AGI - Nel momento in cui Filippo Tortu ha tagliato il traguardo per primo, battendo di un centesimo di secondo l'inglese Mitchell Blake, dai media americani è sparita la notizia con un tempo di reazione da record. Mentre all'Olympic Stadium di Tokyo gli altoparlanti sparavano "Notti magiche" di Gianna Nannini, nelle redazioni di New York, San Francisco, Washington, spulciavano i dati increduli: l'Italia ha vinto nell'atletica le stesse medaglie d'oro degli Stati Uniti, cinque. L'ultima è svanita a favore degli azzurri in quella che è stata un'altra umiliazione nella velocità di Team Usa.
La terra dei 200 milioni di americani che fanno sport, delle piste di atletica ovunque, anche dentro gli edifici techno nel cuore dell'Upper West Side di Manhattan, il giardino del melograno dove sono sbocciati Jesse Owen, Bobby Morrow, Carl Lewis, Jon Drummond, Maurice Greene, Justin Gatlin, si è inaridito, seccato, ripiegato su se stesso.
La nazione più veloce al mondo è diventata l'Italia. Dopo l'oro nei cento di Marcell Jacobs, arriva il trionfo nella 4X100. I nuovi americani sono sardi, neri, meticci. Lorenzo Patta e Filippo Tortu, che arrivano da una terra lenta come il miele, la Sardegna, Eseosa Desalu, figlio di immigrati nigeriani e il razzo umano Jacobs, nato in Texas da madre italiana e padre afroamericano. Oristano come Los Angeles. Desenzano come Chicago. E con appena una medaglia meno di Team Usa nell'atletica, oltre alla Giamaica, c'è la Polonia. C'è abbastanza materiale per dire, scusate, 'non mi sento troppo bene'. Negli Stati Uniti questa piramide invertita ha tolto certezze, reso il giorno più desiderato della settimana, il venerdì, quello del Thank God It's Friday, pesante come un lunedì.
"Locura Italia"
Se togliete agli americani il primato nella velocità, è come chiedere di bere birra analcolica per il Super Bowl e fare barbecue di tofu. Così accade questo: tutti si voltano dall'altra parte e la protagonista del giorno diventa l'americana Allyson Felix, bronzo nei 400, dieci medaglie in cinque Giochi Olimpici, la Carl Lewis delle donne. La Cnn le dedica la foto più grande, così come il New York Times. La rete sportiva Espn snobba Tokyo. La rivista cult "The Athletic" - l'equivalente del nostro 'Micromega' ma applicato allo sport, dove contano i sani principi sportivi- la prima notizia è il baseball, la seconda il basket, e i principali commentatori sui social sono fermi a due ora prima dell'arrivo, quando avevano annunciato l'acquisto da parte dell'Atlanta United, parliamo di soccer, del brasiliano Luiz Araujo. Ah, però.
E "Sport Illustrated"? Il Vangelo mondiale dello sport apre con una storia su come il Giappone vive le competizioni di karatè, tema eccitante come vedere la vernice asciugarsi alla parete. Dell'ennesimo smacco sulla 4X100 nessuna traccia, invece celebrata sui social, nei gruppi whatsapp, con ispanici, cubani, messicani, portoricani, che scrivono "Locura Italia", "Maravilla Azzurra".
Il duro giudizio di Carl Lewis
Il guaio è che, per involontaria comicità, i commenti di migliaia di americani, su tutti i siti dei media, sotto notizie che parlano di altro, sono sull'ennesimo disastro nella velocità. I giornali raccontano il badminton, e qualcuno scrive sotto: "Ma li avete visti che siamo arrivati sesti nella 4X100?" Titolano sui Giants di football, e uno commenta: "Oggi c'è l'atletica, e noi siamo spariti". Baseball, e uno sentenzia: "I nostri velocisti non si allenano più come un tempo. Io finivo le sedute con caviglie e mani che mi sanguinavano".
Nelle ore precedenti alla finale, un signore che ha vinto solo nove medaglie tra l'84 e il '96, Carl Lewis, aveva sentenziato: "Team Usa ha sbagliato tutto. Il sistema di passaggio del testimone, la corsa, è chiaro che non c'è una leadership, un imbarazzo totale, inaccettabile". I ragazzi gli hanno risposto sul campo: sbagliando di nuovo. E pensare che a questa Olimpiade gli americani si erano presentati con il tempo più veloce nei cento, duecento e quattrocento uomini.
Dopo la vittoria di Jacobs nei cento, il Washington Post aveva avanzato il sospetto di doping nell'azzurro, dimenticando il dettaglio dei diciotto controlli a cui era stato sottoposto l'atleta, e risultati tutti negativi. Gli ori nel golf e beach volley possono illudere ma l'effetto evapora in fretta. Le 98 medaglie conquistate finora non bastano, anche perché a due giornate dalla fine la Cina è avanti per 36 ori a 31. Gli americani si trovano a inseguire i cinesi nella corsa all'oro e gli azzurri in pista. Non era così che immaginavano questa Olimpiade.