AGI - Novak Djokovic vince in rimonta e per la sesta volta (la terza consecutiva) il torneo di Wimbledon superando Matteo Berrettini in quattro set con il punteggio di 6-7 6-4 6-4 6-3. La partita è durata 3 ore e 24 minuti.
Il campione serbo mantiene così viva la speranza di aggiudicarsi il "Grande Slam" dopo i successi, nel 2021, agli Australian Open e al Roland Garros. Con questa vittoria, inoltre, il numero del mondo raggiunge Roger Federer e Rafa Nadal a quota venti tornei dello Slam vinti in carriera.
Il primo set
È stato un inizio difficile (ma vincente) quello di Matteo Berrettini nella finale di Wimbledon contro Novak Djokovic. L'Italiano, dopo aver perso il servizio durante il quarto game, sembrava destinato a perdere velocemente il primo set a causa dei molti errori gratuiti commessi e l'incapacità di scrollarsi di dosso la pressione dell'esordiente.
Il primo game è stato carico di tensione per entrambi. Djokovic, autore di due doppi falli, è stato costretto ad annullare la prima palla break del match ma, allo stesso tempo, Berrettini ha commesso un paio di errori gratuiti scaraventando alcune risposte in mezzo alla rete.
L'equilibrio si è spezzato nel quarto game quando il giocatore romano ha perso il proprio servizio, alla seconda palla break concessa, subendo l'iniziativa dell'avversario. Dopo una prima parentesi di studio, infatti, Djokovic è riuscito a entrare prima, e con maggiore efficacia, all'interno del match rispondendo ai servizi di Berrettini con colpi più profondi, lavorati e mai troppo distanti dalla riga di fondo.
Il numero uno d'Italia, invece, non è riuscito a scrollarsi il fatto di star giocando la partita più importante della carriera, all'interno di uno dei teatri simboli del tennis e contro un atleta che è tra i più forti della storia del gioco. Alcuni errori elementari del romano hanno spinto il serbo avanti 4-1, primo allungo importante del set.
Al sesto game è arrivato il primo 'ace' per Berrettini. È un primo segnale di ritorno alla "normalità": l'affidabilità in battuta, e la percentuale di prime palle, saranno infatti fondamentali per l'italiano in tutto il proseguo della finale. Soprattutto di fronte al fatto che, ogni volta che lo scambio si allunga, il favorito d'obbligo diventa sempre Djokovic, 'difensore' e 'ribattitore' di primissimo livello.
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Durante le fasi centrali del set, inoltre, Matteo Berrettini si è toccato più volte la gamba sinistra, la cui coscia è stata fasciata prima del match. Finora, però, l'italiano non ha manifestato apertamente alcun fastidio o qualche problema di una certa entità.
Il settimo e l'ottavo game del primo set hanno segnato il definitivo ingresso nel match da parte di Berrettini che, dopo aver mantenuto il servizio sul 5-2 (game più lungo del set e con un set-point annullato), è riuscito a strappare il servizio a Djokovic riportando il match in equilibrio. Si è arrivati così al tie-break con i giocatori più sciolti e con un livello di gioco nettamente più consono alla nomea dei due tennisti.
Nel tie-break Berrettini è partito meglio con un 3-0 rapido che ha acceso i tanti tifosi presenti nel campo centrale di Wimbledon. Djokovic però è stato rapido nel rispondere al tentativo di fuga e a cambiare campo sul punteggio di 3-3. Ma è solo una piccola parentesi prima dell'apoteosi tricolore: Berrettini si procura due set point e con un ace chiude al meglio il primo set al tie-break, 7 punti contro 4. Sofferenza, rimonta e sorpasso.
Il secondo set
Anche il secondo set della finale di Wimbledon, tra Berrettini e Djokovic, non è cominciato in maniera favorevole per l’italiano. In poco tempo Berrettini ha ceduto per due volte il servizio andando sotto 4-0 in circa venti minuti di gioco.
Un gap difficilissimo da colmare contro il numero uno del mondo. Ma anche in questo caso, il tennista romano ha provato a rimontare riuscendo però solo a recuperare uno dei due break di svantaggio. Djokovic, stavolta, ha spento le velleità altrui aggiudicandosi la seconda frazione con il punteggio di 6-4 e rimettendo così in parità la finale di Wimbledon.
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Il campione serbo, dopo la sconfitta al tie-break nel primo set, ha aumentato la pressione sul tennista romano allungando gli scambi e sfruttando il normale calo di concentrazione e adrenalina dell’avversario. Praticamente perfetto al servizio, Djokovic ha alzato il suo livello di gioco trovando spezzo gli incroci delle righe, su diagonali profonde, e rispondendo con più continuità al servizio dell'italiano.
Berrettini ha provato a riaccendere i motori sul 5-2, recuperando un break sul primo tentativo di Djokovic di servire per il match. Un segnale importante, soprattutto dal punto di vista mentale, che ha mostrato come Berrettini, nonostante la fuga di Djokovic, abbia avuto la capacità di rimanere aggrappato alla partita.
Stavolta però la scalata era troppo alta e il numero uno del mondo, dopo aver sprecato alcuni set point sul 5-3, ha chiuso con il suo servizio sul 6-4. A Wimbledon la partita si allunga con i giocatori che hanno vinto un set per uno
Il terzo set
Il terzo set ha dato l'illusione d'iniziare in maniera diversa con meno squilibrio tra i due giocatori. I primi due game, infatti, sono andati via lisci senza che Berrettini o Djokovic arrivassero a concedere alcuno spiraglio all'avversario. Ma nel terzo game è di nuovo cambiato tutto. L'italiano, dopo aver ceduto il servizio, è stato costretto a tentare la terza rimonta della giornata in altrettanti set dopo l'allungo del serbo sul 3-1.
Una 'rincorsa' continua che è diventata il mantra di questa finale di Wimbledon e che è rimasta tale anche quando, sul 3-2, Berrettini non è stato in grado di capitalizzare due palle break sul servizio dell'avversario per riportare la frazione in parità.
Djokovic si è allora scaldato anche contro il pubblico schierato quasi tutto dalla parte del giocatore italiano. I presenti sul campo centrale di Wimbledon hanno infatti ripetuto a lungo l'urlo "Matteo, Matteo" che è sembrato, però, caricare ancor più il campione serbo. Un po' di gesti, qualche sorriso ironico, Djokovic ha risposto con grande controllo al rumore avverso trovando persino nuove energie nate da questa particolare elettricità.
Il 25enne tennista romano ha provato a stare attaccato all'avversario per tutto il resto del set ma non è più riuscito a colmare la distanza, seppur piccola, di punteggio. Una differenza, quella di un break, che alla fine è risultata decisiva per chiudere, anche il terzo set, con il punteggio di 6-4 in favore di Djokovic.
Il quarto set
Il copione della finale di Wimbledon tra Berrettini e Djokovic è sembrato cambiare nel quarto set. Il tennista italiano, messo con le spalle al muro dal punteggio (2-1 set per il serbo) è riuscito a servire con maggiore solidità non concedendo subito break all'avversario e mantenendo l'equilibrio nei primi cinque game.
Nel sesto, Djokovic recupera da una situazione pericolosa (0-30) con il "punto del match", un recupero difensivo impossibile per chiunque chiuso con un tocco diagonale strettissimo, delicato e preciso, dopo la chiamata a rete da parte di Berrettini. È una mazzata per il giocatore italiano che subisce poi il break e perderà la partita in pochi game.