AGI - "Prendiamo atto con grande stupore, incredulità e ammarezza delle dichiarazioni, a vario titolo, apparse ultimamente da parte dalla Wada (agenzia mondiale antidoping) e dalla World Athletics (federazione mondiale di atletica leggera) perché prive di ogni fondamento". È quanto affermano i legali di Alex Schwazer in merito al rifiuto da parte di Wada e World Athletics di concedere la sospensione della squalifica, notizia anticipata ieri da AGI.
"Wada e World Athletics non hanno collaborato a diverse richieste istruttorie e si sono anche opposte alla consegna delle provette di urina al giudice italiano, tentando poi il laboratorio di Colonia addirittura di consegnare al perito del giudice la provetta B non sigillata", sostengono, gli avvocati bolzanini, Gerhard Brandstatter, Karl Pfeifer e Thomas Tiefenbrunner che dal 2012 sono impegnati nella difesa del marciatore italiano Alex Schwazer in vicende legate al doping.
Quest'ultimo alcune settimane fa si era rivolto per la seconda volta al Tribunale federale svizzero al fine di ottenere la sospensione della squalifica di 8 anni per recidiva al doping che gli consentirebbe di partecipare alle gare di qualificazione in vista delle Olimpiadi di Tokyo.
I legali parlano di "dichiarazioni senza fondamento da parte di Wada e World Athletics" quelle di "non essersi potuti difendere nel procedimento davanti al Tribunale di Bolzano". Secondo gli avvocati, "per più di 4 anni Wada e World Athletics hanno partecipato attivamente a varie udienze, discusso, prodotto memorie e documentazione probatoria, partecipato alle attività peritali con propri consulenti, come constatato anche dai numerosi media presenti alle udienze".
Il pool legale entra nel merito su alcune e-mail: "né in giudizio né nelle comunicazioni a seguire hanno dato spiegazione alcuna sui contenuti delle e-mail riferibili a World Athletics che parlano espressamente di un complotto contro Alex Schwazer".
Come precisano i tre legali, "Wada e World Athletics richiamano la decisione del Tas di Losanna del luglio 2016, negando l'evidenza di tutte le prove e gli esiti peritali maturati ed emersi in oltre 4 anni di giudizio penale, ovviamente non disponibili all'epoca, in un procedimento peraltro imposto a Schwazer, con sede a Rio, con tutte le limitazioni conseguenti di prove ed attività difensive".
In merito alla notizia delle ultime ore, sull'opposizione alla richiesta di misura cautelare di sospensione della squalifica che consentirebbe a Schwazer di gareggiare, gli avvocati rammentano che "Wada e World Athletics, organismi che dovrebbero esprimere terzietà, non hanno aderito alla richiesta di nuovo esame del caso davanti al Tas e si sono costituite contro Schwazer davanti al Tribunale federale svizzero".