AGI - Per Alex Schwazer l’Olimpiade di Tokyo ‘non s'ha da fare’. L’ultimo atto di una vicenda strana, nebulosa, misteriosa e con diversi interrogativi che resteranno aperti, è il mancato provvedimento della sospensione da parte del Tribunale federale svizzero della squalifica che avrebbe forse solo allungato la speranza al marciatore italiano di essere riabilitato.
Ad informare i legali dell’ormai ex marciatore italiano – 36 anni, papà di due bambini, sposato con la sua Kathrin non tornerà più alle gare – è stata l’AGI entrata in possesso del documento prodotto dalla I/a Corte di diritto civile del Tribunale federale elvetico. Quattro fogli a firma della sua giudice presidente Christina Kiss.
Cosa dicono le carte
In data 11 maggio era stato deciso di respingere l’istanza di conferimento della sospensione e di altre misure cautelari chieste lo scorso 16 aprile da Schwazer ma la comunicazione è arriva solo nel primo pomeriggio di oggi.
I giudici svizzeri nelle loro considerazioni hanno citato che la Fidal (federazione italiana di atletica leggera) aveva comunicato “di non opporsi alla concessione dell’effetto sospensivo e all’emanazione di misure cautelari” mentre Wada (Agenzia antidoping), la Iaaf (ora World Athletics) e il Tas avevano proposto di respingere la domanda di misure d’urgenza.
La settimana scorsa il Tribunale federale svizzero aveva concesso una proroga di 30 giorni richiesta da Wada e dall’atletica mondiale per presentare le proprie memorie in vista di un possibile pronunciamento sul merito di questa ‘telenovela’ con non pochi colpi di scena. Una provvedimento che, ai tanti, ‘schwazeriani’ aveva già pesato come un macigno.
Per lo staff legale di Schwazer la mancata pronuncia aveva tenuto acceso una flebile candelina cullando la speranza di arrivare alla sospensione cautelare del lodo, ovvero “l’ibernazione” della squalifica di 8 anni inflitta nell’agosto del 2016 per doping aumentata dalla dubbia recidività a seguito della positività del controllo del precedente 1 gennaio.
Così non è stato, anzi, è arrivato il secco respingimento della richiesta di sospensione che in sostanza causa l’impossibilità di rincorrere la qualificazione per le Olimpiadi di Tokyo che s’accenderanno il 23 luglio. Il termine di qualificazione per la 50 chilometri olimpica è il 31 maggio, quello per la 20 km il 29 giugno, naturale scadenza per tutte le discipline dell’atletica leggera.
I prossimi passi
L’aspetto sportivo è definitivamente compromesso, ancora aperto resta quello sul merito che il Tribunale federale svizzero potrebbe trattare a Olimpiadi concluse.
In serata, Alex Schwazer nel ringraziare chi lo ha sostenuto ha detto, “non c'è nessun tipo di rabbia o frustrazione da parte mia sulla decisione del Tribunale federale svizzero che non mi ha concesso la sospensione temporanea della mia squalifica, nessun tipo di rimpianto, sapevo sarebbe stato difficile che venisse sospesa la mia squalifica”.
“Non ci fermeremo, ci sono Tribunali penali, civili e la Corte europea dei diritti dell’uomo – ha affermato l’avvocato bolzanino Gerhard Brandstaetter –. Procederemo a tutelare gli interessi di Schwazer in tutte le sedi competenti confidando che le autorità sportive, e non, italiane vogliano a loro volta intraprendere tutte le iniziative necessarie ed utili per tutelare gli interessi di Alex Schwazer ma anche dello sport italiano, nonché la reputazione della magistratura italiana. Peccato perché Alex nonostante tutto Alex si è allenato con grande impegno ed era in splendide condizione fisiche”.
Brandstaetter si riferisce alle 87 pagine del giudice del Tribunale di Bolzano, Walter Pelino nelle quali oltre archiviare l’aspetto penale perché “il fatto non sussiste”, non si è risparmiato ad attaccare i due organismi mondiali.
Il giudice Pelino ha pesantemente e coraggiosamente denunciato il sistema “autoreferenziale sistema da parte di Wada e Iaaf (oggi World Athletics) che non tollerano affatto controlli dall’esterno e pronte a tutto per impedirlo, al punto da produrre dichiarazioni false e porre in essere frodi processuali”. Pesante il commento di Sandro Donati, paladino nella lotta al doping e allenatore di Schwazer.
“È stato un gioco infernale organizzato, questo è un imbroglio con complicità altissime ma nessuno di noi contro la forza straripante può fare qualcosa: contro le forze la ragione non vale – ha tuonato Donati –. Wada e Iaaf hanno fatto ogni passo all’unisono. Che razza di Agenzia mondiale antidoping è se rinuncia alla terzietà schierandosi assieme a World Athletics?”. La Wada, in una nota, ha espresso soddisfazione per il rigetto della richiesta di sospensiva.