AGI - Olimpiadi di Tokyo sì, Olimpiadi di Tokyo no: un dilemma non da poco. I prossimi 99 giorni si preannunciano difficili per atleti e organizzatori in attesa di sapere se verrà acceso il tripode, o bracere olimpico, dei Giochi.
Fino al 23 luglio, giorno della solenne cerimonia d’apertura della XXXII Olimpiade, sarà un susseguirsi di vertici in videoconferenza tenuti da una parte all’altra del mondo per cercare di capire come salvare Tokyo 2020: notizie, smentite e, speriamo, più conferme possibili.
Insomma, non c’è pace per le Olimpiadi di Tokyo 2020. Dopo la sofferta e storica decisione di posticipare di un anno il planetario evento a cinque cerchi, dalla terra del Sol Levante è arrivata una dichiarazione tutt’altro che ben augurante per l’effettivo svolgimento dei Giochi. Il motivo è sempre lo stesso: la pandemia di Covid-19 in Giappone e nel mondo.
“Il Giappone potrebbe rinunciare alle Olimpiadi di Tokyo se l'aumento dei casi di coronavirus nel Paese rendesse l'evento impossibile. Quale sarebbe il significato delle Olimpiadi se diffondiamo questa malattia infettiva a molte persone durante le Olimpiadi?”. Frasi che pesano come macigni per il mondo dello sport e per tutto ciò che ruota attorno.
Nel pronunciare queste parole Toshihiro Nikai, segretario generale del Partito Liberal Democratico, quello del premier nipponico Yoshihide Suga, non sembra essersi fatto tanti scrupoli. Secondo l’esponente del partito governativo “ci sono molti problemi da risolvere”.
In queste settimane il fuoco di Olimpia sta viaggiando da un distretto all’altro. La staffetta olimpica non è applaudita dal pubblico e in alcuni luoghi non può nemmeno entrare a seguito delle troppe infezioni. Va precisato che solo l’1% dei circa 126 milioni di giapponesi è vaccinato e, secondo un recente sondaggio, il 72% dei nipponici sottoposti a intervista si è espresso a favore di un nuovo posticipo dei Giochi se non addirittura alla cancellazione dell’Olimpiade.
Nel Paese asiatico i contagi sono tornati a salire e si parla già di quarta ondata ma le Olimpiadi bussano alla porta. Nel mese di giugno, settimana più, settimana meno, sbarcheranno nei due scali aeroportuali della capitale (Haneda e Narita) il personale straniero che dovrà materialmente preparare l’evento dall’aspetto logistico a quello tecnologico.
Rinviare tutto al 2022? Una soluzione non contemplata da Comitato Olimpico Internazionale e governo giapponese. Nell’era del coronavirus, però, tutto è possibile e tutto è work in progress. Possibile, ma difficile di applicazione, ritornare ad organizzare due Olimpiadi nello stesso anno. Nel febbraio del prossimo anno a Pechino ci saranno i Giochi degli sport della neve e del ghiaccio.
La doppia Olimpiade a distanza di pochi mesi fa parte della storia: ciò accadeva fino al 1992 (Albertville e Barcellona). Il 91esimo Congresso del Cio, quello di Losanna nel 1986, decise per motivi di natura economica, al fine di non aggravare i bilanci dei singoli Comitati olimpici nazionali (quindi dei governi), delle federazioni internazionali e di tutto l’apparato di sponsor e diritti televisivi, di alternare con cadenza biennale le due Olimpiadi.
Punto fermo del Comitato Olimpico Internazionale, è quello di confermare Tokyo 2020 nell’estate 2021, con rigide restrizioni certamente, e sviluppare al meglio il concetto delle ‘bolle’. Sulle tribune degli stadi e dei palazzetti non ci sarà pubblico straniero, quello locale, se ci sarà, sarà fortemente contingentato e dovrà rispettare severi protocolli anti-contagio.
“Tokyo rimane la città olimpica meglio preparata di tutte, al momento non abbiamo assolutamente motivo di credere che i Giochi olimpici di Tokyo non si apriranno: ecco perché non esiste un piano B e siamo impegnati a garantire che i Giochi siano sicuri e di successo”. Il presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Thomas Bach è fermo e deciso nel ribadire che Tokyo 2020 si svolgerà pur essendo consapevole che sarà “un’Olimpiade diverse dalle altre”.
I prossimi 99 giorni sotto l’aspetto sportivo saranno dedicati alle qualificazioni olimpiche di diversi sport. Sono in calendario eventi in Giappone – i classici test-event delle venus e strutture olimpiche che per una buona fetta di atleti fungeranno da ultima spiaggia per cullare il sogno a cinque cerchi – ma anche in altre zone del mondo.
Il concetto di ‘bolla’ sta funzionando con difficoltà organizzative immense. Ad esempio, agli Europei indoor in Polonia sono stati registrati 50 casi di positività (tra essi anche italiani) su 700 atleti contagiati. Con numeri minori, analoga situazione si è verificata a Budapest per la Coppa del mondo di scherma. Gli atleti, i veri protagonisti delle Olimpiadi, sono in attesa, sperano di non vedere vanificati anni di sacrifici, di duri allenamenti, di rinunce.
Quasi la totalità degli azzurri, papabili olimpici per il 2020, dopo lo sconforto alla notizia del posticipo, hanno deciso di proseguire, hanno stretto i denti, sono ritornarti in pista, in vasca e nei palazzetti. Certo, un nuovo rinvio o addirittura la cancellazione per diversi azzurri significherebbe chiudere la carriera perché Parigi 2024 non è proprio dietro l’angolo. Basta pensare a Federica Pellegrini: rivederla in vasca nel 2024, a 20 anni dalla prima partecipazione olimpica, appare decisamente improbabile. Anche se per la ‘Divina’, mai dire mai.