AGI - “Saremo chavisti fino alla morte. E quando Maduro me lo ordinerà, combatterò come un soldato per un Venezuela libero, contro ogni imperialismo e contro chi vuole toglierci la nostra bandiera, la cosa più sacra che abbiamo”. L’essere di sinistra per Maradona era molto più di un tatuaggio del 'Che' sul braccio e uno di Fidel Castro sulla gamba. Era una militanza convinta, pagata alcune volte con l’isolamento.
Ed era a Cuba che doveva tornare per la fase di riabilitazione dopo l’intervento alla testa. Ma non ha fatto in tempo. Prima di diventare chavista, Maradona è stato amico intimo di Fidel Castro, conosciuto di persona nel 1987, quando andò a Cuba l’anno dopo la vittoria dell’Argentina ai Mondiali in Messico. Da allora seguirono molti altri viaggi, in ognuno dei quali Maradona si era convinto sempre di più del messaggio di Castro: un’America Latina unita, e indipendente economicamente e politicamente dagli Stati Uniti.
Nel 2000 Cuba lo ospitò come una seconda patria in un momento delicato della sua vita personale, aprendogli le porte della clinica La Pedrera dove Maradona seguì un percorso di disintossicazione e riabilitazione dalla droga. “Fidel è stato come un padre, mi ha accolto mentre l’Argentina mi chiudeva le porte in faccia”.
Da Cuba al Venezuela, è stato naturale per lui abbracciare la causa chavista di cui riconosceva gli stessi ideali di Che Guevara. Anche in Venezuela Maradona è andato spesso, alcune volte incontrandosi con gli allora presidenti della Bolivia Evo Morales e del Brasile Lula, oltre a Hugo Chavez. L’amicizia con Chavez non è altrettanto documentata come quella con Castro, ma i rapporti erano talmente buoni che nel 2010 il comandante gli fece una sorpresa presentandosi senza preavviso durante una conferenza stampa.
“Arriverà il giorno in cui batteremo Argentina e Brasile”, disse Chavez nell’occasione, ricordando come il Venezuela era per tradizione considerato un avversario facile tanto che le altre Nazionali chiedevano di giocarci contro per fare bella figura. Dopo la morte di Chavez nel 2013, Maradona ha visitato la sua tomba insieme a Nicolas Maduro: “Hugo mi ha lasciato una grande amicizia e una visione politica incredibilmente saggia. Ci ha dimostrato che non dobbiamo essere schiavi degli Stati Uniti e che possiamo farcela da soli”. Nel dopo Chavez, Maradona ha continuato a sostenere le politiche di Maduro in maniera incondizionata.