia ha vinto, ha vinto lo Stato di diritto". Così il padre di Novak Djokovic, Srdjan, commentando la sentenza dei giudici australiani sul figlio durante la conferenza stampa convocata dalla famiglia del tennista nel loro ristorante a Belgrado.
"Siamo dei combattenti per la giustizia", ha aggiunto il fratello Djordie parlando - come gli altri membri della famiglia - in serbo. Lo riporta la Bbc.
La madre: questa sentenza è la "sua più grande vittoria"
Novak Djokovic non è colpevole ma è stato esposto a tortura. Lo ha denunciato la madre del tennista, nella conferenza stampa convocata dalla famiglia il verdetto dei giudici australiano che hanno annullato la revoca del visto d'ingresso nel Paese al tennista, rilasciandolo. La madre ha definito la sentenza della giustizia australiana "la più grande vittoria" nella carriera del figlio.
Nadal: "La giustizia si è espressa, deve giocare
"La giustizia si è espressa" e "la cosa più giusta" ora è che Novak Djokovic giochi agli Australian Open. Lo ha dichiarato il tennista spagnolo Rafal Nadal. "Indipendentemente dal fatto che io sia d'accordo o meno su alcune cose con Djokovic, senza alcun dubbio, la giustizia ha parlato", ha detto Nadal alla radio spagnola Onda Cero. "Hanno detto che ha il diritto di giocare agli Australian Open e credo davvero che sia la cosa più giusta se il problema è stato risolto, come sembra", ha aggiunto Nadal.
Il ministro sta esaminando la questione-visto
Il ministro australiano dell'Immigrazione, Alex Hawke, che dovrà decidere se annullare il visto a Novak Djokovic, "sta attualmente esaminando la questione e il processo rimane in corso". Lo ha riferito un portavoce, citato dal Guardian. In precedenza il Sydney Morning Herald aveva riferito che Hawke non prenderà una decisione oggi e che quindi al momento il tennista è libero. Secondo il quotidiano si prevede che Hawke deciderà se annullare il visto domani.
Media, il governo non deciderà oggi
Il ministro australiano dell'immigrazione, Alex Hawke, non prenderà una decisione oggi (in Australia sono le 21:10) sull'annullamento del visto di Djokovic. Lo riferisce il Sydney Morning Herald, ricordando che Hawke aveva quattro ore per usare il suo potere personale ai sensi del Migration Act. Ma il governo ha deciso di non prendere una decisione entro le quattro ore. Si prevede che Hawke deciderà se annullare il visto domani.
Il governo: non è stato arrestato
Novak Djokovic non è stato arrestato di nuovo. Lo riferisce il Sydney Mornin Herald, citando quattro fonti governative e sportive. Il ministro dell'Immigrazione sta ancora decidendo se revocare il visto, confermano The Age lo stesso The Sydney Morning Herald.
Il fratello, vogliono arrestarlo; è con avvocati
Il governo australiano sembra intenzionato ad espellere comunque Novak Djokovic dopo che il tennista serbo ha vinto il suo ricorso contro la decisione di cancellare il suo visto australiano ed è stato scarcerato. Il fratello di Djokovic, citato dal Guardian, ha detto alla stampa serba che "vogliono arrestarlo e rinchiuderlo di nuovo", e attualmente il campione è con i suoi avvocati per considerare le opzioni. Il padre di Djokovic, Srdjan, ha detto ai media serbi che suo figlio è stato nuovamente arrestato in Australia.
Il padre a media, è stato di nuovo arrestato
Il padre di Novak Djokovic, Srdjan, ha detto ai media serbi che suo figlio è stato nuovamente arrestato in Australia. Il campione di tennis aveva vinto il suo ricorso contro la decisione di cancellare il suo visto australiano ed era stato scarcerato. Ma il legale del governo aveva subito avvertito che il ministro dell'Immigrazione può ancora decidere di espellerlo.