AGI - Con il 3-3 di ieri Luna Rossa è già nella storia perché solo altre tre volte, in più di 150 anni di regate, l’America’s Cup aveva visto una sfida così equilibrata. Se escludiamo le prime due edizioni, quella del 1851 all’Isola di Wight vinta da 1-0 America sui britannici del Royal Yacht Squadron, stesso risultato nel 1870 con il bis del circolo velico newyorkese, l’America’s Cup ha avuto spesso sfide verticali in cui uno dei due equipaggi ha dominato: per sette volte si è registrato il 2-0, cinque volte il 3-0, mentre il risultato più frequente è stato il 4-0, ottenuto in otto edizioni. Lo 0-5 con cui Luna Rossa venne sconfitta dal Team New Zealand nel 2000 è uno degli scarti maggiori, ripetuto in tre edizioni, ma non il più ampio. Il record è il 7-1 inflitto dai neozelandesi al team americano di Oracle nel 2017.
Il 3-3 con cui si è chiusa la terza giornata di regate a Auckland pone la 36ª edizione della Coppa America in un gruppo ristretto di sfide incerte.
Per trovare la prima, bisogna tornare indietro di 101 anni: 1920, New York. Nello specchio d’acqua di fronte all’Empire State gli americani del Resolute batterono per 3-2 gli inglesi dello Shamrock IV di sir Thomas Lipton. Ma sono le due edizioni più recenti ad aver reso la Coppa America un fenomeno globale, per l’andamento del risultato e l’impatto sulla storia.
Sfida lunga e avvincente quella dell’83 a Newport quando Australia II del Royal Perth Yacht Club superò i padroni di casa di Liberty per 4-3. Questa fu l’edizione che vide la prima partecipazione italiana, con Azzurra guidata da Cino Ricci, che si fermò alle semifinali della Louis Vuitton Cup. A trionfare fu Australia II, di Alan Bond, con la sua rivoluzionaria chiglia alata, formata da due pinne laterali, rivoluzione progettuale in una classe in cui le innovazioni erano storicamente solo adattamenti.
Anche quella volta la sfida arrivò sul 3-3 e la ‘bella’ venne definita la ‘gara del secolo’, perché per la prima volta dopo 132 anni gli americani avrebbero sentito tutta la pressione di dover difendere il titolo. Il 26 settembre dell’83 resterà una data storica: Liberty, guidata a Dennis Conner, perse la sfida finale, dopo essere stata in testa di 57 secondi. Decisivo fu l’errore di “non coprire” il vento ad Australia II che aveva deciso di fare una rotta differente dopo il giro di boa dell’ultimo tratto. Per la prima volta il dominio americano era finito.
La sfida più straordinaria della storia resta però quella di otto anni fa a San Francisco, dove i padroni di casa di Oracle Team superarono Team New Zealand per 9-8. Ma il risultato non deve trarre in inganno: è stato il duello con la più grande rimonta di sempre, perché Oracle era in svantaggio per 8-1. I neozelandesi avevano vinto le prime tre regate con distacchi enormi, tra i 36’’ e i 52’’, e poi dominato le altre, senza incertezze. Sull’8-1, con una sola regata da vincere, e i festeggiamenti già pronti per i Kiwi, avviene il miracolo: gli americani vincono e rimandano il verdetto, poi si ripetono e conquistano, in un solo giorno, due regate, riducendo lo svantaggio e seminando le prime insicurezze sugli avversari. Il pubblico sulla costa non ci crede.
La sfida è ancora aperta, nasce l’Oraclemania, il grande sogno americano, migliaia si radunano per tifare. Sui neozelandesi sembra essersi abbattuto un incantesimo, non vincono più, sbagliano tutte le valutazioni. Alla diciannovesima, e ultima regata, arriva il sorpasso. Oracle entra nella storia, gli americani impazziscono, i media celebrano il suo skipper dai nervi d’acciaio, uno che non si era mai abbattuto, neanche quando ormai tutti lo davano per finito. E’ un australiano chiamato James Spithill. Adesso vuole scrivere un’altra storia, da timoniere di Luna Rossa.